Ercole - Corto (1962)

Culturisti che si allenano o si esibiscono: sono loro il nuovo Ercole? E sapranno destreggiarsi in nuove "fatiche" moderne? Herzog mette ironicamente in relazione i muscolosi protagonisti di questo breve documentario con immagini di repertorio di varia natura, ma né le sequenze in palestra ci spiegano gran che, né gli accostamenti hanno senso, se non in virtù di un qualche umorismo teutonico davvero difficile da comprendere. Ne vien fuori un corto inutile e perfino supponente nel parallelismo che il regista è incapace a gestire.

Werner Herzog esordisce con questo cortometraggio in cui alterna immagini di uomini che si allenano in palestra con altre di repertorio. Queste ultime vengono associate ciascuna ad una delle fatiche di Ercole (per un totale di sei su dodici) e una didascalia pone la domanda se il personaggio inquadrato riuscirebbe a superare tale prova. Il tutto viene presentato senza nessuna voce a commento di quanto mostratoci. Difficile riconoscere in quest'opera prima il futuro regista di opere di ben altro spessore; consigliato solo ai tuttologi di Herzog.

Se il parallelismo che il regista mette in scena tra la potenza dell'uomo corpo e quella dell'uomo mente è la ragione di questo cortometraggio, dove possenti atleti allenano in palestra i propri muscoli, mentre all'esterno l'uomo fa sfoggio della sua potenza militare, beh, il regista parte proprio con il piede sbagliato. Ercole oggi non è più quello di una volta e certamente dovrebbe misurarsi con ben altre prove su questo siamo d'accordo, ma il nesso non rende l'idea.

Corto (meno di dieci minuti) giovanile di Werner Herzog, basato su una buona idea (il parallelismo fra i forzuti contemporanei e le fatiche di Ercole modernizzate: l'Idra di Lerna, per esempio, è una coda autostradale), ma sviluppata in modo non troppo funzionante. Con un montaggio più serrato, probabilmente, sarebbe venuto meglio. Il disastro automobilistico è quello, tristemente celebre, di Le Mans nel 1955.

Sufficiente ma nulla più, questo corto del grande regista tedesco; non mainstream, con un discreto bianco e nero, per contrasto, mostra atleti alternati a varie scene di disastri ambientali, umani, ecc.. Siamo lontani dai deliri di un Lynch, però, a dire il vero, anche qui non è facile trovae un senso... Senza infamia né lode, anche a una seconda visione.