Agostino d'Ippona - Miniserie TV (1972)

Faticoso come quasi tutti i film didattici di Rossellini. Naturalmente non è fatto male, ma i pochi momenti riusciti si perdono nei tanti grigi ed anonimi e soprattutto in una verbosità che lo rende difficile da portare a termine. Anche sul piano "didattico" le cose non vanno meglio: chi non conosce già fatti e personaggi, ci capirà poco. Solo per fan del maestro o per chi è interessato all’argomento.

Più che l'apparato concettuale elaborato dal filosofo di Tagaste, Rossellini è interessato a inquadrare il decadimento dell'Impero romano sotto la pressione delle popolazioni barbariche, lacerato dalle diatribe tra pagani, cattolici e donatisti, con il sacco di Roma (410) che assurge a smacco morale ed emblema della fine di un'epoca. Ma ad una ricostruzione storica meticolosa - pur nei limiti di una produzione televisiva - non corrisponde una narrazione coesa e l'accumulo di temi soddisfa più che altro l'erudizione e la smania di completismo. Recitazione sotto il livello di guardia

Il Rossellini televisivo che più pecca per il didascalismo e una certa lentezza. E tuttavia, come in Atti degli apostoli, qui si rinvengono potenti sia la paura per il declino di un'antica civiltà sia l'incertezza per l'avvento di una religione che è insieme rottura e continuità col passato (bellissima la sequenza in cui è mostrata la rovina di un tempio pagano): un'ansia diffusa ben sottolineata dalle musiche quasi subliminali di Nascimbene e che apre, cristianamente, a una riflessione profonda sulla caducità della storia umana.