Long weekend - Film (2008)

Una coppia in crisi sceglie il campeggio per "staccare" in un luogo isolato, immerso nella natura. Le cose precipiteranno. Long weekend è un horror (pseudo) che fa ben poca paura. Punterebbe alla suggestione ma non centra l'obiettivo. Non bastano gli scenari selvaggi australiani, l'atmosfera inquietante e la scena finale un pò splatter a salvare un film stiracchiato con Caviezel che recita svogliatamente. Ha comunque il merito di non proporre la solita salsa.

Questo remake del bel film del 1978 è uno di quei rari casi di rifacimento pari pari all'originale. Il 90% delle scene, dei dialoghi, delle inquadrature, sono riprese dal prototipo con certosina precisione; qualche lievissima variazione si nota solo nell'ultima parte. Persiste il dubbio su operazioni del genere, ma perlomeno il regista non ha stravolto un classico; per il resto tanto vale che rileggete la mia recensione dell'originale, perché non cambia proprio nulla. Protagonisti in parte; mezzo pallino in meno per l'inutilità del remake.

Atmosfere inquietanti ben concepite, uno script abbastanza fuori dal coro, e soprattutto l'evocazione dell'orrore con suoni e immagini di forte connotazione simbolica, che fanno presa sul nostro subconscio senza ricorrere ad effetti shock o splatter. Fra l'altro il regista, molto saggiamente e mostrando di conoscere l'autentica fisiologia del terrore, rinuncia ad ogni spiegazione razionale delle anomalie soprannaturali infilate nella narrazione. Un piccolo gioiello, tanto più gradito perchè sorprendente.

Coppia in crisi in campeggio libero sulla costa si comporta per la tipica (in)civiltà propria della nostra specie, ma la natura saprà prendersi le sue rivincite. Eco-thriller non senza difetti (il tira e molla sentimentale estenuante, certe sottolineature didascaliche di troppo), ma che si fa seguire con interesse grazie ad uno sviluppo non banale, certe soluzioni visive efficaci (l'ombra nell'acqua, il "mostro" marino semovente, i canguri nella notte), la capacità di trasmettere il timor panico di fronte agli splendidi paesaggi australiani

Una coppia in crisi cerca nel campeggio selvaggio un ritorno di fiamma. L'inciviltà del marito davanti alla natura incontaminata ed i loro continui litigi porta a un evidente inquietudine che il misterioso mondo della natura accentua. I due interpreti sono accettabili e la morale semi-ecologista discreta.

Singolare eco-vengeance che lavora in astrazione sui pochi elementi narrativi (una coppia in crisi, una gita al mare, la Natura), cerca complessità e allusioni metaforiche senza ricorrere a effetti speciali, addentro a un'idea di orrore suggerito in assoluta controtendenza rispetto alla voga attuale. Il fascino però rimane concettuale perché nella pratica i due protagonisti sono troppo paradigmatici per suscitare la minima empatia, la bellezza di fotografia e paesaggi restituisce una Natura più turistica che incombente e il finale - atteso - non ha la necessaria forza destabilizzante.

Non ho visto l'originale (purtoppo o per fortuna), ma questo remake è uno dei più bei film degli ultimi anni. Blanks si conferma uno dei più grandi registi esistenti e la natura fa davvero paura questa volta. Angoscia e brividi lungo la schiena, quel senso di terrore atavico che solo Blair witch project mi aveva "risvegliato". I boschi di notte, il grido di vendetta della natura nell'oscurità delle tenebre, gli animali e gli insetti si coalizzano sul sopruso strafottente dell'uomo, con effetti devastanti. Finale violento e inaspettato. Capolavoro.

Mediocre tentativo di unire problemi di coppia (corna, aborti, incompatibilità) e natura, che finisce per ergersi a giudice e giuria, facendo sbarellare lui e spaventando lei. La noia, condita con discorsi che lasciano il tempo che trovano, si alterna a qualche momento non disprezzabile (l'inquietante macchia scura che si avvicina a lui nell'acqua; il "faccia a faccia" col camion). C'è troppo poco e si pensa di risolvere tutto con battibecchi, vere e proprie crisi isteriche e fughe in un ambiente non tanto ostile, quanto isolato. Evitabile.

Stranissimo film, in cui l'ambiguità è uno dei punti di forza della messa in scena. Può essere interpretato come la vendetta di Madre Natura o il delirio di un uomo che ha appena ucciso la moglie e nella natura vede il riflesso del suo senso di colpa. Le dinamiche psicologiche della coppia sono efficaci: l'egoismo infantile (tutto maschile) e l'insofferenza umorale (tutta femminile) sono ottimamente delineati. Un plauso a Blanks per aver creato una grande atmosfera angosciosa con pochi, semplici elementi.

Tentativo alquanto disordinato di allegorizzare le crisi di coppia e i dissesti matrimoniali in un ambito più universale, ove l'assenza di reciproco rispetto coniugale arriva a riflettere anche l'inciviltà dell'uomo nei confronti della natura, irriguardosamente trattata come un vile zerbino su cui nettarsi le suole. Ma il progetto non fila, immelmato tra i fanghi di un eco-thriller sin troppo sfingico e renitente alla coesione e i ferri corti arrugginiti di un certame divorzistico in cui atteggiamenti di segno inverso si danno il cambio in tutta allegrezza obbedendo a un montaggio casuale e [psico]logicamente menefreghistico. Che Caviezel di remake...

Un remake fotocopia, ma tutto sommato una fotocopia ben fatta, con due protagonisti assolutamente all'altezza di quelli del film del 1978, un sound design di tutto rispetto, una fotografia inferiore all'originale ma comunque decorosissima. Le poche novità inserite (la scena subaquea che si tinge di Argento) non stonano mai, risultando un buon valore aggiunto. Per il resto le variazioni sono davvero minime e pregi (suggestioni notevoli, buon crescendo di tensione) e difetti (soluzione finale non sorprendente) rimangono i medesimi. Buono.

L'incontaminata (e selvaggia più di quanto si possa supporre) natura australiana fa da sfondo ad un thriller con luci ed ombre. Da un lato il regista si dimostra piuttosto abile a sfruttare gli elementi naturali per costruire ed alimentare (a volte davvero con poco) la tensione; rovescio della medaglia, una sceneggiatura che caratterizza davvero male i protagonisti, un'insulsa coppia che si insulta reiteratamente per tutta la durata del film, rovinando gli elementi positivi disseminati quà e là.

Non avendo ancora visto l'originale, il giudizio si limita al remake. Da un lato, il concetto di natura matrigna è intrigante e la prima parte lo sviluppa in modo adeguato, avvalendosi anche di un'ottima fotografia che esalta i paesaggi vergini e sinistri. Per contro, l'eco-vendetta è schematica e la seconda parte non riesce a tirare le somme, fra l'ignoto che diventa una soluzione pigra e tentativi di creare la tensione che non sempre riescono (il dugongo un po' fa ridere). Incompiuto e riuscito a metà.

Ispirato e piuttosto polemico nei confronti della superficialità umana (a giusta ragione), Long weekend sfrutta alla perfezione splendidi paesaggi naturali e coinvolge lo spettatore a seguire la vicenda di una coppia alla ricerca di maggior solidità affettiva. Thriller ben costruito, solidamente realizzato e recitato, fondato su archetipi da sempre spaventosi per la nostra specie... Meritevole di una visione, seguita da una sana riflessione sulla Natura e le sue esigenze.

Il Blanks di Urban legend rende omaggio a uno dei migliori eco-vengeance di sempre dirigendo un remake quasi vansantiano, la cui fedeltà all'originale è al contempo il maggior pregio e il più grande limite. Non ci sono sorprese per chi già conosce la storia, ma la capacità del regista di riproporre con esattezza il senso di desolante e criptica minaccia di Eggleston (alla cui memoria il film è dedicato) è da applaudire. Notevole la prova del cast e splendidi come sempre i paesaggi australiani. La solfa è la solita, ma suona meno fredda di quanto ci si aspetti da una copia carbone.

Una coppia in palese crisi e piuttosto litigiosa cerca di rimediare con una vacanza su una spettacolare baia della costa australiana, ma si rivelerà una cattiva idea. Molto abile il regista nel suscitare l'attesa di una qualche svolta drammatica causata da intrusioni di villain o maniaci in agguato, mentre in realtà i pericoli sono di tutt'altra natura. Un po' pedestre l'alternanza di battibecchi troppo reiterati che un po' distolgono dal senso di minaccia che circonda i due completamente presi dai rispettivi egoismi (ma la prova attoriale è piuttosto scialba, specialmente lui).

Lo splendido paesaggio australiano e la sua fauna diventano valvola di sfogo per una coppia in crisi: non la passeranno liscia. Per diverso tempo bisogna purtroppo pagare dazio alla poca simpatia dei Nostri e a tutte le loro beghe familiari; a un certo punto si spera quasi che passi di lì Jarratt a dare la sveglia, ma fortunatamente è proprio da quell'attimo che il film comincia a farsi interessante e spiazzante, fra animali in agguato, richiami nel buio (davvero angosciante l'ultima notte di Caviezel) e fenomeni difficili da spiegare razionalmente. Tardivo, ma val la pena vederlo.

Remake del celebrato film di Eggleston, all'epoca sopravvalutato. Identicamente pedissequo, presenta forse solo una perizia tecnica maggiore nelle riprese e due protagonisti un po' più accattivanti (bravi e belli, la Karvan in particolare). Il tema è l'inconciliabilità uomo-natura: l'uomo e la donna invadono lo spazio naturale e ne sono cacciati e distrutti. E poi il parallelo conflitto uomo-donna: il primo sbruffone ed egoista, la seconda isterica e odiosa. Finirà male.