Paul Alfiero è un 36enne bamboccione e scapolo, alle donne non ci pensa minimamente e vive solo del suo fanatismo patologico per la squadra dei New York Giants. Paul è l'alienazione incarnata. Ha tutte le sembianze del british-indie a basso costo questa crime-comedy made in USA, che riproduce paradossalmente le derive delle ossessioni sportive maniacali e di ogni culto idolatrico per i finti eroi massmediatici. Al suo primo film Siegel agisce in contropiede e al momento della verità, più che accelerare sulla strada nera della tragedia, curva sardonicamente nello sberleffo stemperante e sarcastico.
MEMORABILE: Le superbocce della "pneumatica" Serafina Fiore; L'epilogo a sorpresa.
Film non sullo sport (non si vede giocare una palla) ma sulla passione sportiva vissuta in modo totalizzante. Ultratrentenne vive ancora con mamma, ha un lavoro mediocre ed un solo amico al mondo, sfigato come lui: è infelice? No, perchè ha una appunto una passione, quella per la sua squadra. Quanto viene menato di brutto proprio dal suo campione preferito, la sua reazione sarà ben diversa da quella che tutti si attendono. Ritratto di un bambinone fanatico, patetico e a rischio di sbrocco, cui però il regista regala, a sorpresa, un finale beffardo ed in fondo anche affettuoso.
MEMORABILE: Nel finale, il volto che si illumina leggendo il prossimo calendario delle partite: per fortuna, c'è sempre un nuovo campionato l'anno che verrà...
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Alcuni punti in comune col precedente e più noto The Fan-Il Mito, anche se qui la psicosi dissociativa da tifo sportivo esasperato non ha i riflessi thriller e seriosi del film di Scott jr ma assume le nuance sempre più dense dell'apologo esemplare a sfondo grottesco.
Qualche ultras integralista potrebbe arrivare anche a ravvedersi sul proprio stile di vita, davanti agli sviluppi stranianti ed assurdi di una vicenda del genere...