Al di là del misterioso motivo che ha portato i nostri distributori a cambiare il titolo stravolgendo l'originale, più logico, THE PLUMBER (ovverosia più semplicemente "l'idraulico"), il film di Peter Weir porta in scena una storia riassumibile in poche righe: Jill (Morris), che sta preparando una tesi sugli aborigeni locali (siamo in Australia), riceve in casa la visita dell'idraulico (Kants), che si occupa del'intero stabile universitario. Dopo un breve controllo al bagno, le annuncia che dovrà cambiare tubature e non solo perché c'è il rischio che le stesse possano cedere da un momento all'altro. Comincia così un frequente andirivieni nell'appartamento nel quale Jill vive col marito (Coleby),...Leggi tutto ricercatore che rincasa solo la sera. Fin da subito capiamo che il giovane e baldanzoso idraulico si prende qualche confidenza di troppo: nel suo volersi mostrare simpatico e amichevole si fa soprattutto invadente e un po' troppo sornione, mettendo costantemente in imbarazzo Jill che non sa più cosa pensare. Sul rapporto tra i due Weir imposta il film, che non presenta affatto i difetti tipici del tv-movie (nonostante lo sia) e sembra piuttosto un prodotto simil-indipendente di quegli anni, che può ricordare - per il clima che si respira - qualcosa del primo Cronenberg. Non si riesce mai a stabilire - ed è naturalmente quello su cui punta il regista - il grado di innocenza dell'idraulico: è solo un ragazzo estroverso che ama lavorare portandosi dietro la chitarra e socializzare con i proprietari degli appartamenti che visita o mira invece a qualcos'altro che possiamo solo vagamente intuire? Un tema non nuovo, al cinema, ma trattato da Weir con buon gusto nella quintessenziale messa in scena e un'attenzione particolare rivolta ai due protagonisti che duettano lungamente, benché talvolta a distanza: lei parla dalla stanza dove studia e l'altro dal bagno, dove continua a martellare, a portare lunghi tubi arrivando a montare vere e proprie impalcature per un intervento evidentemente pesantissimo che a Jill spiega giusto per sommi capi, vista la poca dimestichezza di lei con l'argomento. Il marito intanto si fa sentire quasi sempre per telefono, si dice felice per un lavoro che lo dovrà portare a Ginevra e tratta Jill e le relative perplessità sul giovane con estrema sufficienza, convinto che siano solo paranoie difficilmente giustificabili per una situazione in fondo apparentemente nella norma. Weir fa salire una tensione insinuante sdrammatizzando qua e là con rade battute, o con l'intervento dell'amica di Jill ovviamente molto più disinvolta e prontissima a scherzare col misterioso "ospite". Purtroppo, benché la qualità nel lavoro di Weir sia riconoscibile, il film procede un po' a fatica ripetendosi nell'assunto di base. Gli studi di lei sugli aborigeni e la cultura australiana fanno da sfondo ma restano sostanzialmente estranei alla vicenda, il finale "a sorpresa" lascia con l'amaro in bocca e a ben vedere conferma l'impressione di irresolutezza che aleggia fin dalle prime scene. Ben realizzato, ma la povertà del soggetto non sempre viene riscattato dal buon lavoro in regia. Comunque straniante e a tratti sottilmente inquietante.
Bizzarro, affascinante tv-movie australiano girato da Weir quando era impegnato nei suoi primi capolavori. A metà strada tra il thriller psicologico, l'horror e la black comedy, il film narra di un idraulico che si installa in casa di una coppia di coniugi, portandoli alla follia. Orchestrato con cura, con un mirabile uso della suspense e degli spazi, con una fotografia molto raffinata e un gioco psicologico ben tratteggiato, è un ritratto acuto dell'incertezza della proprietà borghese, quando questa è invasa da un elemento estraneo.
Il giovane idraulico sovversivo scoperchia il bagno nell'appartamento degli intellettuali e mette a nudo il loro conservatorismo nascosto. Plot elementare, tono incerto: si balla al ritmo del thriller ma assistiamo a una commedia. Il gioco delle parti è sbilanciato quanto basta per non darci modo di scegliere: la simpatica ambiguità dell'idraulico - epicentro delle tensioni - non giustifica il trattamento riservato a Jillie, antagonista borghese e vittima di vessazioni immotivate. Un Weir più grezzo e fuori tracciato, ma sempre con grande presa sul terreno dell'elusività.
Peter Weir HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàColumbo • 19/10/10 11:17 Pulizia ai piani - 1098 interventi
La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Weir.
Visto mille anni fa in tv. Devo dire però che non lo ricordo affatto, ne mi sovviene se mi fosse piaciuto o meno (quindi sicuramente non mi aveva entusiasmato). Bella segnalazione comunque.
In risposta alla domanda contenuta nel papiro del Maestro sul perché i distributori non abbiano tradotto il titolo in modo letterale: forse non avranno voluto chiamarlo l'idraulico e allora si sono buttati sull'uomo di stagno che fa più fine di stagnino ma con il quale in qualche modo presenta qualche somiglianza.
DiscussioneZender • 14/02/20 07:44 Capo scrivano - 47731 interventi
Immagino di sì, ciò non toglie che "L'uomo di stagno" a me fa venire in mente robe tipo il Mago di Oz, mentre il tipo è appunto un normalissimo idraulico, a quanto leggo.