Splendido melodramma che all'epoca fece scandalo per il resoconto senza filtri di una relazione extraconiugale nell'America puritana e bacchettona. Grande pathos e struggente senso del reale per un film lungamente sottovalutato che riesce ancora oggi a parlare dell'ipocrisia sociale con grande forza drammatica. Forse il miglior film di Quine, che qui dirige la sua compagna Kim Novak in uno dei ruoli più belli e intensi della sua carriera e un Douglas davvero impeccabile. Straordinario il lavoro sul colore.
MEMORABILE: La confessione della violenza sessuale di Maggie e il finale struggente.
Una storia di infedeltà, dove l'amore prenderà il sopravvento, è il tramite per fotografare l'America fine anni cinquanta, il suo sogno, le sue ipocrisie, ma anche un'umanità che si trova disorientata di fronte a scelte che infrangono le regole della società cosiddetta moderna, che tenta, invano naturalmente, di controllarne anche i sentimenti. Una buona e discretamente approfondita sceneggiatura mette in campo tutti gli elementi per dare forza al dramma sentimentale, che trova negli interpreti (e non solo in quelli principali) i giusti volti.
Entrambi sposati con prole, ma lui è un architetto ambizioso che non si sente compreso dalla moglie acidina, lei una casalinga inquieta trascurata dal marito poco passionale, donde ippericiò... Confezione impeccabile (fotografia sgargiante, colonna sonora esortativa) e buona prova del cast, ad eccezione di Novak, bellissima ma auto-commiserativa ai confini della lagna Se il risultato non va oltre il fotoromanzo per signore con tormenti di routine, la colpa è di una sceneggiatura banale che l'onesto Quine dirige diligentemente ma senza l'estro che avrebbe potuto elevarla alla Sirk-potenza.
MEMORABILE: Novak racconta di quella volta che un camionista.... (ma dai, a chi vuol darla a bere?); Matthau ci prova con la moglie dell'amico
Architetto di successo vive una relazione clandestina. Sceneggiatura classica con tradimento matrimoniale tra approccio, emozione di coppia e drastica decisione. Sia i momenti romantici che quelli turbolenti sono vissuti con la giusta dose d'enfasi (come il finale). Ben delineati i personaggi con Douglas nei panni del professionista riflessivo, la Novak cui tocca il ruolo della tiramolla e Matthau notevole come cinico profittatore. Lievi ammiccamenti sessuali che si risolvono al massimo in un paio di schiene nude.
MEMORABILE: La frase "Ti amo" sul foglio poi gettato; Matthau che ci prova con la moglie di Douglas; La visita alla casa finita.
Il classico triangolo onnipresente: lui, lei, l’altra. Lui è un architetto in cerca di conferme professionali, l’altra una donna insoddisfatta sessualmente, bellissima. Una trama qualunque, scontata, per un film in cui solo Carol Douglas sembra mettercela tutta per essere credibile, mentre la lussureggiante Kim Novak ripete cento volte se stessa, nel suo ruolo di femmina carnivora spesso in preda ai ripensamenti.
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