Morte all'orecchio di Van Gogh - Documentario (1968)

Misterioso e stranissimo film sperimentale girato in 8mm (ma gonfiato a 16mm), pesante come un macigno (dura poco più di un'ora e i minuti si sentono tutti) ma dotato di un forte, indscrivibile fascino, forse vintage, che permette allo spettatore di preseguire, seppur faticosamente, la visione fino alla fine. Dentro ci sono molte cose: riprese amatoriali, filmati di dubbia provenienza, effetti da incisione su pellicola, alterazioni cromatiche, dettagli subliminali, un sorprendente close-up hardcore di una trentina di secondi. Curiosissimo.

Un treno in arrivo alla stazione, la morte di un'ape, una lunga sessione di pedicure, un'aspirina che si dissolve nell'acqua. Arduo decifrarne il senso se non inseguendo - nel flusso di associazioni libere e spericolate - la ricorrenza delle immagini: l'ipercinesi e il sovraffollamento urbano; l'uomo, la donna e il sesso (evocato con immagini para pornografiche); le forme libere della natura che sbocciano come macchie di Rorschach; i graffi sulla pellicola come graffiti del tempo; la psichedelia e l'illuminotecnica; infine, il silenzio per cui Van Gogh si mutilò un orecchio.