Da un soggetto di Nicholson (da lui stesso sceneggiato), un
western dai discreti risultati, fatto più che d'azione, che
pure in certi momenti non manca, di introspezione e quiete.
L'intento di approfondire i personaggi principali (vittime
del caso) è però non particolarmente riuscito ed alla fine
il tutto si "riduce" (si fa per dire) ad una pellicola di genere abbastanza godibile, pur se priva di elementi di una
certa originalità.
Western antispettacolare e privo di qualsiasi sentimentalismo, lento nello svolgimento ma non senza un suo fascino. Soprattutto nella seconda parte, con la famiglia presa in ostaggio, cresce la tensione e si hanno dialoghi di migliore impatto. Non male Nicholson giovane, bravo Stanton, in parte tutti gli altri. Buono.
Sintonizzato con l'incipiente spirito sessantottino, Jack Nicholson sceneggia e manda serenamente all'aria tutti i canoni del genere western traducendo la fuga di questi tre cowboy, ingiustamente perseguitati dai vigilantes, in un appello alla libertà. Tempi dilatati, sospensione sul quotidiano, scenari naturali usati in funzione anti spettacolare, poca psicologia, molte allusioni: nel genere, il film di Hellman ha svolto una funzione rigenerativa e dirompente. E non è un paradosso se oggi appare più invecchiato di Sentieri selvaggi, che fu un punto di non ritorno. Interessante, comunque.
In parte anticipatore della "destrutturazione" del western dei tardi anni '70, Le colline blu (cosceneggiato dal protagonista Nicholson) si allontana parecchio dall'iconografia del genere. Poche sequenze spettacolari e maggiore introspezione e studio dei personaggi. Talvolta il ritmo latita, ma il film e' comunque godibile grazie anche alla buona prova del cast.
Western gemello de La sparatoria, ne condivide gli spazi brulli e deserti, l’idea di base (una caccia all’uomo) e la sua messa in atto, nella quale prevalgono gli indugi e i silenzi, spezzati allorquando dalle sparatorie. La vena è nichilista, con personaggi vittima di un destino avverso e della relatività della giustizia – labili i confini tra bene e male -, sebbene in ultimo spiri un vento libertario. Nello sparuto cast si fa notare l’efficace caratterizzazione del “guercio” da parte di Harry Dean Stanton.
Schematico e quasi innaturale, con il solo scopo di voler evidenziare le "sfighe" della vita; cioè trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato (come appunto cavalcare in un vortice senza via d'uscita). Innaturale perché i comportamenti non sono razionali in una regione e in una situazione dove invece l'assoluta razionalità è la regola fondamentale per la sopravvivenza. I dialoghi, in parte buoni, sono volutamente monchi per esasperare le tensioni, con improvvise cadute in momenti bucolici, forse fuori luogo. Di un certo fascino.
Western sixties senza un protagonista assoluto, scritto da Jack Nicholson che interpreta uno dei fuggiaschi per caso, vittime di un destino dai tratti plumbei. È moderno ma sembra agganciarsi a certi antichi modelli fordiani, con il luogo come personaggio altro, l'andamento di introspezione sui caratteri, un certo pessimismo e crudezza di fondo. Atipico nei risultati non esalta ma convince; annuncia (e contiene) uno sguardo nichilista che non si farà attendere in prodotti futuri.
Tipico western che un tempo veniva molto apprezzato dai bambini che popolavano le sale parrocchiali, è un prodotto tutto sommato buono che pone sullo stesso piano azione e psicologia dei personaggi, con Nicholson autore della sceneggiatura oltre che significativo personaggio del film stesso. Ben diretta e montata, è un'opera prevalentemente d'intrattenimento, ma con una sua morale. Piacevole.
Insieme al "gemello" La sparatoria è uno dei primi western che ribaltano molti dei luoghi comuni di questo genere di film, in auge fino a quel momento. Ritmo piuttosto lento e più studio psicologico dei personaggi che azione, concentrata in alcune sparatorie che coinvolgono i protagonisti. Un giovane Nicholson, oltre che interpretare, scrive il soggetto che Hellman porta sullo schermo con stile asciutto ed efficace. Non un capolavoro ma opera interessante, che merita di essere conosciuta.
Western "introspettivo" di Hellman la cui storia, scritta da Nicholson, si ispira direttamente alla linearità della tragedia greca ignorando i canoni classici del genere. Il protagonista del film è il Fato, che disegna trame imperscrutabili affidando a ognuno la sua personale nèmesi, senza calcoli razionali. Buona la prova del cast e decente la confezione, con un ritmo non esattamente vorticoso che non lascia però spazio alla noia. Mancano parentesi di alleggerimento che ne avrebbero facilitato la visione. Buono per chi ama il genere.
Western interessantissimo, che abbandona la stragrande maggioranza dei cliché del genere e che nella seconda parte diventa quasi un thriller dalla particolare ambientazione. Gli indiani vengono solo citati, mancano le scenografie maestose e manca il razzismo di fondo di molti western americani. Il risultato è un film minimale ma piacevole e avvincente, con Jack Nicholson in un ruolo inedito e una sempre brava e splendida Millie Perkins. I western classici sono belli, ma a volte fa piacere uscire dal genere per qualcosa di inconsueto. Vivamente consigliato.
Capolavoro, per merito anche e soprattutto della sceneggiatura originale di Jack Nicholson, distante dai soggetti stereotipati tipici dei film western tradizionali, pur omaggiandone uno nella scena del ceppo di legno. Nel cast da segnalare il mitico Harry Dean Stanton (Nick il Guercio), ma il caratterista migliore è Cameron Mitchell (Vern) che, più di Jack Nicholson (Wes), diventa il vero protagonista, come testimonia anche il suo ruolo nello splendido finale. "E l'altro?", chiede un membro della posse.
MEMORABILE: Il personaggio e l'interpretazione di Cameron Mitchell.
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Sia questo che il "gemello" La sparatoria, dovrebbero essere datati 1966. Infatti secondo Imdb la prima proiezione dovrebbe essere avvenuta, per entrambe le pellicole, il 23 ottobre 1966 al San Francisco Festival.
Ho da tanti anni il dvd della Puntozero e la qualità video è pessima. Pare che anche il dvd Griffe sia pessimo. Ci sono altre edizioni italiane? Adoro questo film e mi procurerò la versione originale in lingua inglese.