Prison on fire - Film (1987)

Prison on fire
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Gam yuk fung wan
Anno: 1987
Genere: drammatico (colore)
Regia: Ringo Lam

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Carcerario d'impostazione piuttosto tradizionale valorizzato dall'elegante regia di Ringo Lam. Segue le vicissitudini di Lo Ka Yiu (Tony Leung), un nuovo detenuto dal carattere fondamentalmente mite, tradotto lì per aver spinto in strada un giovane con cui aveva ingaggiato una rissa causandone la morte per investimento (vedremo la scena in uno dei pochi flashback del film). Affezionato ai genitori e alla bella fidanzata, accede in un mondo dove l'unica persona con cui riuscirà ad avere una relazione soddisfacente è Ching (Chow Yun-Fat), dal carattere diversissimo: spaccone, sicuro di sé, un ghigno canzonatorio perennemente dipinto sul volto, sa coinvolgere gli altri nelle poche occasioni in cui...Leggi tutto può sfidare l'autorità ottusa dei secondini o le famigerate Triadi (le organizzazioni mafiose locali). Il rapporto tra i due è quello su cui Lam fa perno per dare varietà alla storia e uscire dalla dinamica classica del genere, ma quando davvero centra il bersaglio è quando può alzare il livello dello scontro, come nella prolungata e ferocissima zuffa in camerata (sommersa dai getti d'acqua gelida delle pompe azionate dai secondini) che occupa l'ultima parte e nella quale il sangue e la violenza si liberano avvicinando il film ai noir tipici del periodo. Per il resto si può godere della bella recitazione agli opposti dei due protagonisti: tanto riflessivo, spaesato, inevitabilmente mesto 51910 (ovvero il numero con cui viene identificato Lo Ka Yiu), tanto volutamente sopra le righe e spassoso un Chow Yun-Fat che conferma la sua iconicità nel genere attraverso espressioni e gestualità solo sue. Rispetto alla cupezza solitamente associata al genere si fa notare la scelta di non lasciare mai nulla in ombra, illuminando una scena che già l'asetticità degli ambienti sbianca non poco. Tra le non molte situazioni che evolvono durante il film si fa ricordare la lunga battaglia combattuta attraverso il digiuno organizzato da Ching: è qui che meglio si comprendono le dinamiche sottese alla dura vita interna al carcere, con le subdole trattative sotterranee dei secondini e le loro minacce conseguenti. Meno violenza di quanto ci si aspetterebbe (se si escludono un paio di scene di grande impatto) e una convenzionalità che non permette di considerare troppo un film che comunque negli anni la sua fama se l'è costruita (generando anche un poco apprezzato sequel).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/04/10 DAL BENEMERITO LATTEPIù POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/08/17
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Lattepiù 27/04/10 18:07 - 208 commenti

I gusti di Lattepiù

Film che potrebbe lasciare interdetto chi si aspetta un canonico prison-movie. Qui l’ambiente carcerario è cameratesco, l’atmosfera spesso e volentieri goliardica, con veri sconfinamenti nella commedia. Le avversità provengono da due personaggi infami in posizione di potere, un capo-secondino e un capo-triade che si accaniscono contro i detenuti impersonati da Chow Yun-Fat (in versione “simpatico mattacchione”) e Tony Leung (in versione “gracile e indifeso”). La tensione monta sino ad un’epilogo violento. Discreto.

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