Prima del JFK di Stone ci fu questo film che espose la teoria del complotto mortale ordito alle spalle di Kennedy. La soggettiva proposta è unicamente quella dei cospiratori, seguiti continuamente nel loro certosino lavoro di preparazione all'attentato. Ed è questo fare scrupoloso che attrae, perché certo non c'è azione o suspense ed anzi, l'attenzione è rivolta esclusivamente all'intento (quasi didattico) di ricreare la maggiore verosimiglianza risepetto ai fatti accaduti.
Thriller girato in maniera asciutta, scabra, quasi rozza e costruito sulla madre di tutte le cospirazioni del XX secolo: l'assassinio di Kennedy. Non è un film che appassiona; anzi, tende a incupire lo spettatore che godrà pure di una poca gradita full-immersion in quel grande dramma del 1963 con immagini d'archivio. Nessun vero protagonista se non la Storia stessa, ma con grandi attori intenti a tessere una tela di ragno di natura perversa come quella che sostiene un omicidio, indipendentemente da chi è la vittima.
Una ricostruzione dell'assassinio Kennedy scabra e razionale, non inquinata da elementi spettacolari o impennate divistiche. Lo spettatore è in grado di seguire il complotto passo passo - un complotto ordito da menti lineari, sobrie e decise a passare all'azione esecutiva solo per ragioni pragmatiche. Interessanti gli accenni ad argomenti che oggi sono merce comune nella controinformazione. Perfetti Ryan e Lancaster.
Meritorio aver contestato la versione ufficiale sull'omicidio Kennedy soltanto dieci anni dopo gli spari di Dallas. La ricostruzione del complotto è fin troppo asettica e verbosa, la messa in scena abbastanza anonima, tanto che a scuotere le coscienze sono soprattutto i filmati di repertorio e lo scorrere dei titoli di coda con l'elenco dei testimoni "misteriosamente" deceduti. Sceneggiato da Dalton Trumbo e interpretato ottimamente da due icone progressiste come Lancaster e Ryan.
David Miller HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàRufus68 • 4/08/16 01:13 Contatti col mondo - 218 interventi
In una scena fra Burt Lancaster e Robert Ryan (63' circa), dopo che i due cospiratori hanno messo a punto gli ultimi dettagli, il personaggio di Ryan esclama con mestizia, come riflettendo sull'enormità della propria azione:
"Niente che possiamo chiamare davvero nostro se non la morte
quella zolla sterile che serve da riparo e da unguento alle nostre spoglie
sediamoci tutti sul suolo benedetto
e narriamo tristi storie della morte del re"
È una citazione quasi esatta dal Riccardo II di Shakespeare (atto III, scena 2). Il monologo del re:
"And nothing can we call our own but Death
and that small model of the barren earth
whIch serves as paste to cover our bones.
For heaven's sake, let us sit upon the ground
and tell sad stories of the death of kings"