Scirocco - Film (1987)

Scirocco

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/01/10 DAL BENEMERITO FLAGRANZA
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flagranza 16/04/10 17:07 - 72 commenti

I gusti di flagranza

Innanzitutto una domanda; come chiede Giusti ma Joshua McDonald è tal Giuseppe Mandolicchio? E questa è la questione più urgente di un film che ripropone stanchissimamente un menàge erotico di insoddisfazioni stimolate da esotismi di maniera. Fiona Gelin è piacevole e immobile. De Caro testimonia anche con questo lavoro che nella smorfia gli artisti erano solo due. Gli altri due.

Zardoz35 9/02/20 12:36 - 290 commenti

I gusti di Zardoz35

Incidente di percorso per Lado che ci ha regalato ben altre pellicole. Il film vorrebbe richiamare, pur se in una location differente, il più celebre Il pavone nero del decennio precedente, con tanto di ventilatore a pale sul soffitto. Qui però manca completamente l'atmosfera torbida di allora. Gelin, bella e svogliata, regala nudi integrali e nulla più, De Caro delude nonostante un passato di tutto rispetto come cabarettista.
MEMORABILE: Un imberbe Ghione in versione "turista per caso" si esibisce in acrobatico amplesso con la protagonista.

Buiomega71 23/08/21 01:02 - 2910 commenti

I gusti di Buiomega71

Inizio dei più temibli (la tipica plasticità degli erotici del periodo, risibili marocchini perennemente infoiati e la Gélin che non se ne fa scappare uno, il tremendo sax di Donaggio). Ma tra le atmosfere torbidamente esoticheggianti gli amplessi stucchevoli si mutano in sudaticcia morbosità (il sesso a tre tra la Gélin, un burbero Collignon e l'efebico ragazzo, con tanto di bacio gay, lo stupro da tergo, in bagno, dai riveberi alla Ultimo treno della notte) e il cinico tocco ladiano (l'inaspettata castrazione a colpi di pistola), ne fanno un esotico curioso, anche se con riserve.
MEMORABILE: La lunga e scivolosa insaponata sulle mani; L'amplesso tra la Gélin e Collignon spiata da un branco di beduini eccitati; La fellatio sotto la pioggia.

Aldo Lado HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina La corta notte delle bambole di vetroSpazio vuotoLocandina Chi l'ha vista morire?Spazio vuotoLocandina L'ultimo treno della notteSpazio vuotoLocandina Sepolta viva
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  • Homevideo Buiomega71 • 1/02/15 10:20
    Consigliere - 25998 interventi
    Direttamente dalla collezione privata di Buiomega71, la vhs Eagle Home Video (Videogram):

    Edizione: 1989
    Durata effettiva: 1h, 28m e 45s (IMDB ne segnala, erroneamente, 100')

    Ultima modifica: 24/08/21 12:40 da Buiomega71
  • Discussione Buiomega71 • 23/08/21 09:59
    Consigliere - 25998 interventi
    Rassegna estiva
    EsoticaErotica
    Un'estate al tropico dei sensi
     

    Un sotto Emmanuelle fuori tempo massimo, che pare anticipi le pruderie esotiche di Orchidea selvaggia, con in inizio che fa temere il peggio del peggio (la classica plasticità voyeuristica degli erotici del periodo, risibili marocchini perennemente ifoiati alla vista della Gèlin-di sculto il momento sul pulmino-con lei che non se ne fa scappare uno-il tremendo sax di Pino Donaggio che sottolinea le scene più bollenti) e ci si domanda che derive anonime abbia preso l'autore di Chi l'ha vista morire?

    Poi, in mezzo alla torrida calura africana, ai ventilatori, al deserto, alle sudaticce atmosfere esoticheggianti, alle ghigne poco rassicuranti dei beduini a là Fuga di mezzanotte, la discesa nei sensi della Gèlin, che da novella Emmanuelle smania desiderosa di esperienze sessuali sempre più audaci, cornificando a destra e manca il compagno Enzo De Caro (impegnato su di un pozzo petrolifero), il film svolta in meandri torbidi e perversi, dove , a intermittenza, salta fuori l'Aldo Lado morbosetto degli anni 70, rimembrando i festini orgiastici di Chi l'ha vista morire? e il voyeurismo impuro de L'ultimo treno della notte (che verrà autocitato palesemente nelle sequenze finali, quando De Caro possiede da tergo, in bagno e con tutti i crisimi dello stupro, la Gèlin sul lavabo, un pò come fece Bucci con la Meril).

    E se al futuro Jimmy Ghione di "Striscia la notizia" la Gèlin dà il due di picche dopo un amplesso "cavallerizzo" all'interno di un anfiteatro costruito dai romani (che non sfigurerebbe in uno dei tanti, troppi,sequel da bancarella di Emmanuelle), Lado alza l'asticella della gradazione esotico/erotica con il burbero e corrucciato Yves Collignon che prima lega la Gèlin alla sedia, poi si masturba davanti a lei presa dalle voglie (close-up sul pelo dell'attrice) e un branco di beduini si getta famelica a spiare l'amplesso torrido tra i due, fino al triangolo focoso tra la Gèlin, Collignon e un ragazzo efebico marocchino, con tanto di bacio gay a suggellare un momento che stà sopra la media all'erotismo stucchevole di metà anni 80.

    Una fellatio sotto la pioggia a un virgulto indigeno prodigato dalla Gèlin, che mignotteggia per tutto il film in cerca di sensazioni forti per sentirsi "viva", presa con forza da un lottatore su cui ha scommesso, lo scivoloso insaponamento multiplo delle mani, fino ad un inaspettato colpo di scena dai contorni ladiani cinici e violenti (la castrazione a colpi di pistola).

    Finale in una Parigi cupa e invernale, che si rifà un pò a quello di 9 settimane e mezzo, dove, pochi secondi prima, De Caro toglie la scarpetta alla Gèlin e le bacia ardentemente il piedino velato dalla calza di nylon, che rimarca il gusto squisitamente fetish dell'autore de L'umanoide (in tal senso basti pensare a Beatrice Ring che si toglie le scarpine sotto il tavolo e si gratta i piedini l'uno con l'altro in Rito d'amore o a Macha Mèril che infila il piedino (indossato da scarpe alla moda) tra le cosce della D'angelo in L'ultimo treno della notte)

    Film messo su un pò sgangheratamente del periodo ladiano ormai alla frutta (come Rito d'amore o Dark friday), che, nonostante gli stilemi rancidi di questo tipo di film, risulta curioso, se non altro per le derive "nere" e gli amplessi bollenti leggermente audaci in un periodo dove il  cinema di genere doveva sottostare alle leggi televisive e sotto il temuto vm 18 (pare che in censura il film sia stato non poco sforbiciato per ottenere il vm 14), dove la Gèlin (poi protagonista di un tracollo psicologico dovuto alle scene erotiche che, a sua insaputa, ha dovuto recitare sul set con l'inganno, non si sa quanto veriterie e se  l'attrice abbia voluto seguire le orme polemiche della sorellastra Maria Schneider reduce dal set bertolucciano) dona nudi integrali e Lado va spesso sotto le gonne, e sotto le gonne niente, restando l'unica prima donna a essere oggetto sessuale per tutti i maschi arrapati al confine del Sahara (curiosamente è anche fotografa, come lo era la Gemser in Emanuelle nera) che da il meglio di se danzando impudica sulla spiaggia ad una festa tradizionale di fidanzamento, entrando in competizione con una danzatrice del luogo.

    Location ben sfruttate (la casa nel deserto), una buona fotografia, un ottimo Enzo De Caro (che si doppia da sè), facce patibolari e lo stesso Aldo Lado (come in Rito d'amore) che si ritaglia una piccola comparsata (è l'uomo che fuma al tavolo del ristorante nelle battute finali del film, quando De Caro e la Gèlin escono dal locale).

    E tra spizzichi inutili per allungare il metraggio (la corsa delle jeep nel deserto) salta fuori un momento straniante e suggestivamente notevole: alcune donne marocchine con il velo che cercano tra i rottami di un automobile nel bel mezzo del nulla desertico, dai sentori quasi postatomici.

    A suo modo bizzarro, ormai lontano dai fasti ladiani settantiani, ma con un suo perchè.



    Ultima modifica: 23/08/21 11:48 da Buiomega71