Il primo successo di Luc Besson è un film in cui già il regista esibisce una poetica personale non del tutto digeribile; fatta di immagini prima che di parole, slegata da un vero filo conduttore che la riesca a sviluppare con un senso logico. Il film sfrutta l'inusuale scenografia della metropolitana di Parigi per ambientarvi piccole storie di personaggi diversi, un assurdo non-quotidiano fatto di guardie e di ladri, di splendide donne misteriose e di musicisti in attesa di non si sa cosa, con un Christopher Lambert dall'improbabile capigliatura biondo ossigenato che diventa la figura più ricorrente assieme a quella della magnetica Isabelle Adjani, pure lei pronta a cambiare ogni tipo di look mantenendo...Leggi tutto inalterata la sofisticata avvenenza. Sono loro i primi due a incontrarsi: il primo ha sottratto a casa di lei documenti compromettenti per i quali chiede un modesto riscatto (e una fotografia che la ritrae da bambina), la seconda non sembra così disposta a cedere. Prima l'indifferenza, poi una superficiale amicizia che porta tuttavia alla luce l'amore di lui da lei non corrisposto. I due percorrono le scene che altri calpestano senza troppo lasciare il segno, figure poco significanti come quella dello scippatore in pattini luminescenti, di un fiorista o del commissario (Galabru) che ha lì un piccolo ufficio dalle pareti trasparenti dal quale impartisce ordini al suo sottoposto che chiama Batman (Bacri). Poi si passa per una festa, si organizza un concerto... l'importante è che tutto resti confinato all'interno dello stesso ampio reticolato di tunnel che fa da set unico, movimentato talvolta da accelerazioni improvvise nelle riprese (le scivolate vertiginose sulle scale mobili, i veloci passaggi da un piano all'altro). Tra le musiche sintetizzate di Éric Serra (anche presente nel cast nel ruolo del bassista), le scenografie talvolta indubbiamente centrate di Alexandre Trauner (ci vinse anche un César, assegnato pure a Lambert come miglior attore e a Gérard Lamps, Luc Perini, Harrik Maury e Harald Maury per il sonoro) e un clima gioioso che è forse il pregio maggiore del film, SUBWAY arriva alla fine lasciando nella memoria sprazzi del talento discontinuo e originale di Besson. Troppo poco tuttavia per coinvolgere davvero: è come se tutto restasse a fare da tappezzeria in una stanza vuota dove ogni tanto qualcuno passa per fare qualcosa di superfluo. Come Jean Reno: compare qua e là con due bacchette da batterista che ritmicamente batte un po' dove capita infastidendo chi parla e chi ascolta. Un cinema originale ma non necessariamente piacevole, nonostante qualche simpatica battuta affidata all'inconfondibile maschera di Galabru. Chissà perché in quasi tutte le locandine ricorre l'immagine (nel film puramente di passaggio) di Lambert con in mano un neon impugnato come fosse la spada laser dei cavalieri Jedi.
Uno dei classici di Besson (ma non uno dei migliori) è un mix tra film romantico e thriller. Il punto di forza è sicuramente Lambert, in una delle sue migliori performance, mentre il resto del cast gioca sulla simpatia. I dialoghi spesso sono brillanti, l'ambientazione tutta nella metropolitana è ben fatta, ogni tanto fa capolino la noia e c'è qualche pezzo musicale di troppo ma si lascia guardare con piacere. Finale debitore di Fino all'ultimo respiro.
Il primo film in cui Besson rivela il suo stile peculiare fatto di azione, sentimento e dramma, sempre e comunque leggero e disimpegnato; ma la carta vincente è come al solito l'interesse per i personaggi. Difetti sono rilevabili nella storia (un po' debole) e in un paio di elementi "tirati via" (dai Guerrieri della notte, soprattutto). Comunque un buon film, trainato da un bravo Christopher Lambert e con diverse trovate originali come l'ambientazione (tutta nella metro parigina) e il gruppo musicale che si forma lungo il film grazie a Lambert.
Il secondo film di Luc Besson è un'opera difficilmente catalogabile e dal taglio quasi sperimentale. Mix tra thriller e opera drammatica, è caratterizzato da una ricostruzione ambientale (i meandri della metropolitana parigina) di primo livello e da una buona caratterizzazione dei personaggi principali. Brava e affascinante la Adjani, meno peggio che in altre occasioni Lambert. Gradevole con qualche calo di ritmo.
Un ossigenatissimo Christopher Lambert è il protagonista di questo action che muove lo sguardo anche verso altri generi senza perdere di vista la rotta. Nel complesso un film discreto ma senza urli, con un protagonista un po' indefinibile; Lambert è un attore particolare, un nome facilmente smerciabile ma anche un baco che non è mai diventato farfalla. Qui era ancora alle prime armi eppure dimostrava di avere stoffa e una personalità che, sebbene non fosse (né sarebbe mai diventata) di vastissima portata, appariva molto ben definita.
Secondo lungometraggio per Luc Besson; grande successo al botteghino in Francia, ma forse è meno noto rispetto ai suoi più blasonati quali Nikita e Léon. Un film molto particolare, ricco di riferimenti cinematografici, in primo luogo alla Nouvelle vague (Godard) ma, per certi versi, anche a Melville. Interessante per l'ambientazione quasi tutta sotterranea, ma in alcuni punti difficile da seguire (rischiando di diventare noioso).
La prospettiva di assistere ad un buon noir metropolitano ricco d'azione svanisce subito dopo il frenetico inseguimento iniziale in auto; da lì infatti Besson scende nella sotterranea parigina, suggestivo scenario in cui tuttavia si gingilla a vuoto tra personaggi stravaganti ma poco incisivi e qualche esplosione musicale, unico mezzo per dare un minimo di ritmo ad una storia di fatto inesistente. Recupero (troppo) in extremis con la cinefilia e il nonsense conclusivo. «Ci vediamo più tardi...». Promossi comunque Lambert e la Adjani.
MEMORABILE: L'inseguimento in auto, in cui Lambert non si cura per nulla degli inseguitori e pensa solo all'audiocassetta; i poliziotti "Batman" e "Robin".
Ladruncolo scappa nella metro parigina e farà amicizia con vari personaggi. Noir sotterraneo dove gli ambienti sono resi affascinanti e non squallidi: anche i personaggi non sono maledetti, sembrano anzi vittime del sistema. Lambert riesce a farsi sopportare e la Adjani dimostra un certo caratterino: lieve parte ironica da parte della polizia. La trama sconta una conclusione poco originale al limite dell'epico. Discrete, per l'epoca, le musiche al sintetizzatore.
MEMORABILE: La Adjani a cena; La fuga del pattinatore.
Bizzarro noir-thriller che ha la sua particolarità maggiore nell'ambientazione: i sotterranei della metropolitana. La storia è semplice, presenta poche "complicazioni" e a volte sembra andare avanti in modo un po' improvvisato alla nouvelle vague: eppure riesce comunque ad intrattenere piacevolmente. I ritmi sono quasi da jazz. Buone forma e regia, grazie al fatto che all'epoca Besson, per fortuna dello spettatore, non si prendeva ancora sul serio: non meraviglia che sia tra i suoi film migliori. Cast interessante con una Adjani deliziosa, un Lambert (per una volta) bravo, un giovane Reno.
MEMORABILE: La Adjani, ad una cena, insulta padroni di casa ed ospiti; Lamert alla Adjani nel finale godardiano: "Ora mi ami almeno un pochino?"
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