Quando muore una stella - Film (1968)

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Quando muore una stella
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Titolo originale: The Legend of Lilah Clare
Anno: 1968
Genere: drammatico (colore)
Note: Remake di "The Legend of Lylah Clare", episodio di una serie televisiva antologica, trasmesso nel 1963 dalla statunitense NBC. Gli attori italiani interpretano personaggi italiani, e, nella versione in lingua inglese, spesso parlano italiano.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/02/11 DAL BENEMERITO SAINTGIFTS
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Saintgifts 15/02/11 00:06 - 4098 commenti

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Elsa (Kim Novak) viene scelta, per la sua somiglianza, per interpretare un film sulla diva Lilah Clare, morta nella sua casa in circostanze poco chiare. Dirigerà il film Lewis Zarkan (Peter Finch) vedovo della Clare, che plasmerà la giovane attrice fino a farne una copia della moglie. Eccessivamente teatrale e verboso. I personaggi (del mondo di Hollywood) sono esageratamente (volutamente?) spinti fino alla caricatura di se stessi.
MEMORABILE: Elsa passeggia per la Walk of Fame e si nota l'insegna di un cinema che proietta The Dirty Dozen.

Lupoprezzo 19/02/11 01:53 - 635 commenti

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Dramma che riflette ancora sul mondo del cinema (come Il grande coltello), sull'ossessione del divismo (Che fine ha fatto Baby Jane?) e sull'immedesimazione (splendida l'inquadratura dall'alto dove la protagonista, in mezzo a decine di foto sue e della defunta, non riesce più a riconoscersi). La metafora finale è geniale, ma lo stile pop non si addice molto al regista (i flashback sono discutibili) e di conseguenza il ritmo ne risente, mentre la Novak è un po' imbambolata.

Pinhead80 10/05/12 17:52 - 4719 commenti

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Un film che non mi ha per niente soddisfatto in quanto estremamente verboso e lungo. L'opera mostra il meglio di sè solo verso la fine, mentre sia nella parte iniziale che in quella centrale assistiamo a un'infinità di dialoghi che non fanno altro che allungare un brodo poco saporito. Alla fine anche le continue risate di Kim Novak stufano.
MEMORABILE: Il finale.

Fedeerra 15/01/18 07:17 - 770 commenti

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Aldrich continua il suo viaggio antropologico su Hollywood e dirige un colorato melodramma di grande forza espressiva. Kim Novak, attorniata da un cast in stato di grazia, troneggia sulla scena fiera e spavalda, poi appassisce e diventa una creatura fragile e insicura; un'interpretazione sfaccettata, dominante e volutamente sopra le righe. Dialoghi straordinari.

Daniela 16/09/19 14:48 - 12622 commenti

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Un'attricetta alle prime armi viene ingaggiata per interpretare una diva tragicamente scomparsa 20 anni prima in un film diretto dal vedovo, regista un tempo famoso caduto in disgrazia... Dopo il bel Grande coltello, Aldrich torna a raccontare miserie ed illusioni di Hollywood ma toppa per colpa di una sceneggiatura pesante, didascalica, in bilico sul filo dell'umorismo involontario. Quanto al cast, se Borgnine risulta efficace, Falk è troppo teatrale, Finch gigioneggia a vuoto e Novak offre una pessima prova, tanto che le sue risate isteriche finiscono per irritare gli orecchi.
MEMORABILE: I due flashback sulla morte della diva, incredibilmente goffi; La pubblicità del cibo per cani, unica zampata d'autore

Teddy 14/07/22 05:51 - 811 commenti

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Un film iper-melodrammatico e fluviale, che inscena il malato processo di divinizzazione in modo eccentrico, morboso ed estremamente spietato. Aldrich, ancora una volta alle prese con il lato oscuro dello star system americano, si inabissa nell’immaginario della vecchia Hollywood per emergere nel postmoderno sotto forma di cinico cantastorie. La Novak, eterea e monolitica, si esibisce invece in un corollario di scene madri tra il grottesco e il sublime.

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