Fare un bel sequel non è da tutti. Il seguito di Amici Miei ci riesce benissimo, inserendo uno splendido Montagnani al posto di Del Prete e trovando un asso di briscola nello strozzino, non disegnato, ma addirittura scolpito, da Paolo Stoppa. Tante scene di culto. Io ne preferisco una solitamente poco citata, benché presa di peso da Causa di divorzio di Fondato: il vigile (Enio Drovandi) che ferma gli amabili Amici e guarda la patente del Necchi. Ovviamente non mancano coloro che, ultra-esagerando, vanno oltre la lettura anti-femminile e parlano di velata omosessualità. Insopportabili.
Caposaldo, a tratti persino meglio del primo (Montagnani è un bel valore aggiunto). L'intera sequenza del cimitero, dal fulminante "sbiriguda" con cui Tognazzi inizia la sua tiritera all'efferato duetto Celi-Haber sulla tomba di Agata, "amica e amante impareggiabile", vale da sola tutta la cinematografia di sedicente comicità toscana dgli ultimi 15 anni.
Seguito che nulla aggiunge né toglie al primo capitolo, ma che può vantare sempre le superlative interpretazioni dei protagonisti e alcune gag ben riuscite (su tutte, quella del cimitero con Haber e quella della torre di Pisa). Ottimo Stoppa nella parte dell'usuraio gabbato. Tra una zingarata e l'altra, torna ad aleggiare l'ombra della morte, che questa volta minaccia Tognazzi.
Mentre il primo capitolo rientra a pieno merito tra i capolavori della "commedia all'italiana", questo secondo atto risulta un film divertente e nulla più. Rispetto all'originale forse manca la novità delle "zingarate" dei cinque amici ma ancor più manca l'approfondimento psicologico dei protagonisti. Comunque Monicelli è regista intelligente e sa come far funzionare lo spettacolo ed inoltre la sostituzione di Del Prete con Montagnani è sicuramente positiva, così la pellicola risulta molto godibile. Ottimo anche Paolo Stoppa nel ruolo dello strozzino.
Decisamente inferiore al primo atto. La comicità diventa più crudele e surreale, e se molte scene sono memorabili altre non riescono a colpire nel segno. Inoltre la storia dopotutto non è che una serie di episodi, e rispetto al numero 1 mancano sia l'approfondimento dei personaggi che la malinconia di fondo. Comunque il cast è sempre straordinario (Montagnani al posto di Del Prete funziona benissimo) e la regia di Monicelli, cinica e sarcastica, funziona ancora alla grande.
Se nel geniale capostipite veniva voglia di invecchiare, qui si sente forse il peso dell'età. Gli attori non sono più freschi 50enni e la stessa sceneggiatura pare richiamarsi troppo all'originale, quasi per dovere di sequel. Da verificare l'eventuale presenza di errori figli dell'esigenza di spettacolo (il grandioso Sassaroli era già un "amico" con il figlio del Perozzi fanciullo?). Cionondimeno e nonostante la debolezza nell'approfondimento psicologico dei 5, ne risulta una buonissima commedia, arricchita da qualche perla indimenticabile.
MEMORABILE: La torre di Pisa, senz'altro e la parte in ospedale per l'intervento al "povero" (e splendido) strozzino di Stoppa.
Il primo Amici miei (una delle ultime grandi commedie italiane) rimane insuperabile; il sequel (pur essendo confezionato con classe, non per niente alla regia rimane il grande Monicelli) non è all'altezza; si tratta di un film spiritoso con trovate talvolta originali, ma lo spirito del primo film si è perduto per sempre. Manca sopratutto il sentimento nostalgico-malinconico che pervadeva il primo film (specie nel finale) anche se gli attori fanno ancora bene la loro parte.
L'atto II sconta il suo essere sequel con una sceneggiatura più francamente comica, meno introspettiva. Data per scontata la psicologia dei personaggi, ormai noti a tutti, la regia è libera di dare più ampio respiro alla costruzione degli episodi fattuali, che appaiono più ariosi rispetto al primo atto a scapito dei moventi interiori. Personaggi più macchiettistici quindi, ma anche una narrazione sciolta e briosa, farebbero di questo un film di livello pari al predecessore; interviene invece Paolo Stoppa a dare il colpo finale e il 2° atto vince ai punti.
MEMORABILE: "Non c'è problema, basta che l'ingallata sia d'accordo" "Chi?" "L'ingallata: la gravida, la pregna!"
Sono ancora tutti in grande forma i compagnoni, armati di supercazzole e vogliosi di zingarate; e dico proprio tutti, visto che, grazie a voli nel passato, viene anche riesumato (e menomale) il Perozzi. Le gag riuscite si sprecano, passando dalle peggio vigliaccate, ai colpi bassi (come sempre, anche tra loro). Non mancano, comunque, i momenti piuttosto amari (la situazione del conte Mascetti e famiglia). Regge bene fino alla fine, a parte qualche colpo non proprio a segno (l’inesistente spasimante), restando notevole e da vedere.
MEMORABILE: Il tema del "simpatico" Lucianino (figlio del Perozzi), ospite del conte Mascetti. Il battesimo.
Mentre il primo era un divertente e riuscito misto tra dramma e commedia, in questa seconda puntata è netta la dimensione comica della vicenda. I quattro protagonisti ricordano episodi del passato (che vengono mostrati in flashback e in cui riappare il Sor Perozzi/Noiret) e vivono divertenti avventure nel presente. Il tutto sotto la calibrata regia del maestro Monicelli. Grandissimi una volta di più i protagonisti, con la new entry Montagnani al posto di Del Prete. Raffica di scene memorabili.
MEMORABILE: Adelina; La torre di Pisa; "Sii Astuto come un cervo." "Oh che bischerate tu dici. Semmai
astuto come una volpe." "Si,ma la volpe non c'ha mica le corna".
Quando il sequel non delude lo spettatore! Qui siamo di fronte ad un capolavoro di cinema comico, o commedia se si preferisce. Qui abbiamo situazioni boccaccesche, scherzi più o meno volgari, e abbiamo anche il cattivo cinismo. Alcune scene sono assolutamente memorabili e non v'è possibilità alcuna di trovar qui un solo punto debole. Attori al top, regia al top, sceneggiatura al top. Insomma un capolavoro. Peccato per l'immensa boiata del terzo capitolo, che quasi danneggia i Monicelliani!
Se l'entrata in scena di Montagnani pare funzionare bene e la verve dissacrante del primo episodio non si è smarrita, tuttavia il filo narrativo è meno lineare, sembra adesso di procedere per gag successive. Tra queste mi piace ricordare il figlio del Perozzi a pigione dal Mascetti, l'operazione ai reni dello strozzino, l'alluvione. Più grossolani invece altri passaggi, come quello alla torre di Pisa e la corsa delle carrozzine. I temi di fondo del primo film vengono confermati, ma l'effetto non è più lo stesso.
Sequel delle avventure degli zingari. Si ride parecchio, ma là con una nota malinconica evidente, qui c'è la voglia di costruire scene efficaci tralasciando quasi del tutto (occhio al finale) lo spirito del primo film. Ecco dunque pezzi divenuti celeberrimi: Adelina, Stoppa, la beghina e l'alluvione, la Via Crucis, ecc. ecc. Grandissimo Celi nella parte del cinico (quasi più che nel primo).
Nient'altro che un buon film. La sensazione di già visto è sin troppo pesante, tanto che a tratti sembra di assistere ad un remake più che ad un sequel. Manca completamente l'atmosfera del capostipite e la sostituzione di Del Prete con Montagnani è quasi emblematica delle intenzioni che animano quaesto secondo capitolo: fare ridere, punto. Invece paradossalmente l'effetto comico risulta inferiore al primo capitolo, a causa di situazione esagerate ed una certa grossolanità di fondo.
MEMORABILE: "Non bisogna mai andare in Germania, Paolo".
Non male. Vi sono numerosi "episodi" divertenti, come per esempio quello dell'alluvione con Moschin che esclama "ma guarda se Dio per salvare la tua verginità doveva inondare Firenze!", l'usuraio, le foto oscene. Monicelli firma una buona regia. Ottimo il cast d'attori, non solo quelli principali. Godibile.
Di assoluto livello questo secondo capitolo, con la solita amarezza di fondo ad ancora molte scene strepitose. Il film a mio avviso guadagna anche dalla sostituzione del mediocre Duilio Del Prete con l'ottimo Renzo Montagnani, ed anche l'usuraio intepretato da Paolo Stoppa è protagonista di alcuni momenti grandiosi. Forse alcuni passaggi tra il "presente" ed i flashback non sono perfetti, ma che importa. Da vedere anche solo per gli ultimi 5', che mostrano un Tognazzi da applausi a scena aperta.
MEMORABILE: "Questo è il famoso impresario Sassaroli!"
Ritornano i compagnoni scherzosi di Amici miei, dopo la morte di uno di loro, ma sempre in vena di zingarate (magari in flashback), tra cataclismi (l'alluvione di Firenze) e piccole burlette, in mezzo a drammi familiari o avventure passeggere. Tutto tra spensierata comicità e sottile malinconia. Un buon film, che tiene alto il livello della confezione già acquisito nel precedente lavoro, senza però la sorpresa dell'originalità.
Secondo capitolo che presenta tante affinità col primo, al quale in definitiva non aggiunge nulla di nuovo: zingarate di varia natura, una "tonificante" vena di cattiveria e la morte che aleggia in maniera prepotente. Anche il cast (quasi immutato) fa la sua parte. Il divertimento non manca anche se il risultato finale è un passo indietro rispetto al capostipite. Tuttavia il livello è ancora buono.
Secondo atto che si mantiene agli alti livelli del primo per quel che riguarda la comicità delle situazioni, la vincente struttura a flashback, qui utile per ripescare il prezioso Noiret e la prova attoriale dei 5 amici, anche qui spumeggianti, geniali e impagabili (Moschin forse fa sbellicare più di tutti). Ottimo anche il contributo degli sventurati che capitano loro a tiro come Stoppa e uno strepitoso Haber. Monicelli dirige il tutto col piglio giusto. Tanti gli episodi memorabili: al cimitero, l'alluvione, la gravida, il servizio torri...
Bello quanto il primo, in certi momenti anche di più. Montagnani rimpiazza degnamente Del Prete, conferendo alla sua figura da "bottegaio" un'aria più leggera. Questa volta il riso, più che amaro, è nero: nemmeno la morte riesce a dividere i cinque bischeri (vedi la bella idea dei flashback sul Perozzi) e si scherza amabilmente sui cimiteri, sui tradimenti e persino sulle malattie. Il ritmo malin-comico si mantiene sempre su alti livelli.
MEMORABILE: La "battuta" alla torre di Pisa; la crocefissione del Melandri.
Secondo atto per i goliardi fuori tempo. Entra Montagnani per Del Prete: ovvio miglioramento, che aumenta il rimpianto per il talento sprecato dall'attore nella sua carriera. La struttura è sostanzialmente la stessa. La morte del Perozzi dà lo spunto, poi si torna alle zingarate, alcune memorabili come la crocefissione e il "rigatino". Non tutto è di gran gusto (la contorsionista messa in valigia e buttata su un autobus è una trovata esagerata e stupida) e si perde un po' il senso vero del primo film. Comunque si ride tantissimo.
Al netto degli anacronismi imposti dalla necessità di ripescare il Perozzi e inserirlo in un flashback della Firenze alluvionata, oltre che di un tono meno introspettivo e più leggero che calza a pennello alla new entry Montagnani, la struttura base del primo film è salva, comprese la burla prolungata (qui al bravo Stoppa, nel primo a Blier) e la morte che aleggia sul finale. Non c'è l'atmosfera del capostipite, si compensa con maggiore cattiveria: gli "zingari" assecondano alla perfezione una sceneggiatura ben congegnata.
MEMORABILE: Lo scherzo al vedovo; l'esibizione dei Madrigalisti; la Via Crucis; il tema di Perozzi figlio.
Forse leggermente meno riflessivo del primo capitolo, ma con più ritmo e trovate ancora più surreali ed esilaranti; a tratti si ride amaro, ma è comunque un gran bel ridere. Manca Duilio Del Prete, sostituito ottimamente da Montagnani e Philippe Noiret (logicamente) non compare spesso; inoltre c'è qualche incongruenza temporale, ma il film fila ugualmente liscio fino alla fine e si fa godere per ogni singola scena. Il tocco di Monicelli c'è e si vede tutto.
MEMORABILE: Il battesimo del Melandri, con seguente via crucis.
Per certi versi l'ho trovato addirittura superiore al primo: più ritmo, scherzi più accattivanti e divertenti, Montagnani più in parte di Del Prete, ma la storia è un po' affaticata con i continui flashback tra passato e presente (che servono a riportare in scena Noiret). Comunque un cult del cinema italiano, pieno di grandi dialoghi e con un cast eccezionale che, oltre ai cinque protagonisti, conta comprimari del calibro di Haber e Stoppa. Imperdibile.
Più superficiale e commerciale del I, con qualche inutile eccesso (la contorsionista chiusa in valigia e rispedita a casa) e qualche errore cronologico, questo Atto II risulta tuttavia ottimo, grazie alla sapiente regia di Monicelli ed alla perfetta interpretazione dei 5 protagonisti. Molti degli episodi che si susseguono sono memorabili, dalla truffa allo strozzino (un grande Paolo Stoppa), alla scambio delle patenti. La conversione del Melandri (Moschin) è un capolavoro in tutte le sue fasi: l'annuncio agli amici, il battesimo, la via crucis.
MEMORABILE: Tutti snobbano il Melandri che si vuole battezzare, ma quando lui chiede un padrino...
Perso Del Prete subentra il toscanaccio Montagnani ma la musica non cambia, anzi trova nuovi spunti comici spolverati di cinica ironia. Gli amici delle zingarate sono in grande forma e costruiscono una narrazione piacevole caratterizzata anche dalla presenza del cravattaro Stoppa, gabbato in maniera epica e di Haber vedovo inconsolabile e collerico.
Purtroppo, per non rinunciare alla presenza del Perozzi, si inventano una sceneggiatura un po' deludente, con salti temporali complicati e non sempre in linea con la narrazione globale (considerato anche il primo). Ma a parte questo la forza comica è sempre la stessa. Anzi, il secondo capitolo è anche più dissacrante del primo visto che vengono trattati argomenti assolutamente delicati per l'epoca: religione, aborto, violenza carnale. Tutti trattati con la stessa miscela comico-drammatica che li rende irresistibili e che fanno comunque riflettere.
Non si capisce, fini commerciali a parte, da dove nasca l’idea di realizzare un seguito al primo celebre capitolo. L’impressione è si fosse già detto tutto; tanto che, nel tentativo di dare un senso all’operazione, la trama viene ulteriormente spezzettata in frammenti sparsi, nei quali la ferocia degli Amici si fa più acuta e gli scherzi più pesanti, aggiungendo poco o nulla rispetto a quanto già visto (malinconia nella malinconia).
Da bambino, dopo aver visto un servizio sul backstage del film, me ne innamorai e costrinsi il nonno a portami al cinema a vederlo, al posto di E. T.. Non me ne pentii, risi e mi divertii assai. Montagnani non fa rimpiangere del Prete, ma i pezzi migliori sono i flashback con Noiret (doppiato, stavolta, da Pino Locchi), ambientati nel 1966 e nel 1974, specie il secondo dove la vittima era lo strozzino Paolo Stoppa. Adolfo Celi è grande con i suoi "Ahi, ahi, ahi" e persino Moschin. Quattro.
MEMORABILE: Tognazzi: "Non arrabbiarti, sii astuto come un cervo". Montagnani: "Ma che dici? Semmai, astuto come una volpe". Tognazzi: "Le volpi non hanno le corna".
Quasi un clone del primo capitolo, per certi versi anche migliore. Perfetto Montagnani, decisamente migliore di Del Prete, indiscutibile il resto del cast, incluso Moschin che cambia capigliatura e sopratutto dà più spessore al suo personaggio. Alcune gag sono riprese dal primo capitolo, al posto del paesino abbiamo la Torre di Pisa, ma perdoniamo questo al maestro Monicelli che ci ha offerto un'altra grande opera. Forse il finale amaro non era una buona scelta... ma tant'è. Ottimo come il primo, forse persino meglio.
Mezzo sequel e mezzo prequel, a sorpresa (e già fuori tempo), ricco di momenti esilaranti che confermano le potenzialità dei personaggi e lo rendono comunque un buon film, ma non all'altezza dell'originale per vari motivi: troppe incongruenze imperdonabili in una vera saga (il Sassaroli entrava in scena a metà del primo capitolo), la mancanza di un'architettura narrativa completa (il Perozzi ovviamente non è più la voce narrante e viene resuscitato in flashback senza continuità), esagerazioni fastidiose per ferocia ed inverosimiglianza. Salvato da singoli episodi.
MEMORABILE: I cinque madrigalisti moderni: "Oh bucaiola, tu mi tradisci, tu dici -vengo!- invece tu pisci... ma vaffanzum-zum-zum"
Straordinasrio secondo capitolo di una trilogia che ha fatto epoca. Se il primo film era una commedia divertente ma amara, questo è più crudele negli scherzi (ma sempre divertente), più diffidente soprattutto nei confronti delle donne, viste quasi come oggetti da possedere ad ogni costo e con qualunque inganno. Azzecatissima, poi, la mossa di sostituire Del Prete con Montagnani (che aveva doppiato Noiret nel primo film), dando grande risalto alla figura del Necchi, fino ad allora quasi un comprimario. Finale molto bello. ****
MEMORABILE: Gli scherzi al cimitero, dello strozzino; I 5 Madrigalisti; La contorsionista.
Nonostante un'impostazione meno ricercata rispetto al primo episodio, si mantiene su livelli molto alti grazie agli sketch strepitosi, uno meglio dell'altro. L'inserimento di Montagnani è difatti un tentativo di puntare molto di più sull'aspetto goliardico che sui personaggi ormai noti (delirante la scena della via Crucis). Noiret compare in molti flashback, raccontati di fronte alla tomba del Perozzi, che tiene idealmente ancora unito il gruppo. Degno seguito.
Squadra che vince non si cambia e anche questa volta fa centro. Risate ciniche e amare con la tecnica dell'alternanza del flashback. Superbo tutto il cast ma Tognazzi resta il migliore del gruppo. Al posto di Del Prete subentra il bravo Montagnani e il personaggio del Necchi ci guadagna. Ottimi il reparto femminile con la Vukotic e la Tamantini e i camei di Haber e Stoppa.
Dei tre film mi sembra il più valido, più maturo e meno volgare (almeno in qualche parte, vedi la scena del vasino): Montagnani sostituisce Del Prete e la differenza si vede. Il gruppo è piò coeso e l'attore toscano conferisce quel valore in più (assieme alla "resurrezione" di Noiret). Grande anche il personaggio di Paolo Stoppa ma non trascuriamo Haber, qui in un gustoso cameo, o Enio Drovandi nella parte del vigile. Sarebbe bello recuperare un giorno le numerose parti tagliate.
Monicelli torna a dirigere i 5 amici dopo sette anni: ne esce un gran film, ma inferiore al primo, perché la vicenda è più articolata e, a ben vedere, c'è qualche errore cronologico di troppo. Il livello è in ogni caso elevato e non mancano elementi comici notevoli. Del Prete è sostituito da Montagnani nella parte del Necchi, mentre nella seconda parte del film troviamo Paolo Stoppa "strozzino", convinto dalla "banda" di essere malato. Quattro palle meritatissime!
Ciò che si aggiunge rispetto all’originale è un'ulteriore casistica di situazioni comico farsesche. Un elenco con diverse ripetizioni: dalla definizione di genio, la disperazione della Vukotic, l’attacco alla cittadina (stavolta Pisa), la chiusura con l’uomo in più (da Blier a Stoppa). La classe degli attori rende ancora divertenti o drammatici gli eventi, ma manca un po’ l’anima e emerge alla distanza una stanchezza di fondo.
MEMORABILE: Celi al telefono con “la sorella” nel letto; La descrizione della casa del figlio del Perozzi.
Una prosecuzione naturale e quasi dovuta che, seppur più permeata di malinconia e rimpianti, non fa altro che arricchire e completare al meglio il primo fortunatissimo episodio. L'entrata in squadra poi di un motivato Montagnani fornisce al cast un tocco di vera fiorentinità. Una pietra miliare della commedia all'italiana.
Continuano le "zingarate" dei quattro amici toscani divisi tra la voglia di non prendersi mai sul serio e la nostalgia per l'amico scomparso (Perotti), ricordato con diversi flashback. E' un sequel e quasi sempre un sequel non è mai all'altezza del precedente, anche se Monicelli graffia ancora con buona energia e gli attori sono sempre in ottima forma. Ma l'aspetto goliardico prende il sopravvento sul disincanto e la malinconia e, forse, è proprio la mancanza del retrogusto amaro a far scendere il film di un paio di pallini.
MEMORABILE: Il coro dei madrigalisti moderni; Lo scherzo della Torre di Pisa.
Un calco fedelissimo del fortunato capostipite (Stoppa invece di Blier, Tognazzi invece di Noiret e così via): se il primo episodio già peccava per la cattiveria più atteggiata che veramente effettiva, il seguito è una stanca iterazione di scherzi di grana grossa, sicuramente volgari e solo a tratti blandamente divertenti. A ben guardare il remake monicelliano di sé stesso non è una delle ultime grandi commedie nere, bensì il nobile apripista alle commediacce degli Ottanta, superficiali e senza nulla da dire sulla società e la vita.
Un po' come per il secondo Fantozzi, anche il seguito di Amici miei cresce di ritmo e si alleggerisce. Certo, le zingarate e le supercazzole sono eredità del primo capitolo, ma alcune sono ancora più geniali (basti pensare al pronto intervento per non far cadere la torre di Pisa) e complesse da girare (bella l'integrazione con le immagini reali dell'alluvione di Firenze). Stavolta il mattatore - e lo sarà anche nel capitolo successivo - è Ugo Tognazzi, ma Philippe Noiret è ancora presente nei flashback. Montagnani non fa rimpiangere Del Prete.
Il primo era un capolavoro, il secondo no, ma ci va vicino in quanto i compagni di tante zingarate sono ancora in forma e pronti a divertirsi ancora. Nella storia torna anche il compianto Perozzi attraverso diversi flashback, flashback che causeranno non poche incongruenze col capitolo precedente. Impossibile non sganasciarsi dalle risate con tutta una serie di zingarate epiche come quella al cimitero messa in atto dal Sassaroli. Da vedere e rivedere all'infinito.
Mantiene la vena frizzante delle zingarate ma perde quasi del tutto la caratteristica che rende un capolavoro il capostipite: quella malinconia sottile e struggente che rende autentici i personaggi e ci fa empatizzare con loro. Qui il film vira verso una commedia più rozza ma sempre geniale, anche se un paio di episodi sono rivestiti da un'amarezza totalmente estranea al senso dell'opera (lo stupro e aborto della figlia brutta, alla peggior Fantozzi). Per fortuna molte zingarate esilaranti risollevano l'opera, che rimane nettamente un buon film.
MEMORABILE: Il vedovo traumatizzato; Il concorso di canto; Perozzi figlio-Andreotti; Il Perozzi nell'alluvione di Firenze.
Il secondo capitolo della celebre saga presenta la stessa linea narrativa del precedente in cui si alternano zingarate e momenti seri con un umorismo che si fa ora più lieve e ora più greve. Manca naturalmente l'effetto sorpresa e qualche episodio è poco credibile, nonostante un cast parzialmente rinnovato abbia elevato il livello di recitazione. Si tratta fondamentalmente di un'operazione commerciale, che perde lungo la strada freschezza e smalto (vedi lo scherzo a Stoppa), ma che riesce comunque a strappare diverse risate.
MEMORABILE: Lo scherzo a Haber; La contorsionista "rispedita" in patria.
Lo stesso regista, la stessa formidabile squadra di attori (a parte la sostituzione con Montagnani dell'assente giustificato Del Prete), eppure già dall'inizio con lo scherzo al vedovo nel cimitero di San Miniato, si palesa un vena maligna non sempre giustificata dalla meschinità della "vittima" (il pensionato Blier nel primo capitolo, qui lo strozzino Stoppa), mentre si conferma la misoginia feroce per cui le donne belle sono tutte puttane e quelle meno attraenti macchiette da deridere. Certe alcuni scherzi sono spassosi, ma questa volta manca la freschezza della novità.
Sequel che mantiene alta l'asticella grazie soprattutto a Ugo Tognazzi, perno della vicenda, protagonista dei momenti migliori e stavolta anche voce narrante. Non mancano le risate, le gag indimenticabili, i momenti di nostalgia; insomma, in fin dei conti tutti gli elementi che avevano reso celebre il primo capitolo li ritroviamo anche in questo secondo atto.
Seguito che perde in freschezza, linearità e profondità rispetto all’originale, ma che guadagna in amarezza: a tratti il riso si fa quasi tragico. Tutti gli episodi sono memorabili ed è difficile scegliere il migliore, anche se a tratti si avverte qualche caduta di tono e qualche esagerazione gratuita; i cinque “bischeri” sigillano grandiosamente la riuscita del film, ognuno a proprio modo e col proprio stile (più mordaci Tognazzi e Celi, più sottile Noiret, più sanguigni e popolareschi Moschin e il toscanaccio Montagnani, che sostituisce briosamente Del Prete).
MEMORABILE: Gli scherzi al vedovo e al cravattaro; I Madrigalisti Moderni; Lucianino; La Via Crucis; L’alluvione; “Sparecchiavo...”; Necchi e la patente.
La malinconia di Germi non c'è più e lascia il posto al purissimo e caustico vetriolo monicelliano, con punte di cattiveria e umore nero quasi estreme. È forse il funerale vero e proprio della commedia all'italiana, ma come accade con il quintetto di amici più cinico e scorretto del cinema durante la triste cerimonia si ride e si scherza senza rispetto per nessuno. Con Montagnani e Stoppa il cast sale ancor più di livello per un seguito pienamente all'altezza del predecessore, seppure alcune incongruenze temporali nella narrazione lascino un po' di amaro in bocca.
Ottimo ed efficace sequel monicelliano del popolarissimo primo atto, nettamente superiore rispetto a quest'ultimo; Monicelli sembra infatti aver raggiunto una maggiore maturità comico/narrativa, decidendo dunque di scartare gli elementi più grotteschi e grossolani così tipici, invece, del primo episodio. Il ritmo è qui sostenuto da una fluvialità di trovate comiche notevole, le volgarità più pecorecce sono fortunatamente ridotte e l'idea del lungo flashback del Perozzi risulta piacevolmente gustosa. Note diffuse di vuoto e malinconia migliorano notevolmente la qualità del tutto.
MEMORABILE: Le inseparabili supercazzole del conte Mascetti; Un efficace Montagnani nel ruolo del Necchi; La crocefissione; Il tema del piccolo Luciano; Finale.
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Io non l'ho visto direttamente, ma nel corso di un'intervista recente a Monicelli gli è stata posta una domanda su cosa ne pensasse.
Risposta: in pratica non mi interessa, anche se intere generazioni sono cresciute con questi film.
DiscussioneManfrin • 4/01/10 20:32 Servizio caffè - 482 interventi
Confermo Yole (o Jole?) Marinelli nel ruolo della moglie del fornaio,ovvero "Anita Esposito di anni 30" come dice la moglie del Perozzi quando legge la falsa notizia della sua morte.
Manfrin ebbe a dire: Confermo Yole (o Jole?) Marinelli nel ruolo della moglie del fornaio,ovvero "Anita Esposito di anni 30" come dice la moglie del Perozzi quando legge la falsa notizia della sua morte.
La logica vorrebbe Jole ("i semiconsonantica", come in Jesolo, Jugoslavia, jena, jella, eccetera), ma può essere un errore dell'anagrafe. Ancor oggi non pochi confondono la "ipsilon" (o "i greca") con la "i lunga". Dirò di più: molti giovani (pure diplomati) IGNORANO cosa sia la "i lunga" e la chiamao "gèi"!!! Cosa insegnano a scuola di italiano, mi chiedo spesso...
Ruber ebbe a dire: Mamma mia Domiziana Giordano! non l'avevo riconosciuta, si che sono passati un bel po di anni, ma e' cambiata molto, guarda se non lo vedevo scritto sul suo sito e su wikipedia che ha partecipato al film in questione non ci avrei mai creduto! pero' ce un incongruenza fisica non da poco, scusate ma voi l'avete vista la Gioedano, non ha tutto sto popo di seno che ha nel film, e non credo che nel '82, gli abbiano messu su qualcosa, anche perche' in un momento quando Moschin cerca di trombarsela, gli si vede il seno e ' sembra del tutto naturale; io me la ricordo all isola e in costume non aveva tutto sto seno mah...
Confermo che è la Giordano, senza dubbio (coinvolta, seppur di striscio, in Tangentopoli, quand'era compagna del finanziere del PSI Ferdinando Mach di Palmstein...).
DiscussioneMaxx g • 14/09/13 05:08 Servizio caffè - 26 interventi
Nel commento ( che vedrete ) ho parlato di parti tagliate perché comprai il libro contenente la sceneggiatura e c'era materiale per almeno 20' o 30' in più. Però in alcune c'è scritta la dicitura " tagliata in moviola " e quindi penso non sia materiale recuperabile.
Da notare che la Filmauro nel 2002 pubblicizzò un'uscita della trilogia in quattro dvd, ma penso non sia mai stata distribuita.