Gli amanti della città sepolta - Film (1949)

Walsh ripropone in chiave western uno dei suoi più acclamati capolavori: Una pallottola per Roy. Sullo script nulla da eccepire tanto è preciso nella sua progressione melò che mescola sapientemente azione e dramma. Gli stessi protagonisti non sfigurano davanti ad una delle coppie più pietosamente maledette restituiteci dallo schermo (Bogey-Lupino): McCrea è sempre bravo, la Mayo sfodera una inedita sensualità e poi c'è la splendida infingarda bionda Malone. Il destino incombe come le montagne del Colorado: può funger da pungolo per rivedere High Sierra.

Ho visionato la versione colorizzata. Non male la tecnica, con l'inserimento di nuovi cieli. Colorado è il territorio, ma è anche il nome di una delle due donne (Mayo) protagoniste, antagonista di una Julie (Malone) che sembrava la favorita per un Wes McQueen in cerca di riscatto. La storia forse non brilla per originalità, ma è sceneggiata perfettamente, con un'ottima regia e altrettanto ottimi interpreti. Se nelle linee generali la distinzione tra male e bene è netta, sottotraccia giudicare diventa più difficile, punto di forza del film.

Autoremake di Walsh che ripropone una Pallottola per Roy in versione western, sostituendo il volto ombroso di Bogey con quello aperto di Joel McCrea in un ruolo, per lui inusuale, di bandito, per quanto dotato di un proprio codice morale e desideroso di cambiare vita. La storia è quella, piuttosto tradizionale, di una rapina al treno complicata da spie e complici doppiogiochisti, ma passa in secondo piano rispetto al coté sentimentale: McCrea fa il filo alla donna sbagliata, senza accorgersi di quella che ha accanto, ovvero Mayo sensuale e appassionata. Gran finale nel segno di amore e morte.