Stag night - Film (2008)

Non salite su quel metrò, che non vi conviene. Potreste incontrare gli highlander-clochard, sfollati, bagagli ma soprattutto acuminatissime armi sotto il dedalo cunicolare della New York City Subway. Tipi strani, che sezionano arti con più precisione del chirurgo pur vedendoci meno degli albini discendenti e che brandiscono mazze come i Baseball fury contro i Guerrieri. Un gruppo di reduci dalla Stag-night (l'addio al celibato al tempo del medioevo) si imbatteranno nei succitati tunnel rats, che giocheranno con loro come fa il turpe topo di fogna col pacioso gattone di casa. Saranno sorci verdi.

Possiamo metterla così, se vi pare: la barbarica subway of life come metafora del subconscio della civiltà (a sua volta ben dissimulata barbarie), con gli unheimlich rimossi che al massimo del furore si prendono le sospirate rivincite. Guaio vuole che anche da questa angolazione, che è del resto personale e comunque obsoleta, il film fa di tutto per farci invocare al più presto gli end-credits, per farsi inondare di improperi e seppellire di sbadigli, tracimante come è del consueto caravanserraglio di dinamiche fruste (a partire dall'immancabile mancanza di campo) e di budello fast f(l)ood.

L’hanno detto in mille salse: non prendere il metrò, evitare le macellerie mobili di mezzanotte, non affrontare le subways piene di chirurghi. Stavolta l’idea è far deragliare un addio al celibato nelle stazioni popolate da clochard vichinghi simili a Rob Zombie e lo svolgimento non dispiace: molto gore, molto ritmo, recitazione dignitosa. Arduo comunque far approdare una nave di 80 minuti senza falle e più di una volta ci si stupisce di tanta stoltezza. Rimane la vecchia soluzione: spegnere il cervello; così ci si può divertire senza rimpianti.