Quando la notte - Film (2011)

E c'è chi lo ha definito thriller. In realtà dopo una partenza lentissima (per circa quaranta minuti non succede quasi nulla) il film sembra poi finalmente partire ma è una falsa partenza. Seguono, infatti, altri cinquanta minuti di scarsa presa ed interesse finchè non si arriva ai venti minuti finali che rasentano il ridicolo e fanno capire come mai tanti mugugni a Venezia. Non particolarmente brillanti le prove della Pandolfi e di Timi. Stando così le cose è normale che l'abiocco potrebbe arrivare ben prima di quando la notte cala.

Le difficoltà nell'essere madri, una fuga che lascia strascichi importanti e un figlio che ti toglie il fiato per la tua ingestibilità materna. Narrazione rarefatta, inizialmente, poi le montagne del Cusio Ossola emergono preponderanti insieme a un intenso Timi e a un buon lavoro di gruppo che crea un quid iniziale per poi arrivare alla soluzione. Il post finale appare poco piacevole ma liberatorio delle scorie. Interessante.

Forse nelle intenzioni della regista un thriller esistenziale, un'indagine sulle difficoltà della maternità. Di certo un risultato non soddisfacente. Una vicenda poco interessante e un'evidente mancanza di ritmo, che comporta una rapida perdita di interesse da parte dello spettatore. Prova degli attori non esaltante.

Fa rabbrividire il solo pensiero che questo film sia stato in concorso a Venezia 2011 gareggiando contro Faust, Killer Joe e Carnage (solo per citarne alcuni). Storiella evanescente che tratta con semplici metafore il tema dell'abbandono e della riconciliazione. Non ci viene in aiuto il ritmo dilatatissimo e la mediocre prova del duo protagonista. Regia banale e svogliata, che non crea scene madri degne di nota. Da salvare? La bella ambientazione alpina, l'unica cosa in cui l'uomo non può metter mano.

Storia che colpisce per alcuni suoi tratti di crudezza, andando a toccare alcuni tabù come quello dell'amore della madre per un figlio che può anche tramutarsi in odio. Meno forte il racconto che unisce i due protagonisti, che diventano segretamente amanti per una vita intera: il perché si instauri questo legame non convince pienamente. Bellissima l'ambientazione alpina, buone le interpretazioni di un burbero Filippo Timi e di una madre sull'orlo di una crisi di nervi da parte della Pandolfi.

Sulle affinità con il fatto di Cogne la Comencini dice: "Non ci avevo pensato, forse ha agito a livello inconscio". Mah! A parte questo parallelo evidentissimo, il film ha il merito di affrontare un tema importante e universale. La realizzazione cinematografica però non è all'altezza. Forse la Comencini ha voluto dapprima trasmettere allo spettatore tutta la nevrosi materna e in un qualche modo c'è riuscita; poi la svolta sentimentale e la riabilitazione del personaggio, per concludere con l'evidenza di due mondi diversi. Confuso.