A mio avviso, la meglio riuscita dell'intera serie. Un Mezzogiorno in stato di grazia (ah Peter Brooks), ottimo cast (Girone "in trasformazione", solido De Ceresa, Mondy - solitamente pessimo - qui credibilissimo mafioso) recitazione impeccabile, sceneggiatura Petraglia-Rulli distantissima dai soliti canovacci sulla mafia, location stupende (Praga è magica), ottimo Perelli, storia triste, espediente per l'uscita dal cast di Mezzogiorno riuscita. Ah Mezzogiorno... qui recita con in bocca la verità: che perdita la sua morte prematura. Bella, bella, bella.
MEMORABILE: Le inquadrature ai monumenti praghesi inquietanti parlano da sole; Il finale da antologia.
Sottilmente investigativa, brutalmente attiva, "La piovra 6" ha molte frecce al suo arco: attori che danno il meglio con le loro interpretazioni variegate ed incisive, location bellissime come solo ne La piovra 4 si erano viste, particolarmente belle quelle di Praga e Vienna; girone istrionico, la Millardet concentrata e un Mezzogiorno immenso, al cui cospetto Placido può solo impallidire. Il ritratto del vero mafioso siciliano risulta molto credibile e la sceneggiatura è ricca di colpi di scena. I tentacoli si allungano su scala mondiale. Ottimo.
Episodio dai colori cupi, mette in risalto i collegamenti internazionali della malavita organizzata con il mondo della politica e dell’alta finanza avvalendosi della presenza di parecchi buoni attori, tra cui un tostissimo Sperandeo, oltre al solito Girone; forse un po' troppa carne al fuoco... Ci scappa pure il collegamento con l’olocausto e il fetente nazista. Stringe il cuore la recitazione di Mezzogiorno, che doveva impersonare un Licata ammalato e lo era nella realtà, per quanto confermi la recitazione “frenata” della parte precedente.
MEMORABILE: La vecchia foto con i mucchi di cadaveri nei campi di concentramento.
Rispetto a tante fiction odierne è un prodotto coi fiocchi, ma rispetto ai capitoli precedenti della saga fa registrare qualche passo indietro. Lo sforzo produttivo è notevole, le location splendide, le ambizioni altissime (viene tirato in ballo persino l'Olocausto) e il cast ottimo (a parte i due giovani e insipidi assistenti di Mezzogiorno). Però diversi snodi narrativi non convincono e lo spirito delle prime serie è stato quasi completamente abbandonato. L'impressione è che sia sia voluto strafare e, come noto, il troppo stroppia...
MEMORABILE: Il killer interpretato da Sperandeo, per quanto a mio avviso non troppo credibile; Le foto dei campi di concentramento.
Arrivata alla sesta serie, la piovra ha ancora diverse frecce al suo arco: l'ottimo cast non delude, sia con i rodati attori De Ceresa, Mezzogiorno, Girone, sia con i più giovani come Sperandeo. Le belle musiche, la solida regia e le ottime location danno valore aggiunto. Nonostante sia molto lungo non è affatto pesante, tutt'altro. Una delle ultime fiction italiane di valore.
L'intreccio è notevolmente complesso e ingarbugliato, in modo da risultare particolarmente avvincente, tanto da riuscire a far perdonare, almeno in parte, qualche copia e incolla dalle precedenti stagioni e certe coincidenze esasperate. Un meccanismo che procede spedito, tenuto in piedi non solo da un Mezzogiorno più intenso che in precedenza, ma anche dalle parabole di Salimbeni e Tano, simili ma allo stesso tempo diverse. La Millardet meno carismatica rispetto al resto del cast. Impeccabile la catabasi finale di Licata, l'ultimo colpo di coda della serie.
Pierre Mondy HA RECITATO ANCHE IN...
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Vittorio Mezzogiorno, il cui personaggio (Davide Licata) muore, purtroppo scomparirà poco più di un anno dopo anche nella realtà, stroncato da un male incurabile.
Il filmato in bianco e nero che viene proposto nel quinto episodio mostra foto del lager di Auschwitz e una persona che spiega all'interno, udite udite, della stessa aula di Inferno, ciò dimostra che nel 1992 era ancora identica al 1980.
Nella serie fa un cameo anche il caratterista Bruno Di Luia, fa la parte di uno degli assalitori che tentano di fermare il furgone con l'oro,nel quinto episodio al minuto 22 circa.
Episodio 2 Come segnalatomi da Panza, la partita durante la quale Carta (Guerrini) incontra il boss Brenno (Mondy) è l'amichevole Milan-Brasile 0-1 giocata il 20 maggio 1992 allo Stadio S. Siro per celebrare l'addio al calcio di Carlo Ancelotti.