La valle dei disperati - Film (1956)

A prima vista sembrerebbe un western e anzi, in buona parte lo è. Ambientato nel "profondo Messico" dove il mandriano Jim (Madison) decide di aprire un ranch assieme al socio Felipe (Rivas), THE BEAST OF THE HOLLOW MOUNTAIN ci immerge nel folklore di un paesino con la sua chiesetta, il mercato e poco altro. Ci vivono qualche peones disgraziato, tra cui Pancho e suo figlio Panchito (Mario Navarro, Pablito nella versione italiana), la bella Sarita (Medina) e l'uomo che la dovrà sposare, Enrique (Noriega). Lei tuttavia non è felice e s'innamora del più solare Jim, che subito finisce ad azzuffarsi con Enrique decidendo di lasciare il paese per non crearle troppi problemi. Quelli li ha però il ranch:...Leggi tutto molte delle vacche sono sparite nelle paludi intorno alla montagna sacra che la leggenda vuole essere abitata da una creatura; e pure il povero Pancho, che aveva deciso incautamente di partire da solo in caccia delle mucche scomparse, fa una brutta fine. Una storiella che se non fosse per la sua ultima parte, in cui compare nientemeno che un dinosauro, potrebbe dirsi del tutto anonima e uguale a mille altre. Ma per l'appunto, negli ultimi venti minuti la creatura leggendaria di cui i peones favoleggiano entra in scena. Ed essendo la prima volta che la tecnica della stop-motion (qui rielaborata col nome di Regiscope) viene applicata su grande schermo a colori non è un'entrata da poco. Preceduto dall'inquadratura di due giganteschi quanto ridicoli piedi da gallina che sembrano usciti da un film d'animazione, il T-rex fa capolino tra la vegetazione scarna del posto e domina la scena. I suoi movimenti a scatti visti oggi non possono che provocare grasse risate, ma la tecnica continuerà a farsi strada al cinema arrivando con Ray Harryhausen a produrre risultati di un certo impatto. Purtroppo qui la regia di Edward Nassour e Ismael Rodríguez non fa nulla per cercare di nascondere gli impacciati movimenti del dinosauro: ponendolo fin da subito in piena luce ne evidenziano i grotteschi limiti lasciandolo poi scorrazzare in scena senza variazioni di sorta. L'ultima parte, così, che dovrebbe essere la più interessante (e da un punto di vista storico lo è senz'altro), risulta anche la più tediosa, con gente che strepita e il T-rex sullo sfondo a ruggire mentre mostra un ferita che s'allarga sulla narice sinistra. Gli sparano e poco altro succede. Interessante per la possibilità di vedere introdotta la stop-motion in un film allora dalle grande potenzialità spettacolari, ma per il resto si rientra nei canoni del western senza pretese (con qualche danza folkloristica di troppo alla "Fiesta del pueblo" e un'interminabile zuffa al mercato) che ci fa giusto apprezzare la rustica bellezza della location.

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