Horror australiano con frequenti richiami formali e visivi a SHINING (la bambina spettro, l'acqua, le riprese dall'altro dell'auto, il ballo, il gatto che si muove nei corridoi dell'ospizio inseguito dalla telecamera come Danny e il suo triciclo e molto altro ancora) ma senza ovviamente avere lo spessore e la forza di capolavoro kubrickiano. Chi lo ama e chi lo odia, NEXT OF KIN. I primi fanno notare l'estrema cura nelle riprese, la ricerca della suspense attraverso un uso intelligente del ralenti e delle musiche (di Klaus Schulze, mica uno qualunque!), i secondi stigmatizzano la noia e l'eccessiva lentezza (difetti particolarmente...Leggi tutto caratteristici del cinema horror australiano). Entrambe le fazioni hanno ragione, anche se effettivamente il voler insistere solo ed esclusivamente sull'atmosfera (la storia praticamente non esiste: una donna in un ospizio in attività, ci va e vi scopre i fantasmi) finisce col rendere il tutto uno stucchevole esercizio di stile di dubbia godibilità. Pochissimo sangue, effetti risaputi, dialoghi ridotti all'osso e soliti volti impauriti (ma almeno la protagonista assoluta Jackie Kerin non è incapace). Non c'è la pregnanza dei grandi classici del grande genere però (vedi GLI INVASATI, giusto per fare un esempio) e tutto pare risolversi in un autocompiacimento nocivo destinato presto a trasformarsi - eh già - in noia. La colonna sonora è comunque un bell'asso nella manica, che da solo salva molte scene prima del discreto showdown conclusivo. Per gustarlo bisogna essere nel “mood” giusto, altrimenti è meglio astenersi. Raffinato, a tratti straniante, sospeso ma in definitiva troppo povero per convincere.
Bell'horror australiano colpevolmente inedito in Italia. La vicenda ruota attorno ad una tenuta adibita a casa di riposo per anziani dove iniziano a verificarsi strani decessi che sembrano però dovuti a cause naturali. Il film riesce a creare un'ottima atmosfera lugubre e non mancano sequenze di forte impatto. Veramente brava Jacki Kerin nel ruolo della protagonista. Ottime le musiche di Klaus Schulze. Tra i migliori ozploitation che mi sia capitato di vedere, ingiustamente finito nel dimenticatoio.
E’ un giallo, un horror, una ghost story? Niente di tutto ciò e contemporaneamente un po’ di tutto. Girato benissimo e con una atmosfera tesa come poche, quasi lirica e visionaria (al regista doveva piacere molto Argento), questa perla australiana prende lentamente corpo come un ectoplasma, modellandosi progressivamente in spigoli e carni e deflagrando in una parte finale esplosiva (in tutti i sensi), dove tutto si tinge di un rosso fluido e gocciolante. Colonna sonora strepitosa, davvero consigliato!
Al netto di una atmosfera ambigua costruita con discreto mestiere abbiamo poco da stringere. Vi sono, è vero, alcune belle scene (la fuga ripresa dall'alto, lo stiletto nel buco della serratura): il tutto mai si discosta, però, da uno stanco tono medio che mai sublima a un livello davvero coinvolgente appagandosi di ravvivare la tensione grazie a semplicistici spaventi meccanici. Davvero notevole, invece, lo score per sintetizzatori di Klaus Schulze.
Affascinante film del terrore di difficile collocazione, inizia come una ghost-story, salvo poi sconfinare dapprima nel giallo whodunit e in finale nel classico slasher. Come atmosfere e personaggi ricorda molto i film di Pete Walker del decennio precedente. Un film quindi con una atmosfera da incubo veramente ottima. Buon cast (la protagonista, ma da segnalare anche gli ambigui dottore e co-direttrice della casa di riposo), ottima cura tecnica delle scenografie e della fotografia, non manca la violenza (la scena del buco nella serratura). Angoscioso.
MEMORABILE: Il buco nella serratura; La scoperta nel bagno; La lettura del diario; La sedia a rotelle; La scoperta del mistero; Il finale.
Un piccolo classico dimenticato, che sfoggia atmosfere da urlo, tanto suggestive da far dimenticare i limiti del film a livello contenutistico. Merito della mano di Williams, autore palesemente influenzato dal cinema europeo (e nello specifico italiano, come dimostrano il clima incubotico in stile Suspiria e L'aldilà e i vari viruosismi argentiani). Ottime le musiche ambient di Schulze e notevole il finale ad alta tensione, che si muove fra Psyco e un climax da slasher americano. Più memorabile per i dettagli che per l'insieme, ma da vedere.
MEMORABILE: Il cadavere fissa la protagonista (da brividi); L'occhio dallo spioncino; La fuga in ralenti della protagonista; La piramide di zollette di zucchero.
L'eccellente regia, unita a un'ottima fotografia e un ottimo montaggio, riesce a realizzare un'atmosfera da voti massimi. Senza dimenticare l'apporto fondamentale del genio di Klaus Schulze che firma la colonna sonora. Purtroppo la sceneggiatura è per i suoi tre quarti un po' troppo piatta e banalotta nel complesso, non potendo non determinare un notevole abbassamento di un voto complessivo che, diversamente, sarebbe stato ben più alto.
Una certa dissonanza interna a livello di atmosfere, tra sprazzi rurali da road movie e ville dal sapore gotico e fiabesco, non mette in ombra un'abilità registica fuori dal comune: movimenti di macchina impeccabili, ottima capacità nel creare tensione dove possibile evitando accuratamente lo splatter, eleganza che non viene mai meno. Vista la povertà della sceneggiatura, che sfrutta non certo nel migliore dei modi un soggetto pure stimolante, non si poteva far di meglio: lo status di cult, tutto sommato comprensibile, di questo thriller australiano, è al 100% merito di Williams.
Ozploitation con una fama di cult-movie solo parzialmente giustificata; sicuramente a livello visivo è eccellente, con movimenti di mdp notevoli che insieme all'uso della ost synth-wave di Schulze dona un taglio per l'epoca molto moderno alla pellicola. Lo script però è solo discreto; parte come una ghost-story dal taglio modern-gothic per poi aprirsi a una parte finale da psycho-thriller, invero la migliore, con momenti di tensione ideali e qualche esplosione di violenza d'effetto. Brava la protagonista; nel complesso ha più di un suo perché ma ha una gestione del ritmo discontinua.
MEMORABILE: I cubetti di zucchero e il furgone; La fucilata; Il morto in sedia a rotelle.
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Filmone, le edizioni uscite o in uscita sono tre: inglese, americana o australiana. Sto solo aspettando di vedere proprio se la Severin fa il miracolo di mettere i sub italiani (la probabilità sono del 1%, ma non si sa mai) per poter scegliere il BR migliore e mettere il DVD tedesco in soffitta!
Rivisto l'altra sera. Tre pallini e mezzo confermatissimi. Certo è che o ero alticcio durante la prima visione oppure mezzo addormentato l'altra sera, perchè tanti rimandi al cinema di Argento, tali da essere citati nella recensione, stavolta proprio non li ho visti.