Le château hanté - Corto (1897)

Apparizioni e scomparse nel castello, a dispetto del protagonista sempre più sorpreso e spiazzato. Méliès concepisce un cortometraggio per meravigliare il suo pubblico, e vale la pena sottolineare che alla meraviglia delle apparizioni (tra cui uno scheletro) aggiunge la coloritura della pellicola, che rende ancor più prezioso (e per certi aspetti cupo) l'intero lavoro. Intrigante.

Fulmineo saggio in cui Méliès sperimenta il trucco cinematografico della sparizione, ottenuto tramite la tecnica della sospensione della ripresa: un uomo cerca di accomodarsi su una sedia ma quest’ultima si tramuta dapprima in una figura velata, poi in uno scheletro e infine in un guerriero in armatura. Rappresentante l’interno di un castello, lo sfondo è fisso e i fotogrammi, colorati a mano, originano un suggestivo effetto di pittorica raffinattezza.

Nella sua estrema brevità (una quarantina di secondi), funziona e anche bene. Il poveretto che si trova in un castello stregato dà vita a un sacco di situazioni ben costruite e divertenti: la sedia spostata, lo scheletro... Promosso a pieni voti.

Il castello infestato sarà tema anche in futuro di moltissimi film horror. Qui Méliès ce ne dà una versione fantasmagoricamente allegra. Non si percepisce infatti la "paura", ma un'atmosfera scanzonata che sa più di stupore e meraviglia. Brevissimo e a colori.

Un complicatissimo meccanismo di sparizioni e di apparizioni rende questo cortometraggio (tre minuti) di Méliès non troppo facile da capire e da seguire. Probabilmente c'è un eccesso di "comunicazione", che non permette di apprezzare al meglio le trovate "magiche", specialmente a paragone deii lavori migliori del grande pioniere.

La casa infestata (qui nella variante castello) è un classico e Georges Mèliés non poteva non essere un precursore anche in questo caso! In pochi minuti, attraverso la tecnica della sospensione delle riprese assistiamo a alcune apparizioni e alla trasformazione di un fantasma in uno scheletro. Trucchi riusciti è un grande senso del ritmo. Anche la scenografia è ben riprodotta e la “colorizzazione” successiva aggiunge fascino al corto. Buono.