Una giornata della vita di cinque militari di leva privati per punizione del giorno di libera uscita. Tratto da una commedia teatrale dello stesso regista, Naja si segnala per una discreta sceneggiatura che affronta con apparente leggerezza, temi seri ed impegnativi come il malessere giovanile, i disagi della vita in caserma, nonchè varie problematiche sentimentali. Buona l'interpretazione del cast nel quale spicca l'efficace Enrico Lo Verso.
Una decina d’anni dopo l'omonima pièce teatrale dello stesso autore, Longoni riprende in mano la sceneggiatura e la traduce in un tardo naja-movie all'alba dell'abolizione della leva militare; il risultato, come spesso capita quando si adatta il teatro al cinema, è tutt'altro che entusiasmante per via di una messinscena eccessivamente statica (il film è in sostanza girato sempre nello stesso stanzone), dunque con tempi eccessivamente lenti. Buoni attori, ma qui non funzionano.
Cinque militari, cinque caratteri definiti e sopra le righe (come si conviene) a un testo teatrale dello stesso Longoni, portato sullo schermo senza le necessarie modifiche di adattamento. Ne consegue che, tolte poche scene, i personaggi risultano stereotipati e, allo stesso tempo, poco credibili. Inoltre sono troppe le ripetizioni girate nella camerata e arrivano a stancare. Il film si ravviva un po' all'esterno, fuori dalla caserma, luogo di piccoli e grandi soprusi e piccoli e grandi drammi. Condanna della "naja". Finale con uscita teatrale.
Longoni porta sul grande schermo la sua pièce in cui si intrecciano storie di caserma ricche di pathos. Nonostante la drammaticità degli eventi narrati, la vicenda non risulta particolarmente coinvolgente anche per la sceneggiatura piuttosto debole e frammentata in cui i momenti topici non sono adeguatamente inderiti in una struttura narrativa unitaria. Buona la prova del cast, tenendo presente che molti dei protagonisti sono alle primissime armi mentre la regia mi è semprata troppo legata all'impianto teatrale. Guardabile ma niente di più.
Tratta da una piece teatrale, la pellicola narra le vicende di cinque militari di leva che trascorrono una domenica in caserma perché puniti. Prevaricazioni, prepotenze, scambi di accuse ma anche solidarietà in una giornata che purtroppo si conclude tragicamente, anche se con speranza. Critiche all'oramai vetusto servizio militare e narrazione talvolta claustrofobica. Appropriato il cast con Siciliano (odioso) e Lo Verso che spiccano.
A dieci anni dal più convincente film di Marco Risi sulla vita da caserma e in un periodo in cui il Ministero aveva già diramato circolari con cui veniva comunicato che il nonnismo doveva essere severamente punito e non più incoraggiato, arriva questo Naja, abbondantemente fuori tempo e senza nessuna velleità di passare da pièce teatrale a pellicola cinematografica. Quello che funziona a teatro spesso non funziona al cinema e così il film diventa presto noioso, troppo statico e con un cast che convince poco. Il dramma finale era nell'aria.
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Lòpe ebbe a dire: Prima apparizione cinematografica per Giorgio Caputo, meglio conosciuto come Ricotta (Federico Amati) nella serie TV Romanzo criminale.
Mi sembra di ricordare che i toni non fossero proprio drammatici in senso stretto ma francamente dovrei rivederlo per esprimere un giudizio più preciso.