Orfeo - Film (1950)

Cocteau, in questo film che fa da secondo capitolo di una trilogia iniziata con Il sangue di un poeta e che finirà con Il testamento di Orfeo, continua la sua riflessione sul tema della poesia e della morte. La storia di Orfeo viene traslata nella Parigi degli anni cinquanta, con una forte corrispondenza simbolica dei personaggi di Ovidio. Cocteau non si rifugia nel fantastico, ma usa tutta la potenza evocativa dei labirinti parigini per ricreare il mito. Un film che riesce a dire qualcosa di suo senza tradire l'originale, e questo non è poco.

Un film per l'epoca a dir poco eccezionale, che grazie alla splendida regia di Cocteau, un cast meraviglioso e dialoghi che reggono al confronto dell'opera originale a cui ci si ispira, riesce a colpire dall'inizio alla fine. Le riprese fanno invidia ai migliori registi del tempo, la fotografia esalta il bianco e nero e le scene ultraterrene non scadono mai nel banale e stupiscono per l'impatto che riescono a garantire. Insomma, un film tutto da scoprire che riflette sul rapporto tra la poesia e la morte, l'aldilà e la vita presente, e sul narcisismo (attraverso gli specchi).

Rivisitazione del mito di Orfeo e Euridice, trasposto nella Francia di quegli anni. Cocteau affronta temi di enorme importanza e complessità come quello del ruolo del poeta nella società, ma si interroga anche sulla morte e sul mito stesso. Colpisce sia da un punto di vista contenutistico, denso, sia sotto il profilo visivo: le immagini sono molto belle, curate e di grande impatto. C'è anche una forte poeticità, forse a volte un pizzico forzata, e una componente emotiva che può raggiungere livelli molto alti. Gran bel film che però dà l'impressione di un po' di artificiosità..