Il mio corpo ti appartiene - Film (1950)

L’esordio di Brando avviene su un letto d’ospedale e su una sedia a rotelle, ma queste limitazioni fisiche pongono in ulteriore risalto le sue immense doti espressive, che in un susseguirsi di sguardi, mimiche ed accessi di rabbia, orgoglio e mascolinità esprimono appieno e senza indulgenze o facili retoriche il dramma del mutilato di guerra e il suo difficile reinserimento nella vita sociale, affettiva e persino sessuale. Interessante anche la prima parte, semi-documentaristica, con i pepati scambi di battute tra l’esemplare medico Sloane e i suoi inquieti assistiti. Produce Stanley Kramer.

Splendido film che segna l'esordio di un giovanissimo e bravissimo Marlon Brando nei panni di un paraplegico. Un dramma delicato e mai portato all'esasperazione e al compianto per la sorte dei protagonisti, ma che piuttosto fa pensare e tratta il tema con incredibile freschezza e anche modernità (il medico razionale ma anche umano, interpretato da Sloane). La colonna sonora di "sviolinate" svilisce un po' il tutto, ma il film è invecchiato molto bene e sicuramente sia la regia sia l'eccellente interpretazione di Brando ne sono complici.

La guerra è finita da qualche anno e l'America (o i produttori di questo film) hanno pensato che i problemi dei reduci feriti e rimasti paralizzati nella parte inferiore del corpo meritavano un film. Argomento non facile e che presta il fianco a sbandate nel pietismo o nella facile retorica. Vengono analizzati tutti (o quasi) gli aspetti fisiologici e psicologici che tale situazione fa sorgere e non solo nei colpiti ma anche in chi sta loro vicino per aiutarli o sfruttarli. La sceneggiatura se la cava e le interpretazioni sono buone.

Negli anni immediatamente successivi alla  guerra Hollywood dedicò ai problemi dei reduci un certo numero di pellicole, alcune delle quali di spessore come questa, ricordata soprattutto per l'esordio sul grande schermo di Brando che si dimostra attore già scaltrito e, pur immobilizzato su una sedia a rotelle, riesce a trasmettere la sua notevole carica di sensualità perturbante. L'invalidità è affrontata in maniera piuttosto schietta ed anche coraggiosa per l'epoca, anche se Zinnemann finisce per pagare pedaggio alle convenzioni con un epilogo un poco troppo conciliante. 

Uno dei pochissimi film sui disabili diretto da uno dei migliori regista di Hollywood e straordinario esordio di Marlon Brando. Un ragazzo, ex atleta di baseball, si ritrova invalido dopo essere stato gravemente ferito in guerra. La rabbia e l'introversione del personaggio sono resi con grande efficacia da Brando. La sua fidanzata Ellen, la tenera Teresa Wright, e un risoluto medico, che ha perduto la moglie in un incidente, tenteranno di fargli apprezzare la vita nonostante la disabilità. Bella fotografia in bianco e nero. Da non perdere.

A causa di una pallottola sbagliata un giovane finisce su una sedia a rotelle, fra reduci simili di una guerra infame. La riabilitazione non avrà mai fine, se non rischiarata dal sentimento in lui frenato. Marlon Brando dà veridicità a un personaggio schivo e introverso, a lui congeniale, rivelando da subito grande talento e bellezza. Accanto a lui una Teresa Wright che certo non sfigura. Il finale è di quelli che si aspettano con ansia.