Ho Meng Hua ci parla di The Lady Hermit
[...] Con il kung-fu una donna piccolina può mandare a gambe all'aria un gigante. Senza perdere nulla della sua grazia, della sua dolcezza, anzi rendendola più conturbante.
Così, quando Cheng Pei-Pei, cioè l'attrice migliore che il cinema hongkonghese abbia mai avuto, mi chiese di prepararle un buon film, io pensai a un soggetto dove il cavaliere invincibile fosse lei. Poi lo proposi a Run Run Shaw che ne fu entusiasta: nel cinema e nel teatro cinese, il protagonista principale è sempre stato una donna.
Chiamai quel film
Lady Hermit e dipinsi un personaggio completamente diverso dall'amazzone o dalla virago. Dipinsi una donna che s'innamora, che soffre, che ricama fiori delicatissimi, che accarezza dolcemente il suo gatto, che sorride con civetteria all'uomo che ama. Poi sradica alberi, trasporta i tronchi sulle spalle e si costruisce una casa, affronta da sola cento mascalzoni armati fino ai denti, distrugge e ammazza il Cattivo Principale.
Beh, credo che ne sia uscito un personaggio squisito, soprattutto grazie a Cheng Pei-Pei, che è una grande ballerina e che nel kung-fu è riuscita a mettere l'eleganza che il kung-fu deve avere. I suoi balzi son voli d'angelo. Le sue capriole sono tenerezze di un gatto. E, quando usa la spada tranciando teste e piedi, sembra una dea vendicatrice [...]
Intervista a Ho Meng-Hua tratta da La lotta che uccide (a cura di Oriana Fallaci), in "Europeo", n. 32 (IV bim.), 9 agosto 1973, pag. 33