Fantascientifico, apocalittico, primordiale. Un gruppo di sopravvissute si ritrova su una terra desolata, allo stato semiarcaico, privo di ogni regola di base ascrivente a qualsiasi società tribale. Quello che le donne conoscono è la caccia, la crudeltà, la fame. Girato magnificamente, ricco di quei silenzi che contribuiscono a fare grande il cinema. Una guerra nucleare ha decimato gran parte dell'umanità e loro hanno bisogno di uomini. Notevole il bianco e nero, come pure la regia; finale inquietante. Grande cinema.
Poche giovani nate dopo la catastrofe che ha annientato l’umanità vagano tra i monti, guidate da un’anziana. Pionieristico film postatomico, che racconta la regressione barbara delle persone: le ragazze sono bestie insensibili e le uccisioni degli animali (un serpente, un cane, una mucca) incredibilmente crudeli. Ma mi pare anche un’allegoria del passaggio generazionale-epocale alla nuova in-civiltà, che tocca punte di amarezza sconfinate fino a un finale di desolante pessimismo. Narrativamente lento, visivamente raffinato, sempre implacabile.
Gli anni degli alberi quale mappale dei cerchi concentrici dell’onda d’urto. I sopravvissuti come post-scrittum ginecocratico e ferale ritorno al matriarcale. L’erratica recherche du monde perdu. In un bianco e nero che è da solo metafora di un mondo del color della cenere e del carbone, si dà un post-atomico dove (per la prima e ultima volta nella storia del dopobomba-movie) trova spazio l’ultimo avamposto di un paradiso quasi ritrovato, di un moto di speranza oltre le colonne d’Ercole, di una nostalgia museale salvifica. Ma l’uomo nulla apprende dai suoi peggiori errori, e anzi li perfeziona per riconoscer se stesso, e votarsi all’estinzione.
A seguito di un disastro nucleare la terra è quasi spopolata: si seguono le peregrinazioni di un gruppo di ragazze guidate da un'anziana donna. La storia è certamente risaputa, ma visti i tempi poi neanche tanto. Peccato che lo spettatore moderno, abituato a storie di questo tipo, non si stupisca più di tanto dinanzi a quello che succede ed agli sviluppi della storia. Il film è comunque ben fatto ma non riesce ad avvincere e ad intrigare come avrebbe potuto. Anche il finale, abbastanza aperto, non è nulla di particolarmente originale. Solo per appassionati.
Grande fotografia, ottimo bianco e nero, suggestive location. La splendida argentatura nasconde, tuttavia, un contenuto meno scintillante del previsto. La metafora si fa sfuggente mano a mano che la vicenda delle sopravvissute prosegue: un nuovo matriarcato? Un'umanità in regressione? Il tono è logicamente pessimistico, ma questo sentimento risulta abbastanza compiaciuto e mai si libera in una interpretazione univoca e universale. Siamo alla presenza di un impressionismo post apocalittico che si richiude su sé stesso, bello da vedere quanto concettualmente inconcludente.
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Ero incerto sul genere. Poi ho guardato il genere assegnato a The road, che più o meno riguarda una storia analoga (gente nomade dopo la catastrofe atomica), e ho visto che è stato indicato come genere "drammatico" anziché "fantascienza", quindi ho deciso di definire "drammatico" pure questo. In effetti, non c'è nulla di propriamente fantascientifico se non le premesse...
Nel 1969 l’esercito cecoslovacco decise di mettere al rogo Fine Agosto All’Hotel Ozon, ma fortunatamente una telefonata anonima allertò qualche ora prima Schmidt permettendogli di salvare una copia del film.
Fonte: da un articolo targato Francesco Cortonesi.
Non sono molto d'accordo, la fantascienza non è solo quella delle astronavi, ma anche quella primordiale, tipo I sopravvissuti.
Tutta l'ambientazione del film ci parla di una regressione al passato, conseguenza di un futuro che non c'è più e che è stato la causa del passaggio ad un "presente" arcaico e appunto primordiale.
Il ragionamento che fai è giusto, e infatti ho detto subito che ero incerto sul genere. D'altra parte io mi sono basato su un film analogo (anzi molto più "fantascientifico" di questo), cioè "The road", e visto che che quel film era segnato come "drammatico", a maggior ragione questo va messo come "drammatico". Se poi si cambia questo (cosa che non mi vede contrario in linea di principio), allora bisogna a maggio rragione cambiare anche quello.
la versione da me vista ieri era originale con sottotitoli inglesi. non mi risulta sia mai stata realizzata un'edizione italiana con questo titolo, che mi sembra quello giornalistico da festival (oltretutto sarebbe Ozone, non Ozon). chi mi dirime la questione e toglie il dubbio??
Pigro ebbe a dire: Il ragionamento che fai è giusto, e infatti ho detto subito che ero incerto sul genere. D'altra parte io mi sono basato su un film analogo (anzi molto più "fantascientifico" di questo), cioè "The road", e visto che che quel film era segnato come "drammatico", a maggior ragione questo va messo come "drammatico". Se poi si cambia questo (cosa che non mi vede contrario in linea di principio), allora bisogna a maggio rragione cambiare anche quello.
e non solo: anche tutta la cordata dei seri dayfter-movies come threads o testament, che pur ipotetici e dunque in un certo qual modo fantascientifici restano micidialmente drammaticissimi.
Schramm ebbe a dire: la versione da me vista ieri era originale con sottotitoli inglesi. non mi risulta sia mai stata realizzata un'edizione italiana con questo titolo, che mi sembra quello giornalistico da festival (oltretutto sarebbe Ozone, non Ozon). chi mi dirime la questione e toglie il dubbio?? Anch'io l'ho visto in inglese...
Schramm ebbe a dire: la versione da me vista ieri era originale con sottotitoli inglesi. non mi risulta sia mai stata realizzata un'edizione italiana con questo titolo, che mi sembra quello giornalistico da festival (oltretutto sarebbe Ozone, non Ozon). chi mi dirime la questione e toglie il dubbio??
Mi sembra di ricordare che l'ho visto anch'io nella versione inglese.
ok facendo un giretto ho risolto il mistero: è stato editato in dvd dalla no shame nel 2010, senza doppiaggio italiano, all'interno del secondo cofanetto antologico stelle rosse