Film dalla location incerta sull'isola di Dunwich, girato in Inghilterra ne guadagna (forse) in atmosfera da tipico film britannico: ci sono un vecchio mulino, una torre (finta) e c'è Oliver Reed a capo di una banda di giovani poco di buono. La trama è ispirata a Lovecraft e oggi risulta già vista, ma allora lo scrittore di Providence non era ancora famosissimo (anche se più che altro questo è un thriller e lo spunto Lovecreftiano diviene blando nell'andare avanti). Un film discreto che precede molte pellicole girate successivamente.
La trama si potrebbe sintetizzare così: coppia torna a vivere in una casa in odor di maledizione e si deve guardare le spalle dagli abitanti del luogo. Film tratto da un breve racconto di Lovecraft che fatica ad ingranare la marcia. Ad ogni modo la pellicola riesce a creare un buon alone di mistero e nella parte finale i brividi non mancano. Lugubre quanto basta la casa (con annessa torre), buona la prova degli attori (Reed in primis).
Interessante. Il finale delude leggermente le aspettative (pur essendo di grande impatto scenico). Psicotico Reed, deliziosa la Lynely, discreto Young. Da citare l'atmosfera lovecraftiana che si respira grazie alle scenografie "naturali" (vedi l'enorme e ripida salita per arrivare alla casa della zia e l'interno della maledetta casa). Da vedere.
Tipicamente lovecraftiano il motivo della creatura maligna, mostruosa, che insidia la cristallina "normalità", il quieto vivere, in questo caso, di una giovane coppia. Il racconto di Lovecraft è discretamente adattato ad atmosfere contemporanee (l'isola e i suoi abitanti, immersi nella superstizione e nell'odio per il "diverso" sono efficaci), i difetti stanno nel ritmo (blando) e nella carenza di inventiva nelle (poche) sequenze horror. Young e la Lynley rischiarano la pellicola con la loro bellezza, Reed è una paurosa ombra avvolgente!
MEMORABILE: Lo svelamento dell'identità della misteriosa creatura maligna!
Più che altro divertente, visto che ci si addentra nella realtà di isolani selvaggi in tutto, quasi allo stato brado, in netto contrasto con la protagonista, che è appena maggiorenne ma già sposata con un uomo maturo e benestante. Certo che l'epilogo, come anche la globalità del film, più che spaventare intenerisce e rattrista molto l'omicidio del fienile, dove muore l'unica persona che proprio non se lo meritava. A parte la zia, un vero camaleonte umano (quello sì che spaventa!), nessuno degli attori demerita.
MEMORABILE: Il trasporto della cadillac su una zattera all'inizio fa morir dal ridere...
Quando in un thriller-horror si capisce la fine dopo tre minuti (e dico tre!), c'è qualcosa che non va. Oltre ad un finale telefonatissimo (circa l'identità del mostro) il film però sconta anche ritmi lenti e sviluppi narrativi risaputi. Si salvano la confezione e, in parte, la caratterizzazione dei bifolchi di paese (tra l'altra anche quella già vista). Esagerato il personaggio di Reed che picchia tutti a destra ed a manca. Il bel racconto di Lovecraft, a mio parere, avrebbe meritato un trattamento migliore.
Da un racconto di Lovecraft, un thriller che giocando molto bene con le location e con l'atmosfera riesce a generare, se non vera e propria paura, una costante inquietudine. La sceneggiatura però è piuttosto povera e si traduce in una soluzione del mistero più verosimile del previsto, ma proprio per questo incapace di regalare al film il classico colpo d'ala. Professionali Young e la Robson, brava ma un troppo bambolina la Lynley (che fosse voluto?), Reed in uno dei suoi non infrequenti ruoli da esagitato.
Una coppia newyorkese si reca in un'isoletta sperduta abitata da gente ignorante e ostile, allo scopo di visitare un vecchio mulino, di proprietà della famiglia di lei, che si dice gravato da una maledizione... Origine letteraria nobile ma, ancora una volta, un testo di Lovecraft non ottiene una trasposizione all'altezza: la confezione è sciatta, il ritmo latitante, il disegno dei caratteri approssimativo. Nel cast, Lynley e Robson se la cavano, ma il giovane Reed sembra tarantolato e il maturo Young è costretto a difendersi dell'attacco dei rustici zotici con goffi colpi di karatè.
David Greene HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàZender • 2/08/17 14:42 Capo scrivano - 47786 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
CuriositàDaniela • 2/11/17 17:14 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Nel film Gig Young, allora cinquantaquattrenne, è sposato con la venticinquenne Carol Lynley.
Nella realtà, l'attore al suo quinto matrimonio si sposò ugualmente con una donna molto più giovane di lui ma l'epilogo del matrimonio fu molto tragico.
Nel 1978 Young si suicidò dopo aver ucciso la moglie, sposata solo poche settimane prima, per motivi mai ben chiariti.