Il suo nome gridava vendetta - Film (1968)

Non male. Intrattenimento onesto, nobilitato dal solido (benché un poco vetusto) mestiere di Caiano, dalla preziosa fotografia di Enzo Barboni, dalle facce collaudate dei vari Steffen, Berger, Undari, Brega. Dato per scontato che piaccia il genere e non si abbia a disposizione niente di meglio, sono novanta minuti gradevoli e ben confezionati.

Western di maniera, sviluppato seguendo una traccia (l’amnesia del protagonista) comune a tanti altri film meglio riusciti come Due volte Giuda, Il pistolero dell’Ave Maria e Ciakmull. Tra sparatorie e scazzottate, Caiano riesce a impedire i cali di ritmo, mentre le caratterizzazioni di Berger, Hundar, Brega e Baldassarre contrastano la faccia da rimbambito di Steffen, la cui indiscussa specialità è farsi massacrare di botte e vendicarsi in extremis con immane fatica. Per appassionati.

Caiano ha dalla sua un discreto mestiere e così, a un'occhiata distratta, il film appare di un livello superiore al becero. Non così la trama (peraltro non nuova ma vabbè, poco importa) relativa al pistolero smemorato. Ma la sceneggiatura si aggroviglia troppo spesso e il rischio pesantezza si sente eccome. Comunque Steffen sarà statico ma funziona e Berger era un ottimo attore. Come direbbe il mio dentista, "potabile" (sempre pensando al makaroni western).

Un ex cacciatore di taglie smemorato fa ritorno nella sua cittadina, ma gli altri non si sono dimenticati di lui e adesso vogliono toglierlo di mezzo. Steffen rispetto al solito sembra essere ispirato, anche perché in effetti lo sguardo svampito gli si addice alla perfezione. La trama non è nuova a molte altre e quindi si sa già a priori dove si andrà a parare. Detto questo c'è da dire che Caiano ci mette del mestiere, nell'imbastire qualcosa che risulti passabile.

Italowestern derivativo dell'esperto Caiano imbastito su una storia piuttosto obsoleta cui una sceneggiatura dimessa riesce ad aggiungere ben poco. La vicenda ruota attorno alla figura di Steffen che si ripropone nel solito ruolo dell'eroe buono (che questa volta è anche smemorato) un po' svanito ma sempre pronto a sparare o menare per primo. Più interessante la figura dell'antagonista, interpretato con convinzione dal tirolese Berger. Confezione mediocre, inclusa la fotografia di Barboni piuttosto piatta. Un modesto prodotto di genere che rischia di piacere solo agli appassionati.