La tipa di Descent 2, che poi è la tipa di Descent 1, come me della prima escursione ricorda solo qualche flash degli albini che secernono robaccia grigia. Quando la vincolano a rituffarsi negli Appalachi in ricognizione quindi, non se ne fa neanche 'sto gran cruccio. Siccome però chi-dice-donna-dice-Descent (ed evito il pippotto sul simbolismo montagna-utero) con lei c'è la mujer-del-policía Rios (e ridaje: delle amazzoni?) e la rediviva Juno. E gli uomini? Sono degli ebeti e giustamente vengon trucidati, ma D.2 è horror-virile, che cita latrine al Nesquik e sorci dalla bocca senza colpo ferire.
La protagonista della prima discesa nelle grotte dei monti Appalachi viene costretta (dopo appena due giorni e con una gentilezza che le darebbe tutto il diritto di rivolgersi alla corte per i diritti umani di Strasburgo) a rigettarsi nelle spelonche infestate dai viscidi uomini-talpa. Meno riuscito del precedente e a tratti ripetitivo, il film viene risollevato da qualche momento claustrofobico non male e da alcune scene splatter spassose. Si ripete l'impostazione tutta al femminile del film con gli uomini nel ruolo del richiamo per mostri.
Il sequel di uno dei migliori horror dell'ultimo decennio era destinato in partenza a deludere le aspettative. Detto questo, il filmetto si tiene a galla vivacchiando sulle ambientazioni e le situazioni del primo episodio. Però, chissà perché, i mostri dell'originale facevano paura mentre questi sembrano gnomi ritardati... questione di sfumature di make-up? Il finale introduce ex abrupto una sorpresa (gratuita) che spalanca inesorabilmente le porte ad una terza parte.
Un discreto ritorno nei cunicoli maledetti, dove una novella Ripley si ricaccia nel luogo del massacro delle sue amiche (tutte morte?), ma questa volta coi rinforzi, o presunti tali. Anche nel secondo episodio le donne si dimostrano più astute e adattabili, relegando gli uomini al ruolo di stupida carne da macello, o di altruisti destinati a una fine infame. Il tutto è girato con mestiere e gli attori se la cavano, supportati anche da un ritmo quasi costante e dall'opprimente sensazione claustrofobica (il cunicolo semiallagato; prigioniera). Piuttosto sanguinario e cattivello. Non male.
MEMORABILE: La ragazza è costretta ad appendersi a un cadavere che rigurgita parecchio sangue sulla sua faccia; La latrina per mostri; Picconate sul braccio.
Tralasciando la manciata di corbellerie usate per innescare il ritorno nelle oscure caverne, è comunque un sequel solidissimo che non lesina nello splatter e trova persino una certa originalità nelle dinamiche degli omicidi, non certo scontata viste le location. La riproposizione delle stesse grotte, cunicoli e rocce spigolose non disturba affatto, lasciandoci godere diverse scene come se Marshall non avesse già girato un prototipo. Finale lasciato aperto, forse, però, con un twist un po' troppo estemporaneo. Promosso comunque.
Claustrofobia e angoscia camminano di pari passo e sono la garanzia della buona riuscita di un horror i cui pochi difetti lasciano soltanto un pizzico di amaro in bocca. Peccato, infatti, che il ritorno nelle grotte sia forzato e i punti di contatto con il primo capitolo vacillino in qualche occasione per la scarsa plausibilità. Ad ogni modo, arrivati in profondità la sostanza non manca perché l'ansia per gli spazi angusti e chiusi viene sollecitata con estrema facilità, mentre gli scontri con le creature sono adrenalinici e sanguinolenti.
Un pretesto assai leggerino consente di continuare la saga dei Catskill. Come spesso accade, però, il seguito non solo si adagia sul già visto, ma estremizza certe trovate di successo del capostipite sino alla ripetitività più stanca (se non alla parodia). L'ambientazione è sempre fascinosa; i mostriciattoli, tuttavia, hanno perso grinta e devono presentarsi sistematicamente con jump scares per ravvivare i precedenti fasti. Irritanti le protagoniste, da speleologhe dilettanti a sterminatrici in un paio di giorni.
Tornano le feroci creature sotterranee. Sequel in continuità con inizio ospedaliero (che novità!) dell'unica ragazza uscita dalle infernali grotte carsiche; ancora sotto shock torna giù con un gruppo di salvataggio per cercare le altre. Niente di nuovo, una riconferma con canovaccio simile al predecessore; tutto molto ben costruito e funzionante (confezione ancora ottima e splatter credibile) ma ormai routinario, eccettuati due imprevedibili colpi di scena dopo un'ora e il finale (che lascia intuire un sequel). L'intrattenimento c'è.
Il primo capitolo aveva un american cut e un european cut; questo sequel si rifà a quello americano, dal finale meno tragico, che ammetteva la possibilità di un seguito. Il primo era uno dei migliori horror anni 2000, questo si difende discretamente. Le caverne e i suoi abitanti creano ancora una buona dose di ansia e claustrofobia e lo splatter è assicurato, così come il divertimento. Un buon film che non ammette noia fino all'ottimo finale.
Sequel sorprendentemente buono che si collega al finale (lieto) dell'edizione americana del primo film. Harris, montatore per Marshall, ripropone senza troppa fantasia la già elementare struttura survivalista del predecessore. Se si lasciano passare forzature colossali (la superstite costretta a partecipare alla missione di recupero, i comportamenti lunatici o stupidi di alcuni personaggi), ciò che resta è un'avventura gore sapientemente eseguita, con svariati rimandi alla truculenza italica (i ratti dalla bocca matteiani, le trapanazioni craniche fulciane...). Bad ending perfetto.
MEMORABILE: Il mostro schiacciato da una roccia; Le numerose gole strappate a morsi; L'attraversamento del canale allagato; La pozza di escrementi dei crawler.
Per la gioia dei rettiliani, un'altra proposta indescente che farà rinunciare a una gita a Frasassi. La grana di un sequel è sempre sapere già cosa ci aspetta (quali corde si andranno a toccare, a spezzare o a usare per strozzare), e sperare che sia un cosa stravolto ed ecceduto. Con pretese così cliniche in groppa è dura lasciarsi completamente andare a un gioco stanco che rinuncia anche alla fine sottotraccia psicanalica e non ha carte migliori dello splatter-bustering, ma che ha due sorpresine dalla sua. Ricavare di più e meglio lambiva forse l'impossibile, ma la dignità è salva.
MEMORABILE: Topino; Sperma e feci; L'ending che più bad non si potrebbe.
Assortita armata Brancaleone si cala sottoterra, in barba ad ogni logica (non servirebbe solo personale esperto?), per salvare certe ragazze... e anche per sollazzare gli inquilini autoctoni. Diversi i difetti presenti: la fotografia è involuta (la grotta spesso pare troppo luminosa) mentre la protagonista da spaesata catatonica diventa guerrigliera in un amen. Inoltre, perso l'effetto sorpresa del prequel, non si è trovato di meglio che piazzare jumpscare dappertutto, col risultato che diventano anch'essi prevedibili. Il finale che senso ha? Da salvare solo il buon gore. Deludente.
MEMORABILE: Il ritrovamento con sorpresa del primo cadavere; La mano mozzata a picconate.
Sequel filologico costruito con meno raffinatezza ma con un deflagrante, virulento spirito gore. “The descent: part 2” ha buone orecchie - stridenti e assordanti - e due occhi vividi, che scrutano un conflitto tanto atavico quanto violento attraverso la polverosa e sepolcrale penombra delle location. Tra l’entourage artistico ritroviamo la protagonista Shauna Macdonald (bravissima) e le splendide musiche di David Julyan. Tutto molto bello ok, ma il terrore uterino del primo era proprio un’altra storia. Comunque notevole.
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