Resurrectio - Film (1931)

Primo film sonoro "girato" in Italia, fu lasciato negli stabilimenti Cines per preoccupazioni commerciali e distribuito dopo La canzone dell'amore di Righelli. Plot risibile: direttore d'orchestra abbandonato dalla sua donna, medita se ucciderla o ammazzarsi, a farlo risorgere saranno un ragazzino cui salva la vita e una brava ragazza che si innamora di lui. Il suo valore è invece tutto storico e tecnico (curioso ancor oggi all'udito il mix musica, rumori esterni e dialogo), legato anche alla figura del giovane tycoon Blasetti che pure lo disconoscerà.

Soggetto molto banale e datato, a volte dilatato e lisergico. Fondamentale solo dal punto di vista storico e tecnico essendo il primo film italiano con sonoro sincronizzato (il capostipite fu Il cantante di jazz). La novità tecnica è gestita con ingenuità: in molte parti del film rumori esterni, musica e parlato si sovrappongono. Nei 60 minuti di film i dialoghi sono ridotti, predominando così la colonna sonora. Estrosi gli spezzoni onirici che occupano alcune parti del film: sono forse l'unico guizzo di una regia spenta. Senza infamia né lode.

L'inizio, con la macchina da presa che gira voluttuosamente per i locali dell'Astoria, è delizioso. E la prima mezzora funziona bene. Poi resta buono il livello visivo (bella la parte onirica con i rematori), ma la trama inizia a perdere colpi, facendo registrare anche l'eccessivo momento del panico in teatro. Crespi è troppo rigido, la Franca ha occhioni notevoli, la "femme fatale" funziona egregiamente (fra i suoi ammiratori si riconosce il nasuto Renato Malavasi), a partire sin dal nome del credito (Venera Alexandrescu). Interessanti gli sguardi che Blasetti dedica ai lavoratori.