Riprende il filo narrativo della precedente, con la stessa ambientazione siciliana (stavolta siamo negli anni sessanta), ma è molto più avvincente e con colpi di scena che lasciano lo spettatore col fiato sospeso in più di una sequenza. Il Tenente ritorna in Sicilia e ritrova la sua amata con la quale stringerà un patto pericoloso e di forza maggiore. Immagini raffinate e una sceneggiatura sorprendente. Il primo omicidio sul treno rimanda la memoria al successivo Nonhosonno. Battiato in piena forma registica.
Ottima seconda incursione di Battiato ne la Piovra; rispetto all'ottavo episodio qui si aggiungono attori di razza (la Marinoni, Donadoni e Castellano) e l'intreccio, rispetto al precedente, tende più al melò, sebbene presenti momenti di alta tensione e punti decisamente sulla crudezza e sul colpo di scena. Girato interamente a Catania, Battiato ne rende la magia e la decadenza. Finale purtroppo amaro. Sequel migliore del precedente, con attori in palla e sceneggiatura solida.
Pur essendo, di fatto, la seconda puntata della 8, la 9 si distingue per un’impennata di qualità che la porta ai livelli della quadrilogia iniziale. Qui gli elementi si amalgamo ancor più e la trama diventa spietata, livida, disperata, senza ritorno. Il merito della riuscita è, in buona parte, dovuto a Sperandeo: la sua inconfondibile maschera facciale, unita al ruolo di primattore, lo porta a una delle sue migliori rappresentazioni. Purtroppo, qualitativamente parlando, il canto del cigno della serie.
Prosieguo della Piovra 8 e come questo distaccato dalle serie precedenti. Non è riuscito quanto quello ma è comunque un valido prodotto, buona la prova del cast, su tutti Sperandeo e la Kling. Abbastanza fedele la ricostruzione della ambientazione anni 60, buona la regia e interessante la trama. In due episodi, piacerà sopratutto agli appassionati. Da vedere.
Due puntate per proseguire e concludere la storia aperta l'anno prima, non più incentrata sulla backstory di Tano Cariddi ma sul proseguimento delle indagini del capitano Arcuti. Lo scarso carisma della coppia Bova-Kling toglie molta verve alla vicenda, che tenta di riavvicinarsi per cinismo e cattiveria alla Piovra degli anni '90 riuscendoci solo in alcune scene topiche (ad esempio, il pranzo di matrimonio) in cui Battiato si smarca dai legnosi toni melò e dalla schematicità della trama. Ormai l'originalità si è persa per strada, ma la miniserie mantiene una sua dignità.
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