Due mostri sacri del cinema (De Filippo e Fabrizi) condividono insieme ad altri due amici una strepitosa vincita alla lotteria. Ma non sarà la panacea per le loro frustrazioni. Grande come sempre Eduardo, che con la naturalezza dell’espressione trasforma la scena in un teatro dialettale, assieme a una Titina nata per recitare. Buona sceneggiatura scritta a più mani (compresa la coppia Monicelli/Steno) con un finale da non perdere che, finalmente, svela l'arcano titolo!
Un film riuscitissimo, con un intreccio corale che si snoda in quattro episodi, uno per protagonista: Eduardo è il migliore, bravissimo nel passare da commedia a dramma e esilarante nelle sue storpiature lessicali; Fabrizi ha l'episodio più divertente, ricco di equivoci, mentre Titina sfoggia un'arte per nulla inferiore ai suoi colleghi maschi. Un po' meno riuscito il finale con Chiari, con bugie e gelosie un po' banali. Finale corale simpatico per un film notevole, leggero e al tempo stesso non superficiale.
Altro ciclo dei vinti ai quali capita la (s)fortuna di vincere un'auto di lusso che a causa del loro status sociale non possono permettersi di tenere, ma che tuttavia vogliono provare l'ebbrezza di guidare. Da ciò nascono 4 episodi di diversa fattura. Spassoso quello di Fabrizi grazie alla sua verve comica e umana, buono quello di Titina De Filippo nonostante la sua sia l'apparizione più breve, straordinario e commovente Eduardo De Filippo al quale il cinema va troppo stretto. Discreto quello di Walter Chiari dall'andamento fiabesco e prevedibile.
MEMORABILE: La supponenza e diffidenza con la quale il concessionario tratta i quattro protagonisti; La pazienza di Fabrizi con un Foà esagitato; Il quinto povero.
Gustosa avventura di cinque persone che, con la scusa di un'automobile, cercheranno di appianare problemi e vecchi rancori; la ciambella non sempre avrà il buco. Mattoli firma una regia molto agile lasciando spazzio al vetturino Fabrizi, al muratore Eduardo, all'attrice Titina e al giovane innamorato Chiari. Ne esce un mix ben riuscito che fa un po' rimpiangere quegli anni. Particina come maggiordomo per Vianello.
Basterebbe la scena con i due fratelli De Filippo al tavolo con l'Aldo nazionale per giustificare la visione: fatta di niente eppure così viva di bonomia e umanità. E tali sono gli episodi maggiori: quelli di Eduardo (riconciliato col suo antico nemico) e Fabrizi (con le sue goffaggini e le premure per la cavalla). Un po' in ombra Chiari. Un cinema, forse, più ricco di nostalgia per un'Italia perduta (i paesaggi, le auto, i palazzi, gli attori) che di veri contenuti artistici. Ma va bene così.
La vincita di una lussuosa automobile da parte di un gruppo di poveracci che sbarcano il lunario dà adito a dei dilettevoli episodi. Mario Mattoli è alle prese con un classico della "pochade": la naturale goffaggine di chi ostenta fasulla ricchezza senza avere lo charme né l'intelligenza per farlo. I segmenti sono affidati alla verve e professionalità dei protagonisti, che regalano quindi allo spettatore, desideroso di uno facile ghigno, un momento di rilassatezza. La pellicola, però, resta limitata a questo compito.
Film semplice e leggero figlio d'un cinema che si allontana lentamente dal Neorealismo per aprire la strada alla grande stagione della commedia all'italiana. La storia, figlia dei tempi, ha valore meramente documentale ed è ormai ampiamente superata. La pellicola vale essenzialmente per lo straordinario cast, che annovera alcuni fra i più prestigiosi volti della comicità nostrana del Secondo Dopoguerra quasi tutti in forma smagliante, i quali riescono a strappare molte di quelle che all'epoca erano risate e oggi nostalgici sorrisi. Fabrizi e i fratelli De Filippo i migliori del cast.
Bel film corale (anche se in vicende separate che lasciano a ogni attore il suo spazio) dello specialista tuttofare Mattoli. Racconta un'Italia che ahinoi non c'è più, forse un po' troppo ottimista (era l'Italia appena uscita dalla Guerra, ricordiamolo) ma proprio per questo vale almeno una visione. Tutti bravi, anche i comprimari, ed è una visione piacevole. Titina ed Eduardo sono toccanti, Fabrizi spassoso come sempre, un po' debole solo Chiari, in questo caso. Bello anche il finale. La De Filippo dimostra quanto era brava e sottovalutata rispetto ai fratelli.
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DiscussioneGuru • 20/09/11 14:04 Servizio caffè - 460 interventi
Come sempre strepitoso Allan! Ma in effetti sulla "cattiva strada" ti porta proprio Eduardo in una scena del film dove afferma di essere originario di Rocca Priora...Bravo Ciao