L'ultimo film del grande Anthony Mann non batte i consolidati sentieri del cinema western né quelli altrettanto familiari del cinema noir, ma s'avventura per il periglioso (e poco consono) terreno del cinema spionistico. Il ritmo è insostenibile e nonostante una sceneggiatura robusta e dignitosa, si fatica a seguire gli accadimenti. Le ambientazioni, monocorde e gelide, sono quelle di Londra e della Berlino del muro. Mann morì durante le riprese e il film fu ultimato da Laurence Harvey.
Ah, la solitudine degli agenti segreti (specie se doppiogiochisti)! Ah, la nostalgia della natia Russia per il finto-dandy Eberlin! Ah, lo spleen delle albe londinesi sui docks, specie se c'è il rischio di un'imboscata! Ah, il dolore di non poter rivelare la tua identità alla ragazza amata (specie se si tratta di una meravigliosa Mia Farrow)! Ah, che noia di film! Il tentativo di conferire spessore umano al protagonista lo rende troppo romantico, gli snodi dello script sono forzati, il ritmo non vivace. Resta una bella Londra, quasi gemella del molto migliore, semi-coevo Arabesque. E' poco...
MEMORABILE: "Il paradiso deve avere delle porte, altrimenti ci entrerebbero anche i cani": detto da un funzionario della Germania Est!
L'agente doppio russo Eberlin non crede più alla causa e ha nostalgia di casa. Vive fin da ragazzino come un inglese e si è infiltrato nell'MI5. Quando viene incaricato di dare la caccia a se stesso, la sua già precaria vita si incrina. Spy story esistenzialista di Mann, al suo ultimo film. La verità non esiste, la dimensione morale dei combattenti della guerra fredda sta solo nel ruolo da rivestire, ognuno è, egualmente, il buono e il cattivo. Nonostante il buon cast e la cura formale (che cita Blow up), il tutto è però poco interessante e datato.
MEMORABILE: Curioso vedere la Berlino dell'epoca del Muro.
L'ultimo film di Mann (solo parzialmente) è uno spionistico secco e scabro (per intenderci: senza le guasconerie bondiane ed i gadgets annessi) che manca però di mordente. La storia a base di tradimenti e colpi di scena è risaputa ed anche il finale pessimistico non è certo una novità per questo tipo di pellicole. Manca la zampata del vecchio leone ma chi ama questo genere di spionistico lo può vedere.
Eberlin e Gatiss, agenti del servizio segreto inglese, ricevono l'incarico di eliminare Krasnevin, un pericoloso agente del KGB, ma Eberlin e Krasnevin sono la stessa persona e questo complica molto la faccenda... Una storia non originale ma intrigante quanto basta, un regista esperto, un protagonista fascinoso ed elegante, presenze di pregio nel cast di contorno (Courtenay e Andrews in particolare) tutti elementi promettenti ma il film, pur dignitoso, non riesce ad emergere dalla routine spionistica guerrafreddaia, risultando meno appassionante del previsto, a tratti farraginoso.
L’ultima regia di Mann rappresenta anche la sua unica incursione nel genere spionistico, approcciato con una freddezza e una disillusione in cui non c’è spazio per il glamour bondiano e i russi non sono poi tanto peggiori dei loro avversari occidentali. Le ambientazioni della guerra fredda sono sempre piacevoli, l’idea di fondo sufficientemente intrigante, ma a Harvey manca il carisma per reggere il ruolo. Bravi invece gli altri attori, in particolare una Farrow che emana grazia da ogni poro, ma sulla cui utilità ai fini dell’intreccio si potrebbe discutere. Musiche di Quincy Jones.
Mia Farrow HA RECITATO ANCHE IN...
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DiscussioneDaniela • 16/10/20 11:14 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Soggetto dal romanzo omonimo di Derek Marlowe pubblicato nel 1966. Anthony Mann morì d'infarto a 61 anni prima di terminare le riprese, completate dal protagonista Laurence Harvey, che aveva già esperienza in materia avendo diretto un film nel 1963 (Cerimonia infernale).