Salesman americano rimane turbato per una lettura della mano che gli predice che rimarrà in vita fino alla prima neve (da lì il titolo "first snow"). Poco dopo lo cerca un amico uscito di prigione col quale aveva dei conti in sospeso. Film ondeggiante tra thriller e film d'autore dove la trama conta relativamente (e non tutto trova risposte adatte). Da apprezzare l'atmosfera di fondo, qualche guizzo di regia, la prova di buoni attori quali Pearce, Fichtner e Simmons. Un discreto esordio per Fergus.
Quello dell'esistenza del destino è un tema che ha coinvolto letteratura e cinema con le più svariati chiavi di lettura. Nel film se ne dà una visione all'inizio fatalista (vedere la frase sotto riportata) che finisce per concludersi in modo possibilista. Si arriva a tale conclusione con uno script credibile che però usa poco gli ingredienti del mistero e della tensione. Un peccato, perché il film aveva le carte in regola per imporsi concretamente invece di lasciare un senso di evanescenza. **!
MEMORABILE: "Ogni uomo crea il proprio destino. Niente diverte gli dei più di questa affermazione".
Non del tutto convincente quest'opera di Mark Fergus, che comincia bene e che finisce invece in maniera abbastanza deludente. Un venditore e affarista senza scrupoli decide di farsi leggere la mano; una volta appreso di aver poco da vivere si metterà alla ricerca dei motivi della sua possibile fine. Le atmosfere sono sicuramente suggestive ma, una volta arrivati alla fine, rimane allo spettatore la sensazione che il film sia stato poco sviluppato e appare legato costantemente a un'unica idea che dà luogo a situazioni facilmente prevedibili.
Per ingannare il tempo in attesa della riparazione dell'auto, un uomo si fa leggere la mano da un indovino che vede varie cose buone in arrivo ma anche il fato infausto, ossia la morte imminente. Dato che il tizio ha varie magagne, comincia a chiedersi dove e da chi può arrivare la minaccia... Opera prima su un tema classico come quello della possibilità/impossibilità di cambiare il proprio destino, con una confezione dignitosa ed un cast di pregio, ma uno svolgimento assai piatto e prevedibile. Risultato più modesto di un episodio "ai confini della realtà"
Il film porta a fare almeno due riflessioni. La prima, quella che viene in qualche modo sviluppata, è: l'uomo ha già un destino segnato o se lo costruisce con le sue mani? Materia trattata (ma anche usata) ampiamente e da sempre da filosofi e affini. La seconda è: come si può venire a conoscenza di un eventuale proprio destino? Nel film è un uomo che prevede il destino di Jimmy, un uomo che non è dato sapere se può prevedere anche il proprio destino ma che certo potrebbe vivere vincendo scommesse. Discreto esordio registico.
"La prima neve" gridano le Parche, quella sarà la terminazione ultima della tua avventura. Guy Pearce non si dà pace per tal messaggio funesto e finisce per stringersi in un nodo inestricable di aporie. Poesia e lirismo per una narrazione che sa tendere la mano al lessico della sensibiltà. Luoghi e personaggi come elementi di un teatro del già scritto, il cui attore unico è colui che ha una parte limitata temporalmente. Finale che chiude la fila di carrozze, trenodia che omaggia l'ottimo lavoro di Fergus.
MEMORABILE: L'incontro con il migliore amico; Le strade innevate che scorrono via veloci.
Buono l'incipit: Guy Pearce si fa predire il futuro da un veggente e questi, sconvolto, preferisce rimborsarlo piuttosto che parlare. Lo spettatore ha il tempo di fantasticare su quale possa essere l'infausta sorte del nostro e su quali twist impensabili riservi la seconda parte. E invece nulla: presto capiamo di essere finiti in un banale crime in cui gli scherzi del destino giocano un ruolo minore, il clima ossessivo è modesto e i colpi di scena tacciono. Non brutto, ma noioso ed essenzialmente superfluo. Gli amanti di Breaking bad potranno divertirsi a riconoscere le location.
MEMORABILE: Jackie Burroughs nei panni della mamma malata dell'ex-carcerato; Visita a casa del "vecchio amico"; La prima neve; Il prevedibile finale didascalico.
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