Sole negli occhi - Film (2001)

Film piuttosto sconosciuto che parla dell'odio e dell'assassinio di un figlio verso il proprio padre, un odio provenente da un trauma subito nel passato. Nel frattempo il protagonista farà la conoscenza di una adolescente alle prese con il suo primo amore. Buona recitazione di Fabrizio Gifuni nel ruolo dell'assassino, buona anche la recitazione di Valerio Mastandrea nel ruolo del poliziotto, sebbene nel film resti un po' defilato...

La voglia di vedere il film innescata dall'incipipit affidato al cameo di Cavina si affievolisce con lo svolgersi di un intreccio piatto che cade presto nella noia. Gifuni perfetto nel ruolo del protagonista problematico, ma sembra crederci solo lui, visto che anche il buon Mastrandrea ha un'aria stanca e demotivata. Consigliato solo ai coraggiosi.

Una buona prima prova dell'allora esordiente Porporati, un piccolo film che vale la pena di essere recuperato soprattutto per l'ottima prova di un giovane Gifuni nei panni di un parricida tormentato. Dopo uno splendido incipit da noir, si segue il peregrinare urbano del protagonista, alle prese con i suoi dilemmi familiari ed esistenziali. Non tutto funziona bene e il ritmo ne risente, ma a convincere sono soprattutto gli attori e il quadro di un'Italia provinciale e indifferente.

Ispirato al celeberrimo "Delitto e castigo", il film ne segue solo una traccia, narrando di un parricidio compiuto in una fase di quasi confusione mentale. C'è tutta l'alienazione umana di chi non riesce ad adattarsi al mondo reale, se non forse in quell'estremo atto che parrebbe avere una sua logica sequenziale. Gifuni qui ci regala una interpretazione altamente veritiera, barcollando di qua e di là in una Rimini vacanziera totalmente distonica rispetto al suo mondo interiore.

Il plot è più da racconto morale che da cronaca verosimile, più stilizzato e artificioso che realistico, eppure il dialogo con la "verità" è profondo. Allo stralunato e spaesato protagonista del parricidio, attuato apparentemente senza motivo, offre il volto un Gifuni intrigante, anche se talvolta sembra virare più su un annoiato spleen moraviano che sulla macerata introspezione dostoevskiana (che sarebbe il riferimento dichiarato). Comunque interessante (anche per la scelta della location balneare) e coraggioso.

Opera prima con riferimenti alti che si focalizza più sui pensieri e sulle azioni erratiche del disadattato protagonista, la cui solitudine è enfatizzata dal contrasto col vacuo e affollato contesto vacanziero, che sul racconto realistico degli eventi (a tratti invero fiacco). La forza del debutto di Porporati sta nelle prove generose degli attori (in particolare Gifuni e la Boccardo, qui alla sua purtroppo ultima comparsa sul grande schermo), che riescono a rendere partecipe lo spettatore del difficile, a tratti penoso, percorso del protagonista.