Thriller di discreta fattura per Tim Hunter, che ha dalla sua parte un soggetto piuttosto originale (per un genere che, soprattutto in America, ricalca se stesso riciclandosi all'infinito) e una sceneggiatura con qualche ritratto indovinato (quello dell'omicida in primis). Non c'è nulla da scoprire - il colpevole si rivela fin da subito - ma è sull'imprevedibilità delle sue mosse che Hunter costruisce il film, oltre che (e mal gliene incoglie) sulla figura dello scultore protagonista. Purtroppo Rick Rossovich non riesce a dare spessore al suo personaggio, annullando completamente l'aura di caratteristico "misticismo" di cui necessiterebbe l'artista che interpreta. Troppo muscoloso, con l'aria un...Leggi tutto po' ebete e lo sguardo da camionista, per apparire credibile; mentre invece riesce bene la caratterizzazione dell'assassino che, anche se un po' stereotipata, è se non altro verosimile. Ma nel complesso è l'intero cast il punto debole del film, assieme a una fotografia piatta e incolore degna dei peggiori B-movies all'americana. Hunter studia invece bene le scenografie mortuarie del finale, trovando però il miglior momento di vena nell'omicidio dell'ex manager di Jonathan Dunbar (lo scultore): la testa avvolta in un sacchetto di plastica, viene soffocato da Eric (l'assassino) in modo crudele: più volte vediamo il suo respiro gonfiare la parte del sacchetto premuta sulla bocca fino alla perdita dei sensi. Ma è l'unica scena un po' forte (assieme a una tenagliata a un orecchio) di un film debole, che non riesce a sollevarsi nemmeno nello spettacolare finale (con l'immancabile volo dal dirupo). Si intuiscono le buone intenzioni del regista, ma sono troppi i difetti che trasformano il film in un B-movie di scarso interesse.