L'omicidio nella mente - Film (1997)

Singolare thriller quasi interamente basato sulle sedute di ipnosi regressiva di Caroline Walker (Parker), bella signora trovata con le mani lorde di sangue vicino al corpo del marito barbaramente ucciso, priva di memoria e del tutto sotto shock. Tutto sembra indicare lei come l'autrice del delitto, ma la polizia decide di sottoporla alle cure del dottor Ellis (Hawthorne), ipnotista che in pochi attimi la fa sedere sulla sedia del suo studio, gli mette in mano un Fossil con mille lancette che sembrano andare a rovescio e in un attimo la spedisce in una dimensione onirica nella quale la donna non sembra proprio ritrovarsi. Fidanzata con un pittore di grande successo (Smits) ma in apparenza piuttosto...Leggi tutto intrattabile, nei “sogni” Caroline annuncia di essere incinta facendolo andare su tutte le furie, convinto com'è che lei si sia fatta ingravidare solo per poterlo sposare. Il rapporto tra i due nei ricordi è tesissimo, ma perché allora la donna dice che qualcosa non funziona nell'ipnosi, che suo marito non era affatto come le visioni vissute attraverso l'ipnosi suggeriscono? C'è bisogno di moltiplicare le sedute, anche perché il processo incombe e le tesi dell'accusa sono molto circostanziate. Mary Louise Parker, sempre in completi attillati e abiti che ne mettono in risalto le eleganti forme, percorre il film con una costante aria trasognata che la fa sembrare spesso assente, in uno stato di semitrance che prosegue anche dopo le sedute. Hawthorne completa il terzetto di protagonisti con un personaggio che indubbiamente mostra il carisma necessario a proseguire un film - tratto da un lavoro teatrale - le cui riprese sono prevalentemente in interni e che basa la sua dinamicità sui dialoghi e le domande insinuanti del dottore. Anche perché sceneografie e fotografia non paiono delle migliori e restituiscono un certo senso di povertà che sconfina talvolta nella sciatteria. Tutto in realtà è costruito in funzione della rivelazione finale, che effettivamente spiazza abbastanza e rivela un piano diabolico forse non del tutto credibile ma di un certo fascino. Peccato che diventi l'unico vero motivo per vedere un thriller scialbo, che non fornisce indizi utili a poter degnamente interpretare nella giusta chiave i “flashback” e che non ha il pregio della chiarezza. In pù punti l'onirismo dell'operazione inficia la corretta esposizione della vicenda, che qua e là piazza piccoli cambiamenti di direzione non sempre convincenti. Ai protagonisti si aggiunge poi una figura esterna che sembra c'entrare come i cavoli a merenda (il tuttofare di casa interpretato da Gailard Sartain) e che invece si rivelerà trovare la sua corretta collocazione in una storia triangolare altrimenti un po' troppo rigida. Fino a che punto sono autentici i ricordi che Caroline ribadisce essere alterati? La matrice teatrale è evidente, ma in questi casi un plot un po' più articolato e vario non avrebbe guastato...

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