Un padre educa il figlio alla boxe ed è gelosissimo del suo ruolo tanto da regolargli la vita sentimentale. La sua ossessione produrrà conseguenze drammatiche e lo porterà a confrontarsi con nuovi mondi che non poteva vedere/comprendere prima. Un bel film che spazia dal litorale pontino alla Slovenia (con atmosfere che ricordano L'imbalsamatore), che sa essere amaro nel modo giusto e che presenta un Castellitto in grande spolvero. Nel racconto entrano ed escono troppi personaggi e il finale è discutibile ma l'impressione è quella di un film valido.
L'intenso e protettivo rapporto che lega un padre (un valido Castellitto) con il figlio è spezzato da un tragico evento che porta il genitore ad un'ossessiva quanto inizialmente deludente ricerca. Dopo una folgorante prima parte, il film devia totalmente nella narrazione abbandonando il litorale romano per immergersi nelle terre di confine friulane perdendo la spinta iniziale. Non eccelso il finale, tuttavia rimane una discreta storia.
La storia è ad altissima intensità drammatica: un padre stravede per il figlio, che però muore e viene espiantato; così va alla ricerca della persona a cui è andato il cuore. Una prima parte che è un grumo di emozioni nel racconto anticonvenzionale di un rapporto padre-figlio, fatto di speranza e dolore. Il colpo di scena a metà film è pazzesco e geniale e modifica radicalmente la narrazione, trascinandola verso lidi meno realistici e ingolfandola con qualche stiramento di troppo. Castellitto fa scintille (un po’ eccedendo nella seconda parte).
Gran parte del funzionamento del film sta sulle spalle di Castellitto, perché la sua interpretazione è una volta di più intensa e di grande impatto emotivo. La storia invece tende a dilatarsi eccessivamente in lunghi silenzi, azioni ripetitive e non è aiutata da un finale abbastanza sciapo. Buone le musiche, acerba la regia.
Primo tempo coinvolgente, sebbene la storia sia una sorta di Kramer contro Kramer in versione agonistica (una donna rivuole con sé il figlio abbandonato anni prima) e Castellitto, per quanto bravo, ricordi Er Monnezza nel modo esagerato di porsi con gli altri. La seconda parte, purtroppo, parte con un colpo di scena che è una vera beffa (ma più per il protagonista che per lo spettatore), scivolando in una serie di situazioni grottesche che convergono in un finale ridicolo (nel senso pieno del termine). Da non crederci.
MEMORABILE: Il brindisi fra amici nel locale; Lo scontro fra padre e figlio.
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