La photographie électrique à distance - Corto (1908)

La storia è davvero bizzarra: una coppia anziana va in uno studio fotografico zeppo di strani macchinari che permettono di vedere proiettata in modo impalpabile e dinamica l'immagine: così vediamo le teste dei due clienti ingigantite, una pacioccona, l'altra mostruosa. La bizzarria inconcludente rende il corto paradossalmente più piacevole, proprio perché si presenta quasi come una liberatoria presa in giro della borghesia, che la macchina mostra nella sua "verità" poco rispettabile. Curioso e simpatico.

Un taglio decisamente surrealista per questo cortometraggio di Méliès, la cui storia è decisamente bizzarra. Più che la vicenda, contano tuttavia l'ambientazione, lo sguardo cinicamente deformato della realtà che nasconde una visione satirica dell'autore, nonchè gli effetti piuttosto curati. Originale.

L'inizio, con i due clienti che si recano allo studio fotografico, ricorda molto Une chute du 5ème étage. Poi le cose prendono una piega ben diversa, in maniera un po' confusa e non sempre chiarissima, ad eccezione dello scherzo perpetrato ai danni del cliente maschio, ormai cliente solo potenziale... Corto di circa sei minuti un po' troppo strambo, per convincere.

Quasi impossibile non divertirsi vedendo il risvolto che prende la storia verso il finale. Tutto nasce dalla fotografia a distanza rimandata su di un altro schermo e che riproduce una versione del tutto particolare della realtà. Ecco che qui l'immaginazione prende il sopravvento andando a sondare quello che c'è all'interno dell'uomo e che non si vede. Si ride, ci si burla dell'altro, ma allo stesso tempo tutto funziona come una specie di macchina della verità che rivela aspetti nascosti. Geniale.