E' vero: l'idea (tratta da un racconto di Richard Connell) è folgorante e destinata a lasciare un marchio indelebile nel cinema. La spietata caccia all'uomo che costituisce il fulcro del film rappresenta uno spunto che in futuro verrà ampliato e trasformato in un gioco sanguinario che Sheckley teorizzerà al meglio nel suo racconto intitolato "La settima vittima" (portato su grande schermo, più o meno dichiaratamente, innumerevoli volte). Il problema è che non è mai facile costruire un film (per quanto breve, come in questo caso in cui si supera l'ora di pochissimo) da un racconto, e le fasi esterne alla "caccia" sono perlopiù...Leggi tutto un riempitivo. Se si esclude qualche scena azzeccata che mette in luce tutta la sadica follia del conte Zaroff (Leslie Banks), l'organizzatore delle cacce che per trovare le sue vittime non esita a sabotare le boe che dovrebbero segnalare ai naviganti i pericolosi scogli dell'isola in cui risiede solitario, il film è farcito di dialoghi superflui. Fin dall'inizio, quando i futuri naufraghi dissertano lungamente, nella loro imbarcazione, circa la moralità della caccia agli animali. E a dire il vero nemmeno i venti/trenta minuti nella giungla, con lui e lei (Joel McCrea e Fay Wray) a tentare di sfuggire al loro carnefice armato di arco sono poi così tesi. Cinema d'altri tempi, certo, a per alcune scelte registiche invecchiato meglio di molte altre opere coeve (d'altronde Ernest B. Schoedsack è il regista/documentarista che l'anno successivo co-firmerà KING KONG), pur tuttavia uno spunto tanto geniale meritava una realizzazione ancor più incisiva, per ambire alla classificazione di capolavoro.
Sicuramente più interessante il racconto di origine che la sua trasposizione su grande schermo, che ha il fiato corto e non riesce ad appassionare più di tanto. Il film comunque rimane su livelli più che dignitosi pur mancando quella tensione che ci si aspetterebbe in una storia di "caccia all'uomo". Forse la colpa è degli oltre 70 anni che ci separano dalla sua realizzazione. Una visione comunque la merita sempre.
Il film in sè è poca cosa, invecchiato com'è - nella recitazione (non eccelsa, con l'eccezione del conte Zaroff), negli effetti, nei dialoghi. Resta l'idea, assurta ad Archetipo, e saccheggiata/rivisitata da registi di ogni epoca, stile, tendenza, dalla B europea a un maestro come John Woo, con innumerevoli intermedie variazioni, sfumature, declinazioni. Valore storico.
Un piccolo classico del fantastico che trae forza, come parecchie pellicole del tempo, oltre che dall'atmosfera esotica, da un afflato decadente garantito da un bravo Leslie Banks (un aristocratico russo: la vecchia e sanguinaria Europa è sempre focolaio di perversione). Forse sopravvalutato nelle sue componenti psicologiche profonde (è pur sempre un'avventura), a distanza di tanti anni rimane, tuttavia, egualmente intrigante a livello visivo. Anche l'ex stuntman McCrea (che si segnala per notevoli prese di lotta) se la cava egregiamente.
Straordinario thriller sul tema del cacciatore che diventa preda, che può contare su una sceneggiatura di ferro, brillante ed originale (in fondo era una delle prime volte che veniva affrontato l'argomento), su una regia solida e magistrale nel creare una tensione sempre più crescente, atmosfere inquietanti (merito anche delle belle scenografie e della splendida fotografia) e su gli attori perfettamente in parte (specie Leslie Banks ,che interpreta magnificamente il conte Zaroff). Rifatto due volte con risultati molto modesti.
Soggetto molto intrigante, realizzazione inferiore alle personali attese, nonostante la presenza di Leslie Banks, magnetico ed aderente al ruolo. L'introduzione del personaggio femminile - non presente nel racconto - indebolisce la forza dello scontro di forza ed intelligenza preda/cacciatore. Inoltre, mentre nella pagina scritta la fine era elegantemente elusiva, sulla pellicola gli scontri corpo a corpo appaiono accelerati, con un effetto da comica finale. Piacevoli le scenografie, con una giungla dipinta che anticipa quella in King Kong, di poco successivo.
MEMORABILE: Il conte Zaroff che, a più riprese, si accarezza lentamente la lunga cicatrice sul viso, ricordo di una battuta di caccia.
Un capolavoro. Deve entrare senza dubbio nella storia del cinema, dalla premessa della caccia più particolare esistente (quella all'uomo), alla stupenda interpretazione di Leslie Banks che crea uno dei migliori villain del secolo. Brava anche la Wray e Mc Rea. Ottime ambientazioni, la fuga nella foresta, il finale, Banks con l'arco in mano. Indimenticabile.
Ispirato da un racconto di Richard Connell, La pericolosa partita è opera sostanzialmente sadiana, in questo designata dalla figura del conte Zaroff (Leslie Banks), supremo dittatore di un'isola sulla quale si diverte a cacciare gli sventurati naufragi ivi giunti. Disgrazia chiama disgrazia, dunque, in un vortice senza fine, che si sviluppa dall'alto verso il basso, con destinazione l'abisso della depravazione umana. Pur con tutti i limiti imposti da "usi e costumi" del tempo -e anzi in virtù di questo candido e contraddittorio aspetto- il film catalizza l'attenzione e stuzzica l'intelligenza.
Siamo agli inizi degli anni 30 e il geniale regista di King Kong mette mano ad un soggetto affascinante (il ribaltamento della figura del cacciatore, l'eccitazione della sfida e la bramosia di dimostrare la propria superiorità), che trascende ogni limite oggettivo della pellicola, regalado momenti e personaggi unici come il magnetico conte Zaroff, interpretato dall'attore Leslie Banks, che aveva realmente il volto deturpato e semi-paralizzato a causa di una ferita di guerra. Molto belle le scenografie.
L'attrice Fay Wray viene sottoposta a situazioni veramente sadiche in questo film e sopratutto nel seguente King Kong (in quest'ultimo un elemento che andrà perso nei remake), pensando che siamo all'inizio degli anni 30. La pellicola in questione non è un capolavoro, ma l'idea di partenza è ottima, ci sono elementi scenografici e fotografia buoni tipici dei film di Ernest B. Schoedsack; peccato che la caccia sia blanda, seppur precipitosa e incalzante (non so se ci sono stati tagli e censure). Interpreti ottimi, non tanto Joel McCrea.
Perdendo un po' di malizia, questo film presenta dei topos cinematografici davvero notevoli. Non si chiede Olivier in cinema come questo ma istrionismo alla Banks. E se i buoni sono più scialbi in fondo fa parte del gioco, i cattivi sono ben più interessanti e il cinema di genere lo sa benissimo. Comunque su grande schermo funziona ancora abbastanza bene e va premiata la seducente idea citata in mille film. Quindi promosso con un bel ***!
Variazione sul tema del sadismo con la splendida Fay Wray nella parte di una squisita preda da catturare viva (sarà ancora più squisita nel successivo King Kong, ma già qui ci riesce benissimo). Il fascino di pellicole come questa è anche legato all'epoca di realizzazione (nel 1932 il cinema lo si stava ancora inventando). Ottimo per gli antiquari della celluloide, ma non solo. Per me godibilissimo, divertente e (a suo modo) sperimentale.
MEMORABILE: Il languore della Wray in tutte le sequenze dove appare.
Il punto forte è la sceneggiatura inossidabile, talmente coinvolgente che ne sarebbe auspicabile un remake. Il cast è formato da caratteristi, che danno al film, già datato, un sapore naif. Precursore di King Kong, in uscita l'anno a seguire e a cui ne sembra in parte debitore, è consigliabile prettamente agli amanti del cinema Anni Trenta. Il personaggio principale è alquanto bizzarro, ma la tensione resta alta per tutta la durata grazie a un mix di avventura-pericolo che non guasta e a un'ambientazione isolana alquanto indovinata.
Utilizzando le scene del primissimo King Kong (tecnica sempre molto in voga), ecco confezionato uno strano thriller dove in palio c'è addirittura una testa mozzata da esibire come trofeo di caccia grossa. Elegantissimi gli attori nei loro abiti bianchi di gran lusso, primo fra tutti Joel McCrea dall'alto dei suoi 1,91 cm di statura. Moderni gli effetti speciali per l'epoca, ma ancor più le tematiche a sfondo filosofico e filantropico.
Gioiellino thriller esotico che per Cooper (produttore) e Schoedsack (regista) fu propedeutico al capolavoro King Kong. La parte iniziale di presentazione è giustamente allusiva, pur risentendo senza dubbio degli anni che passano nel suo carattere di capziosa leziosità. A tener botta invece restan l'allucinato, famelico cosacco "bianco" di Banks, l'alchimia erotica tra il giovane McCrea e Fay Wray dalla rampante sensualità, la spietata teoria/pratica della battuta di caccia. Alla sua sommarietà comunque è preferibile il compendio misconosciuto del Silver Queen.
Da un racconto poi abusatissimo, un film che ne rimane ancora oggi una delle riduzioni migliori. Un classico in cui l'avventura è contaminata dalle atmosfere horror che avevano successo all'epoca tra castelli spettrali e servitori ambigui. Il tema è però sempre quello della caccia all'uomo come sfida finale, con un fantastico Banks ad impersonare il conte pazzo dallo sguardo assassino e un credibile e giovanissimo McCrea. L'ambientazione nella foresta della seconda parte non sa di posticcio e nonostante gli anni trascorsi la visione rimane fluida senza intoppi. Da non perdere.
Fra i primi esempi di horror survivalista della storia, una pietra miliare del genere grazie all'immediatezza e alla straordinaria semplicità dell'idea di base, inevitabilmente datato ma ancora oggi molto divertente. Dopo una prima parte intrisa di fascinose atmosfere gotiche (l'ingresso del protagonista nel maniero richiama l'arrivo di Renfield al castello di Dracula nel film del '31) si passa a un'ottima tranche avventurosa, quasi priva di dialoghi, che avvince con successo grazie alla sapiente regia del Schoedsack di King Kong, fra buoni effetti visivi e tesi inseguimenti. Must.
MEMORABILE: Il naufragio; La sala dei trofei; Fuga nella nebbia; I cani all'inseguimento; Resa dei conti a suon di frecce, pistole e coltelli; La fine del conte.
Uno dei primi esempi di caccia all'uomo nella storia del cinema, paga oggi il tanto tempo passato e la miriade di film successivi che ne hanno ripreso il tema nel corso degli anni. La sensazione di angoscia che la pellicola riesce a suscitare rimane però ancora piuttosto forte grazie in primis ad una regia quadrata e a una buona prova degli interpreti fra i quali spicca Banks, un villain praticamente perfetto. Buona la confezione, che garantisce un credibile ricostruzione in studio delle scene in esterna. Visione che riesce ad essere ancora interessante, soprattutto per i cinefili.
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Leslie Banks che interpreta il diabolico Conte Zaroff si fece la ferita che presenta in fronte durante la prima guerra mondiale.
Questo lo consacro' nei ruoli da villian.
Il dvd italiano del film distribuito dalla Sirio Vide,come traccia italiana presenta purtroppo un moderno ridoppiaggio.
In ogni caso e' contenuto anche l'audio inglese con sottotitoli italiani (io l'ho visto cosi').