Un buon biopic, travolgente e vibrante quanto basta.
Non amo molto la "pantera nera" del rock (anche se di culto, per me, la sua Aunty Entity nel terzo
Mad Max e la bellissima
We Don't need another hero, nonchè la "regina dell'acido" nel delirio febbrile russelliano di
Tommy), ed ero più interessato al rapporto violento con il suo marito pigmalione Ike Turner.
Rapporto che, alla fine, non mi ha deluso, in cui alcuni momenti sono davvero altissimi e non poco dolorosi (Ike massacra Tina di botte fino in camera da letto, la sequenza della torta al dinner, Tina che fugge con i bambini sotto la pioggia in autobus, Tina stuprata da Ike nella saletta di incisione, Tina che tenta il suicidio con i barbiturici, dopo aver delirato davanti allo specchio nel camerino, il tentato suicidio della precedente compagna di Ike, Lorraine, che prima di spararsi minaccia Tina con una pistola, la grottesca zuffa tra Tina e Ike sulla Limousine, tra graffi, calci nei testicoli, schiaffi e pugni, che finisce in stanza d'albergo con Tina tumefatta e sanguinante, Ike che caccia la pistola minacciando Tina, ormai libera dalle angherie del suo "scopritore"), dove la violenza domestica va a braccetto con i successi della cantante.
Grandissima ricostruzione d'epoca (si và dagli anni 50 fino agli anni 80), ottimi pezzi musicali e coreografie, un'anima black già dall'incipit nella chiesa gospel con Tina ancora bambina (poi allevata dalla nonna) che canta nel coro (con disapprovazione della conduttrice), eppoi il lusso delle ville con piscina, la cocaina sniffata da Ike, pizzi, lustrini, botte e sopraffazione.
Di impressionante somiglianza la Bassett e belluino Fishburne, in due ruoli che avrebbero meritato di più, all'epoca, che la sola nomination agli Oscar.
Qualche steccata (il buddismo, la "santità" troppo marcata della Turner) non inficiano 110 minuti di musica e sofferenza.
Notevoli le sequenze in cui Tina, senza un soldo, chiede una camera d'albergo per sfuggire alla brutalità irreversibile del marito (in una fuga notturna che prende connotati quasi thriller), Tina costretta, dopo il processo di divorzio dal marito, a cantare in una casa di riposo e il parterre femminile che gravita intorno a Ike.
Il miglior film del mai troppo compianto Brian Gibson dopo
Poltergeist 2, che dirige professionalmente e con mano salda, (ri)tirando fuori dal cilindro la sua passione per la musica dopo
Breaking Glass
Alla fine del calvario la vera Tina Turner appare sul palco, tra il delirio dei fans.