E si chiude degnamente una trilogia che mi e piaciuta non poco.
Sicuramente il migliore rimane il primo capitolo, ma anche il secondo ha i suoi numeri (action e violenza esaltante in primis),
La regina dei castelli di carta e forse l'anello leggermente più debole (troppo incasinato sul versante servizi segreti e tutti quei nomi scandinavi da tenere a mente, nonchè improntato sul versante spy-story che ne diminuisce l'impatto)
Anche sul versante violenza c'è davvero poco (giusto una spietata esecuzione ospedaliera stile
Carlito's Way ai danni di Massimo Boldi, ehm...il padre di Lisbeth)e l'unico dei tre ad avere il visto censura
per tutti.
Sarà che mi sono affezionato ai personaggi, sarà la spasmodica attesa di come andrà a finire tutta la faccenda, ma anche il capitolo finale tiene sulla corda e emoziona per tutti i suoi 141 minuti
Ad esempio, personalmente detesto i film processuali (la maggior parte delle volte li trovo di una noia abissale), ma qui il processo a Lisbeth coinvolge a piene mani, e si esulta come allo stadio quando allo schifoso dottor Teleborian le cose si stanno mettendo male...
L'azione e centellinata e la regia di Alfredson e piatta e televisiva ancor più che nel secondo capitolo, però qui sta il bello.
Afredson narra il tutto come se fosse un appassionante sceneggiato televisivo, senza picchi autoriali e non facendo emergere la sua personalità, si butta a capofitto seguendo i personaggi (su tutti Lisbeth) e facendo provare un empatia emotiva con loro
Straordinario il finale simil slasher nella fabbrica abbandonata, e lo scontro tra Lisbeth e il fratellestro "terminator" tra pistole sparachiodi e inseguimenti per scale e scatoloni, che inchioda (in tutti i sensi) allo schermo, degno del miglior thriller americano
La figura del "terminator" biondo che si aggira per tutto il film come Michael Myers (e non per nulla, nel finale, indossa una tuta da meccanico, guarda caso), bivaccando e uccidendo, nonchè facendo visita a Lisbeth in ospedale, con palese citazione a
Halloween 2 (Lisbeth si alza dal letto, e spia dalle veneziane dove filtra la luce dei lampioni, proprio come faceva Jamie Lee Curtis), da al film una marcia in più
E tra medici con la passione della pedopornografia via web, una cricca di vecchie cariatidi (uno messo peggio dell'altro per quanto riguarda la salute) al comando dei servizi segreti deviati svedesi, dottori sensibili e comprensivi ( e magari segretamente innamorati), nomi magari ridicoli per noi (Teleborian! Sembra un emittente tv serba, ma il palmares andrebbe alla poliziotta Maria Fighera!) e una Lisbeth più tosta che mai (impagabile il suo mutismo e la sua glacialità negli interrogatori) si chiude una trilogia che avvince e coinvolge senza tanti orpelli, e regala pure emozioni di "pancia". Cosa chiedere di piu?