Decamerotico anomalo, non privo qua e là di interesse. Nella cornice c'è Marignano (n.c.). La prima novella (ambientata a lungo a Balsorano) è davvero chauceriana: guardabilissima, con una splendida Corrigan, la Di Lazzaro fra le comparse ed una citazione scacchistico-marina sorprendente. La seconda è ribalda, con la Gallotti (non nuova alla cosa...) che parla in modo esplicito della sua zoofilia canina. La terza, anch'essa da Chaucer, dopo un brutto inizio, è la migliore, con un finale dantesco azzeccato. La quarta è la più debole, con Ruffini che ricorda un cavallo di battaglia di Stanlio... *½
La mdp si sofferma sui volti immobili degli attori, disposti in cerchio, accompagnata da una spettrale nenia liturgica dei fratelli De Angelis: incomincia così il decamerotico sui generis dell'inglese John Shadow, che tinge il primo episodio con lievi pennellate magico-fiabesche destinate inaspettatamente ad incupirsi nelle suggestioni orrorifiche della grottesca zooerastia del secondo e del macabro excipit del terzo; più regolare e trascurabile l'ultimo segmento, in linea con la tradizione farsesca delle pellicole consorelle. Fotografia ricercata, dai colori pieni e brillanti.
A lungo erroneamente attribuito a Massaccesi, in realtà opera dell'inglese John Shadow, esce un po' dai binari consueti del genere, anche in virtù dei lugubri epiloghi del secondo e del terzo episodio, con una puntata zoofila che precede di qualche anno La bestia e i suoi epigoni. Diretto con scioltezza e avvantaggiato da un'ottima fotografia, il film evita le ritrite volgarità del decamerotico seriale, pur non lesinando audacie (purtroppo mutilate nell'edizione televisiva) e una buona razione di pregevoli nudi femminili. Notevole la Corrigan.
Insolito, fin dai titoli con il tableau non troppo vivant, e poi per le divagazioni macabro-esoteriche. Anche di buona fattura, ma con un cast largamente inadeguato nè aiutato dal doppiaggio (fastidiosamente fuori luogo lo pseudo-sardo di Congia per Rik Battaglia). Ruoli di rilievo però per Rico Boido e Claudio Ruffini. Tema dei De Angelis più adatto a un film di De Ossorio, a conferma dell'eccentricità di questo strano film di un regista nomen omen.
Firmato da un regista fantasma, inedito in home-video, giunto in tv solo in anni recenti, un decamerotico maledetto: al di là di ogni genere (fiaba, humor nero-grottesco, tragedia sullo homo homini lupus), censura (zoofilia) e logica (che ci fanno Chaucer e Quick nella storia che stanno udendo?). Gli squarci surreali (appare l'inferno dantesco), il finale cavalleresco, la bella fotografia e la nenia ipnotica dei De Angelis suggellano il capolavoro. Il 2001 Odissea nello spazio del filone boccaccesco.
MEMORABILE: La fine del 2° e del 3° racconto; Patrizia Adiutori, una volta tanto in un ruolo da protagonista.
Le storie d'amore del titolo sono essenzialmente storie di sesso, spesso fedifrago, con ampie digressioni nel fetish, per l'epoca abbastanza forti. Anche i dialoghi alternano momenti godibili a cadute nel più becero pecoreccio, tutto rigorosamente in un credibile alternarsi di volgari d'epoca, poco italianizzati. Film a lungo di discussa paternità (si parlò lungamente di Massaccesi) destinato a curiosi e a completisti.
Film dalla discreta confezione, con una buona fotografia e scenografie accettabili. Inizio promettente, anche per la straniante nenia dei De Angelis; poi quattro episodi che, a parte il terzo, sortiscono risultati poco brillanti. Entrando nello specifico, simpatico e squillante ma niente di particolare il primo (**). Non mi è piaciuto il secondo (*). Terzo episodio "horror" davvero non male (quasi ***). Il quarto episodio l'ho trovato noioso (*!). Ho visto di peggio (e di meglio).
Canterburesco ben confezionato, complessivamente mediocre ma innalzato da un curioso terzo episodio che abbandona le canoniche atmosfere sexy-ridanciane in favore di un'insolita odissea boschiva che si addentra in territori metafisici e vagamente horror (preannunciati sin dall'inizio dal sinistro score dei De Angelis). Per il resto un primo episodio corretto ma nulla più, un secondo che fa sfociare nella barzelletta triste la carica morbosa del tema zoofilo e uno conclusivo di rara inutilità. Censuratissimo all'epoca, resta un prodotto anomalo.
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DiscussioneZender • 24/02/11 08:13 Capo scrivano - 47778 interventi
Aggiunto. Occhio che a volte le aggiunte non si vedono immediatamente per una questione di cache. Quindi anche se non vedi la modifica l'ho fatta :)
B. Legnani ebbe a dire nella SEZIONE IN TV/SATELLITE: Lacuna Davinottica. Secondo Giusti (Stracult) era "invisibile da anni". Che sia la prima tv? Imperdibile, ovviamente, almeno per Legnani e per Dusso.
E per il sottoscritto no?
Film per anni attribuito erroneamente al buon D'Amato, in realtà opera del misterioso marito di Ewa Aulin...
Sulle Tv in chiaro non è mai passato e non esiste in Home Video.
Una vera rarità, dunque.
DiscussioneZender • 28/02/11 11:11 Capo scrivano - 47778 interventi
Vediamo chi sarà il benemerito dei tre che si aggiudicherà l'onoreficenza ("un benemerito è per sempre", come recita il nostro slogan in onda sulle reti Rai in prime time, e fa riferimento al fatto che una volta aggiudicatosi il titolo di benemerito inserito col primo comento, tale titolo non potrà più essere sottratto da nulla e nessuno).
Zender ebbe a dire: Aggiunto. Occhio che a volte le aggiunte non si vedono immediatamente per una questione di cache. Quindi anche se non vedi la modifica l'ho fatta :)
La versione Mediaset (Rete 4) ha una durata di circa 81 minuti e 30 secondi.
A mio parere presenta vistosi e fastidiosissimi tagli.
Si, sono piuttosto evidenti e anche la durata è anomale. Peccato perchè le sforbiciate sono tutte in scene interessanti, tipo le 3 boscaiole giunoniche che abusano del protagonista.