Liberi - Film (2003)

In un piccolo paese dell'Abruzzo, l'unità di una famiglia si disgrega quando il padre perde il lavoro in fabbrica. Ritratto dell'Italia provinciale e di una famiglia alle prese con problemi quotidiani in questo film di Tavarelli. Buona l'ambientazione e discreta la prova del cast (specie Burruano), ma la sceneggiatura non è sufficientemente approfondita oltre allo spunto iniziale e la caratterizzazione di alcuni personaggi non adeguata, con dialoghi spesso abbastanza banali.

Un guazzabuglio indicibile, Liberi; da tutti gli ingredienti nel calderone non riesce a trarre neppure una conclusione, gioca d'accumulo e dilaga in superficialità: la crisi dell'azienda è trattata come una discussione da bar, la fuga della madre ha un percorso troppo semplicistico e il finale si perde in ambizioni poetiche forzatamente fuori contesto. Si aggiungano dialoghi “da scrittura”, che col parlato comune hanno poco da spartire e i danni divengono irreparabili.

Un’estate di grandi cambiamenti per un ragazzo che scopre l’amore, inizia a lavorare e assiste alla separazione dei genitori. Una storia orecchiata da Virzì (mescolando i fremiti adolescenziali con il contesto lavorativo), costruita in maniera insipidamente piaciona, farcita di dialoghi retorici e supponenti. Fastidioso il trattamento di una malattia seria (gli attacchi di panico) come una bizzarria da risolvere con una corsa in autobus: sintomo esemplare della superficiale melassa nella quale sono annegati temi e spunti importanti.

Ambientazioni abruzzesi per una pellicola incentrata su una famiglia in crisi tra mancanza di lavoro e incomprensioni affettive. Interpreti appropriati con Burruano e Germano su tutti. Lievemente leggero lo sviluppo narrativo che appare velato di superficialità, tuttavia la visione è accettabile. Finale buonista.

Gradevole ritratto dolceamaro di una famiglia di provincina, condotto con un certo piglio realistico e una regia che riesce a trarre il meglio dai suoi attori. In particolare Burruano regala una delle performance più incisive della sua carriera, mentre i giovani Germano e Grimaudo si segnalano già per naturalezza e spontaneità. Scorre liscio fino alla fine, senza sorpresone ma senza nemmeno perdersi lungo la strada, con una colonna sonora azzeccata e pochi fronzoli. Buono.