"Son stato buono tutto l'anno in città, ma al mare faccio quello che mi pare...", canta Fabrizio Ferretti, palesando una sorta di schizofrenia stile Jekill-Hyde che evidentemente affliggeva i giovanotti anni '60: nota di costume che oggi ci sorprende, ed è uno dei pochi elementi d'interesse del film, assieme alla trasformazione della bonaria Ave Ninchi in aspirante avvelenatrice, allo scopo di intascare un'eredità vincolata al pronostico del vincitore di un concorso canoro. Le canzoni... non avendo l'età per rimpiangerle, ci rallegrano, ma non ci entusiasmano. Reperto di un'Italia canterina...
MEMORABILE: La Vanoni che si esibisce in "Tu sì 'na cosa grande". Il grande caratterista Umberto D'Orsi nella scena con Carlo Delle Piane.
Esilissimo musicarello, cinematograficamente nullo, ma la cui disarmante ingenuità ispira una benevolente tenerezza. La trama, praticamente inesistente, è soltanto un pretesto per mostarci vecchie e nuove (per quel periodo) glorie canore in azione, fra cui un imberbe Gianni Morandi, nonchè l'immancabile parata di aitanti giovanotti e ragazze in bikini che ballano sulla spiaggia. Fa un certo effetto pensare che quei lontani adolescenti oggi hanno almeno 65 anni. Grandi Dapporto, la Luce, la Ninchi e D'Orsi, deliziosa la giovane Alicia Brandet.
MEMORABILE: La Brandet che esce in costume dalla cabina, completamente trasformata.
Incomprensibile se non per fare ulteriore metraggio (il film dura comunque appena 79 minuti) averci inserito diverse (per i miei gusti inascoltabili) intere canzoni degli anni 50 che c'entrano come i cavoli a merenda (da andare avanti con il fast forward senza se e senza ma). Molto male il doppiaggio, ma non è da meno il montaggio. Da salvare Alicia Brandet e alcuni grandi caratteristi che qualche piccola risata la offrono
Un'eredità viene contesa attraverso un concorso musicale. La sfilacciata trama è un mero pretesto per far esibire il maggior numero di artisti possibile, che a turno propongono canzonette allora in voga e dilettevoli sketch. Marcello Giannini mette in piedi un carrozzone di vecchie e nuove glorie per un pot-pourri che cerca di assecondare un po' tutti i gusti ma con l'aria di un assortimento che strizza l'occhio più agli Anni '50 che ai '60. Tolti gli altisonanti nomi, che peraltro si alternano freneticamente, c'è poco da dire.
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