La fabbrica di bare - Corto (1966)

Poche immagini d'introduzione ed eccoci scaraventati ad assistere allo spettacolo di marionette più freak che sia mai stato impressionato su celluloide; protagonisti 2 marionette incredibilmente violente e un criceto. Storia decisamente scarna ma inquietante, montata da paura e musicata in modo tutto suo.

Fra tanti teatrini, più o meno meccanici, più o meno consunti, si fanno strada le marionette di Punch e Judy che litigano furiosamente per un criceto. Incredibile: tanto la storia è assurda e strampalata, perfino negli esiti grotteschi della forsennata resa dei conti tra i due, e tanto attira l'attenzione e ammalia. Anche grazie a uno splendido impasto visivo di cromatismi materici, al montaggio incalzante (ben affiancato da una musica altrettanto straniante) e alla contaminazione fra diversi tipi di animazione. Sbilencamente affascinante.

Tremendamente inquietante, con un finale quasi horror. Le due marionette sono molto disturbanti, ottima l'apertura del film con le scimmiette. Il corto è come al solito un crescendo carico di tensione e morte, che si conclude in un finale splatteroso. Il migliore corto di Svankmajer da me visionato finora.

Si torna a temi e situazioni presenti nell’opera di esordio di Svankmajer: ancora una “sfida” senza esclusione di colpi, ancora una volta con un solo vincitore: la morte. Il corto è divertente e serrato come spesso accade nei lavori del regista. C’è poi spazio per una delle passioni fondamentali di Svankmajer: i burattini, protagonisti del corto. Comincia anche a farsi strada più cospicuamente il grottesco che raggiungerà poi livelli sempre più elevati in altri lavori del ceco, sfociando poi più compiutamente nel surreale.

Due marionette danno vita a una rappresentazione che lascia di stucco per semplicità e allo stesso tempo per efficacia. La vita può diventare una febbre incurabile se si è divorati dal demone del rancore e della gelosia. La conseguenza è una follia collettiva che distrugge senza se e senza ma. Quel genio di Svankmajer riesce a mostrare tutto questo in pochissimo tempo e con una chiarezza disarmante.