La ragazza sul ponte - Film (1999)

Una fiaba moderna che reca con sè tutte le passioni del cinema francese, delicato, sognante ed a volte difficile da capire. Qui è tutto chiaro, con un bianco e nero d'antan, Leconte narra una vicenda surreale tra un lanciatore di coltelli ed una ragazza pronta al suicidio. Lo sviluppo sceneggiativo non è male ma si favoleggia.

Leconte si iscrive nel solco dei piccoli teneri film di un autore che sembra essere cosciente dei suoi limiti ed avere perciò una cifra definita, piccola ma che colpisce. Era il caso de Il marito della parrucchiera, rovinato un po' dal finale. È il caso di questo film con la compagna di Johnny Depp e il sempre notevole Auteil. Storia d'amore borderline tra un lanciatore di coltelli e una giovane suicida in fieri. Bianco e nero, poesia del circo e della disperazione. In mano ad un altro poteva essere un disastro. In questo caso è piccolo e tenero.

Curiosa storia d'amore (mai concretizzato) tra lanciatore di coltelli in declino e giovane ragazza con velleità suicide. Narrativamente semplice, girato in un b/n un po' velleitario, regge bene il non elevato ritmo della vicenda, soprattutto grazie alla buona prova di Auteuil (il cui complesso personaggio non si svela mai del tutto agli occhi dello spettatore), mentre più frivola e volitiva, in linea con la tradizione francese, è la Paradis. Alcuni lampi piuttosto ben riusciti (il segmento della sposa italiana) e un finale un po' stucchevole.

Sul punto di suicidarsi, una ragazza riceve da un uomo di passaggio la proposta di diventare sua partner ossia, dato che si tratta di un lanciatore di coltelli, suo bersaglio... La forma raffinata a partire dal b/n smaltato, la bellezza bardottiana di Paradis, soprattutto il superiore mestiere e il fascino di Auteuil possono far credere di trovarsi di fronte a un'opera profonda nella sua bizzarria mentre si tratta di un film stiloso e anche godibile ma più fumo che arrosto, non in grado di replicare il mix poetico tra romanticismo ed istinto di morte del Marito della parrucchiera.

Un bianco  e nero elegante per un film che presenta due bravi attori ma che non può poggiare solo sul loro apporto. Auteuil è una garanzia e il racconto mescola commedia e sentimentale in buone dosi, ma se l'inizio appare più pimpante e imprevedibile, quello che viene dopo non viaggia allo stesso livello. Dialoghi e musiche alleniane all'inizio cedono poi il passo a un tono più posato e malinconico.

Al di là della semplicità del soggetto, tira e molla lavorativo ed emozionale ma non apertamente sentimentale tra ninfomane dalle tendenze suicide e lanciatore di coltelli, il film colpisce per la snellezza del ritmo, la fine ironia e l'originalità delle sue metafore, coi coltelli che sottendono non solo sesso represso, ma anche - dal punto di vista femminile - la sensazione totalizzante dell'abbandonarsi integralmente all'altra persona. Buona regia, bianco e nero non necessario per quanto ben gestito, riuscite musiche neo-jazz, bravi protagonisti, con una Paradis di rara fotogenia.

Aspirante suicida viene salvata da un lanciatore di coltelli. Regia con gran ritmo nella prima parte nel rendere i personaggi accattivanti, nonostante un'evidente differenza d'età. Soluzioni visive glamour e b/n di classe che grazie allo sguardo truce di Auteuil e ai sorrisetti della Paradis (senza grossa personalità però) accompagnano i numeri sul palco. Quando la coppia si separa si perde la magia creata e tutto vira nel manierismo. Nell'ultima parte finiscono le idee sia di sceneggiatura che di inquadrature.