Diana, cattiva Biancaneve, vuole uccidere la buona matrigna, Frank è un principe-nanetto, che lei vuole tenere in salotto, in camera da letto, in giardino... Quando il nanetto vuole fuggire, non ci sta, Diana-Biancaneve, a restare ancora sola. Lontano dal capolavoro "Vertigine", è comunque di gran classe questo ibrido tra noir e dramma giudiziario. La Simmons, coi suoi occhi freddi ma tristi e la maniacale ripetizione di certi gesti regala profondità inattese al suo personaggio, un ibrido anch'esso, tra cinica dark lady e povera ragazza ricca, viziata e mai amata.
MEMORABILE: Diana che suona il piano, lo sguardo assolutamente distaccato, mentre l'auto della sua matrigna precipita dalla scarpata.
Otto Preminger è un regista che ha dato il meglio di sè nel genere noir. Questo ne è un esempio. Robert Mitchum e la Jean Simmons sono veramente due grandi attori. Le musiche di Dimitri Tiomkin sono a dir poco eccezionali. Finale da applausi. Davvero notevole.
È una Jean Simmons lontana dai suoi ruoli più conosciuti. Lontana non per qualità, ma per carattere del personaggio, non positivo e razionalmente posato, ma freddo, maligno, calcolatore e... pronto a tutto. Anche Mitchum ha un ruolo abbastanza inusuale; tutto ciò rende il dramma interessante anche se, tutto sommato, piuttosto lineare nel suo svolgersi. La regia di Preminger sembra più distratta se paragonata ad altri suoi prodotti di classe alta; forse qui Preminger è più interessato come produttore, coperto da un grande cast e da un plot senza buchi.
Noir melodrammatico a tinte giudiziarie il cui valore principale sta nel tratteggio polivalente e ambiguo, glaciale, infantile e calcolatore della splendida Jean Simmons. Confermata l’assoluta adorazione del maestro austriaco per le figure femminili, in Angel face è tuttavia prorompente il lato fatalista e tragico della vita, dove anche la scelta più giusta e il sacrificio più grande possono rivelarsi armi a doppio taglio, contrappassi distruttivi che annullano la ragione accompagnandola verso l’autodistruzione. Regia ordinata, script solido.
MEMORABILE: Le candide note del pianoforte, lo sguardo neutro perso nel vuoto, mentre fuori si consuma la tragedia; Il finale.
Stupendo. Uno dei migliori noir senza ombra di dubbio ma soprattutto una delle dark lady più interessanti e complesse dell'intero genere: la straordinaria Jean Simmons, demonio e vittima allo stesso tempo. Una fredda assassina verso la quale però, allo stesso tempo, lo spettatore non può che provare una profonda pietà (molto più antipatico risulta Mitchum). L'omicidio è da manuale, il finale di grandissimo impatto, non completamente inaspettato ma veramente spiazzante. 50 oscar non basterebbero per tributare i massimi onori alla Simmons.
MEMORABILE: La diabolica trappola a quattro ruote; Il processo; La Simmons attende tutta la notte seduta su una poltrona l'arrivo di Mitchum; Il finale.
La seduzione del titolo italiano è quella messa in atto da una ereditiera viziata, morbosamente legata al padre, nei confronti di un modesto autista che cede più per pigrizia che per passione... Preminger, che aveva già toccato il vertice del noir in Vertigine, qui non si ripete per demerito di una sceneggiatura un poco sfilacciata e di interpreti di contorno opachi o insignificanti. Se è comunque un buon film lo si deve al fascino minuto di Simmons, alla sensualità indolente di Mitchum, ad un finale tragico di notevole impatto.
A volte un'assoluzione può essere la condanna più tremenda. Lo sentenzia Preminger dirigendo una sceneggiatura minima e sbrigativa che si addensa, bruciante, intorno ai suoi tre punti di riferimento del noir, del melodramma psicologico e del film giudiziario, tutti valorizzati con precisi tocchi registici. La Simmons effigia una femme fatale dall'animo turbinoso e complesso, Mitchum si impegna sino alla fine nel ritratto di un autentico pirla, la Freeman in quello della brava ragazza e Ames nella parte dell'avvocato impassibile e implacabile. Il marchio Rko non tradisce.
MEMORABILE: L'invito a colazione della Simmons alla Freeman; il processo; la confessione ormai inutile.
Uno di quei noir vecchia maniera, in cui amore e morte vanno di pari passo. Trama che si segue senza sforzo, personaggi ben disegnati, bella parentesi giudiziaria e ottima recitazione da parte dell'intero cast, ma su tutti domina la figura di Jean Simmons: non la solita femme fatale, ma un personaggio complesso e ricco di sfumature inattese, una spietata calcolatrice ma anche una ragazza viziata vittima di un bisogno d'amore inappagato. Preminger lo definì "un incidente solo casualmente riuscito" e a mio avviso peccò di modestia.
MEMORABILE: La trappola mortale; Il processo; La confessione della Simmons; Il tragico finale.
Noir atipico con al centro una figura femminile che riscrive un po' le caratteristiche classiche della femme fatale. Qui, infatti, la bravissima Jean Simmons veste i panni di una donna che sì riesce a sedurre il malcapitato maschio di turno (Robert Mitchum) ma che risulta, allo stesso modo, essere vittima di se stessa. Oltre a questa peculiarità il film, però, è piuttosto statico e non regala grandi colpi di scena e la regia di Preminger risulta, stranamente, un po' sottotono.
Gli ingredienti del noir classico americano ci sono tutti: Los Angeles, il sole della California, il villone isolato in collina, l'ingenuo protagonista che si lascia coinvolgere in qualcosa di più grande di lui da cui non potrà più uscire, un tragico destino che appare già scritto e soprattutto una femme fatale fredda e mentalmente instabile. Jean Simmons, la faccia d'angelo del titolo, offre un ritratto indimenticabile del suo personaggio (un'ereditiera viziata e morbosamente legata al padre); una distaccata dark lady da antologia.
Per quanto un po' macchinoso e opaco nell'intreccio narrativo (che, alla fine, si condensa in una scena conclusiva di sicuro impatto, sebbene non esattamente imprevedibile) e interpretato da un cast di valore diseguale (ottima la femme fatale Simmons, stolido Mitchum), si tratta comunque di un noir interessante, curato nelle ambientazioni (il contrasto fra la downtown di Beverly Hills e la grande villa dei Tremayne) e impreziosito dall'adeguata colonna sonora del maestro Temkin. Delle celebri scene processuali si ricordano le arringhe della difesa, capolavori d'equilibrismo retorico.
MEMORABILE: Pranzo fra Mary (Freeman) e Diane (Simmons); L'arringa della difesa; La scena finale.
Bel noir di Preminger, che quasi si direbbe il prototipo oscuro di Bonjour tristesse (al centro della vicenda una ragazzina ricca e gelosa del padre che architetta un tranello contro la matrigna). Ottimo il duo di protagonisti, con una Simmons viperetta viziata e ingenuamente manipolatrice e Mitchum imperturbabile antieroe che, pur distaccato, si sottomette a un gioco di seduzione destinato a chiudersi in tragedia. È su di loro che si concentra lo script, lasciando i comprimari in secondo piano e sveltendo gli sviluppi (una mezz'ora in più poteva fare miracoli). Comunque memorabile.
MEMORABILE: Lo scambio di schiaffi fra Simmons e Mitchum; Incontro fra Simmons e Freeman; La lattina giù per il precipizio; Il matrimonio in ospedale; Il finale.
La professionalità e la mano salda del grande regista si impongono con evidenza, anche se con risultato non sempre all'altezza della sua poetica e della sua produzione. L'impressione generale è quella di trovarsi di fronte a una narrazione composita che vuole abbracciare più generi e stilemi (la femme fatale, l'uomo manipolato, il fine oscuro da perseguire) e che però cede a qualche contorsione e ambiguità di tipo melodrammatico (l'amore maledetto). Regge ancora soprattutto per la prova versatile e sensibile della Simmons, mentre Mitchum rimane legato alla sua immagine tradizionale.
MEMORABILE: La bella colonna sonora di Tiomkin; L'arringa dell'avvocato difensore; I ripensamenti di lei.
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La colonna sonora del film è firmata da Dimitri Tiomkin, celebre compositore autore, tra l'altro, anche delle musiche de "La vita è meravigliosa" e "Delitto perfetto".
Finalmente, un capolavoro assoluto !
Speriamo abbia il doppiaggio d'epoca, perchè mi pare che sulla Rai fosse passato con i sottotitoli, ma non ricordo.