Siamo a fine Settanta, quando in Inghilterra il punk sta velocemente convertendosi in New wave. All'interno di una scena musicale giovanile in grande fermento s'inserisce la storia di Danny (Daniels), che ambisce a diventare un promoter e che entra in contatto con una ragazza, Kate (O'Connor), per lanciarla come nuova interprete post-punk (la voce è un po' quella di Cindy Lauper, la musica un punk tecnologizzato). Con un bel talento dalla loro parte (la O'Connor ha davvero scritto e cantato tutti i suoi pezzi), Kate e i Breaking Glass cominciano a diventare, da piccolo fenomeno locale, un act importante. Lei si trucca, associa ai brani un impatto scenico non indifferente e un carattere indipendente...Leggi tutto quanto malinconico. La musica è tutto e Brian Gibson, da dietro la macchina da presa, riesce bene nel descrivere sia il dietro le quinte di una giovane band che gli show, lavorando moltissimo sul montaggio e creando una sorta di musical/drama di qualità. La storia e i dialoghi sono spesso frammentati, si interrompono per poi non sempre riprendere, il volto di Kate che canta si sovrappone alle immagini seguendo una struttura narrativa insolita e ragionata. Quello che si vede, che si ascolta è più importante di ciò che viene raccontato e che in sé poco di originale ha; se non il fatto di cominciare negli anni in cui il film è stato girato per proiettarsi poi nell'immediato futuro (mentre solitamente, in questi casi, si parte regolarmente dal passato per agganciarsi al presente). Centrate alcune scene, come quando durante un inatteso black out i Breaking Glass suonano “unplugged” e senza microfono riuscendo ugualmente a coinvolgere il pubblico. O quando durante un concerto gratuito il gruppo viene attaccato da un'orda neofascista e qualcuno muore... Ma su tutto - e inevitabilmente, visto il numero di brani presenti - a svettare è l'interpretazione della carismatica Hazel O'Connor (qui al suo debutto), magnetica al punto giusto, truccata in mille modi diversi non solo durante gli show. Più in ombra il resto del gruppo, col solo Phil Daniels a ritagliarsi un ruolo importante che lo porterà - come quasi sempre capita nel music business – ad entrare in conflitto con i produttori e persino con la sua “scoperta”, con la quale aveva condiviso momenti di amore e tenerezza. Fotografato splendidamente (soprattutto di notte), un film sincero e puntellato da brani di sorprendente qualità (a patto che piaccia il genere proposto, naturalmente).
Musical ma di genere drammatico, ambientato al giorno d'oggi che mostra i retroscena del mondo spesso tragico e violento della musica rock. Danny è un manager di artisti che tenta la scalata ai vertici della scena musicale e l'esordiente Kate è la giovane cantante da lui scoperta. Tutto ruota intorno a questo complesso rock e alla sua energica cantante il cui talento e la cui psiche sono messi a repentaglio dalle macchinazioni dell'ambiente.
Chi lo ha visto?
Non per il genere in sè (che non entra nelle mie corde) ma per il "valore" del film e del suo compianto regista
Fu proprio Breaking glass (insieme alla visione del musical/fantasy Kilroy Was Here) a far decidere a Michael Grais e a Mark Victor di far dirigere Poltergeist 2 a Brian Gibson (sequel che amo quanto il primo)