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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Scandito dai giorni della settimana, il dramma di un piccolo spacciatore poco abituato al debito che cresce. In un mondo che solo in apparenza sembra meno crudo e spietato di quello americano, l'escalation porta gli amici a diventare nemici, la bonaria consuetudine ad accettare il pagamento in ritardo a trasformarsi in stringente necessità di recuperare i pochi crediti rimasti. L'originalità della proposta del qui esordiente Nicolas Winding Refn non sta nel contenuto e nemmeno nella forma (la camera a mano, le luci naturali... siamo in Danimarca, patria di Von Trier), o forse in parte sì: nelle accelerazioni del montaggio, nel sapiente dosaggio dell'azione, nell'immersione...Leggi tutto cruda nel quotidiano del pusher. La sceneggiatura è articolata con intelligenza, i personaggi tutti al posto giusto e se forse si fossero tagliati una decina di minuti anche i tempi sarebbero stati perfetti. Senza ancora dimostrare il suo futuro valore, Refn mostra comunque di avere le idee ben chiare e di saper maneggiare con cura il materiale a disposizione, colonna sonora compresa. Kim Bodnia, con quello sguardo un po' perso e l'aria anonima, trova il corretto tono d'interpretazione: non sale inutilmente sopra le righe, sembra sempre preso in un gioco più grande di lui.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/12/09 DAL BENEMERITO BRAINIAC POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/07/15
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Harrys 23/01/10 01:06 - 687 commenti

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Esordio dal taglio neorealista per la rivelazione Refn. La mdp segue costantemente, per non dire ossessivamente, i movimenti degli attori (credo che nel film, tirando le somme, si vedano sì e no tre-quattro volte le calzature dei protagonisti). Dialoghi schietti e giocherelloni, che ricordano il miglior Tarantino. Insomma: una commistione non di poco conto. L'empatia viaggia su livelli parossistici: ci disperiamo e ci sentiamo tesi per il destino beffardo che catapulta il protagonista in un vortice di violenza, di tradimenti e di "aritmie".

Brainiac 6/12/09 17:16 - 1083 commenti

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La droga, il sangue, la violenza, Mad Max, i poliziotti, la galera, le sparatorie, Bruce Lee. Le ossessioni (ricorrenti, si vedano Bleeder e Bronson) di Winding Refn sono la sua risposta alla domanda: cosa fa di un regista un Autore? Sì, perché pure con le ingenuità di un esordio a ventiquattro anni, in "Pusher" c'è tutta la potenzialità del suo talento. I dialoghi realistici, l'elogio della frustrazione, gli attori feticcio accarezzati da uno stile levigato come quello di Pasolini in Accattone. The answer my friend, is blowin' in the wind(ing).

Ghostship 2/06/10 14:19 - 394 commenti

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Eccezionale esordio dal taglio neorealista per un regista che dimostra da subito di avere un gran talento e di essere un autore. Incessante l'utilizzo della telecamera a mano che ben orchestra la vita nei quartieri di Copenaghen tra centrali turche dell'eroina, personaggi "duri dal cuore tenero" come l'azzeccato protagonista, pestaggi di inaudita ferocia e debiti da saldare. Lo stile è secco, calibrato, frenetico. Da vedere.

Greymouser 27/05/10 15:47 - 1458 commenti

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"Pusher" è un film rivelazione, ma sul serio, e conferma il valore complessivo del cinema danese. Stupisce l'ambientazione in una sorprendente ed inedita Copenhagen, immaginata e vista (io la conosco) di solito come città linda e tranquillizzante, e rappresentata e filmata invece da Refn come una distesa urbana cupa e opprimente, dai bassifondi inquietanti. Storia e personaggi fra Tarantino e quei bravi ragazzi, ma molta energia, ottima mano registica, coraggio narrativo. Applausi.

Burattino 31/10/10 10:54 - 101 commenti

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Finchè Refn avrà il coraggio di starsene fuori dal marciume hollywoodiano probabilmente continuerà a deliziarci con gioielli come questo Pusher. Un film che già preannuncia gli stilemi del regista, con le esplosioni di violenza maniacalmente costruite per emergere dalla tranquillità che sembra essere la vita di tutti i giorni. Ma il velo improvvisamente è squarciato, la rabbia, il sangue, la devastazione fanno capolino, poi si ritraggono nel buio pronte ad assaltare la vittima successiva.

Mickes2 17/06/11 20:31 - 1670 commenti

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Esordio straripante! Primo capitolo della trilogia davvero coinvolgente; merito di una regia ispiratissima (camera a mano sempre intenta a pedinare, rigorosamente ad altezza d'uomo, primi piani ripetuti) che ti fa immedesimare fin da subito col protagonista Frank ed il suo microcosmo. Dal respiro densissimo e carico di pathos, con un ritmo lento inframezzato da momenti calzanti ed accelerazioni che ben si adegua allo spirito ed alle derive metropolitane e malavitose del nostro pusher preferito. Un affresco vivo e realistico di un "mondo nel mondo".
MEMORABILE: Il protagonista che spaccia per droga del lievito e del lattosio.

Jena 14/08/11 11:42 - 1557 commenti

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Stracciarsi le vesti e gridare al capolavoro è forse eccessivo, parlare di un buon film solido e interessante va invece bene. Refn ha talento: il film ha ritmo, continue svolte inaspettate, non ci sono tempi morti. Nulla a che fare ovviamente con Dreyer ma neanche con Tarantino, mentre è evidente l'influsso di Von Trier e del suo Dogma (riprese a mano e primi piano). L'interpretazione di Kim Bodnia è da urlo, eccezionale, ma si fa notare anche Mikkelsen nonchè i pusher serbo - bosniaci. Da vedere.

Jandileida 25/08/11 20:28 - 1565 commenti

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Bell'esordio di Refn alla regia. Il danese illustra, con gran cipiglio, il suo credo cinematografico fatto di ossa e sangue, di storie ai limiti, di personaggi incisi più che disegnati. C'è il Dogma certo, ma il prode Nicolas stupisce perché non c'è traccia di autocompiacimento nell'uso di una tecnica che si intuisce sopraffina, capace di dare ritmo ma che riesce ad evitare di far diventare il film un videoclip. Bodnia dà una carica animalesca al suo personaggio e personalmente ho trovato molto ben costruito, ed interpretato, il personaggio di Vic.

Cotola 26/09/11 23:48 - 9052 commenti

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Al suo esordio, Winding-Refn dirige una discreta pellicola noir che non può però essere liquidata come il “solito” film di genere, ma che ha in nuce già alcune caratteristiche tematiche e stilistiche del regista che descrive la bella Copenaghen in modo poco usuale: prevalgono toni e cromatismi spenti e glaciali che preludono all’animo dei protagonisti. Ha inoltre il merito di non spingere per nulla lo spettatore, come a volte accade in film del genere, a empatizzare con il protagonista che si rivela ben poco simpatico. Successivamente ne verranno girati due seguiti di qualità superiore.

Pinhead80 28/11/11 00:42 - 4765 commenti

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Il primo capitolo della trilogia omonima diretta da Refn è un film che mi ha emozionato e incuriosito dall'inizio alla fine. I personaggi sono caratterizzati benissimo. Questo porta a mostrare i protagonisti in tutte le loro sfacettature, risaltando ed esponendo al massacro ogni loro minima debolezza. Si respira una perenne atmosfera di attesa (che conferisce maggior intensità alle scene di violenza). Ovviamente essendo il primo tassello di una trilogia molte cose vengono lasciate in sospeso. Avvincente.
MEMORABILE: Il boss slavo che cerca di far capire a Frank quanto sia stufo di essere preso in giro da lui.

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Piero68 20/04/12 09:23 - 2957 commenti

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Che Refn sia un gran bel regista questo è innegabile. E lo dimostra con gli innumerevoli vistuosismi dietro la mdp in questo film. Però Pusher non mi ha entusiasmato. Intanto perché ha una storia piuttosto debole, poi perché in certi dialoghi si cerca di scimmiottare un po' Tarantino senza ottenerne gli stessi risultati; infine perché ci sono parti noiose e in fondo superflue. Resto sempre del parere che il nostro Amore tossico continua ad essere, nel genere, un film inarrivato ed inarrivabile come il francese Il profeta.

Cloack 77 2/06/12 19:39 - 547 commenti

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Nessuno stile derivativo, nessuna pretesa di estetica fine a sè stessa, semplicemente un pedinamento, costante, perpetuo e ossessivo della vita di Frank. In fondo nel film non vi è nessuna novità, ma lo sgretolarsi di una rete di "piccolo" potere, laddove è per lo più il caso a determinare il crollo, è condotta in modo perfetto, senza il minimo sbandamento perché è la disperazione dapprima sfuggente, poi montante, infine dominante l'assoluta protagonista. Refn sta sempre un passo indietro e il film non può che ringraziare.

Capannelle 4/06/12 09:56 - 4412 commenti

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Un Refn ancora grezzo ,anche se già afferma uno stile personale che troverà compimento nelle opere successive. Peccato però per tutta quella camera a mano, funzionale sì ma esagerata, alla resa dei conti. La storia è un po' ripetitiva/risaputa ma conta comunque su buoni interpreti a partire da un animalesco Kim Bodnia.

Didda23 2/11/12 13:28 - 2426 commenti

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Se da un lato sono evidenti i primi vagiti di un talento che esploderà nel corso del tempo, dall'altro è ancora più ovvia la mancanza di una solidità registica. I caratteri distintivi del cinema del danese non sono ancora ben delineati e la sceneggiatura è fin troppo derivativa per convincere fino in fondo. Notevoli le location che permettono di ribaltare i soliti clichè sull'ordine e sulla pulizia delle città dell'Europa del nord. Acerbo, ma interessante.

Tarabas 19/12/12 23:37 - 1878 commenti

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Nord Europa, un tale si dibatte tra le difficoltà quotidiane, un rapporto di coppia in crisi, una società fredda e ostile. Scene da un matrimonio? No, vita vissuta (male) di uno spacciatore danese, indebitato con tutti e a cui nessuno dà più credito. Monodimensionale come i suoi personaggi, il film obbliga ad assistere a vicende irrilevanti filmate con una fastidiosa camera a mano e una colonna sonora ondivaga. Gramissima tarantinata fuori tempo massimo girata in pretenzioso stile Dogma. Con Refn ho chiuso.

Rebis 22/12/12 13:07 - 2339 commenti

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Un girone infernale, Copenaghen. Un imbuto chiuso, dove lo spaccio è il contrappasso alla tossicodipendenza, e viceversa. Dannazione senza redenzione, dannazione senza eroi. Refn è un fascio di nervi che usa la camera a mano per fare a botte con i personaggi; li assedia, li invade, li schiaffeggia con i primi piani. Niente di sostanzialmente nuovo nel suo esordio: è solo questione di energia dinamica, propulsione emotiva e motivazionale. È questione di resistenza. Montaggio compulsivo, attori in palla. Trainspotting, a confronto, è una boccata d'ossigeno.

Giùan 5/01/14 07:30 - 4562 commenti

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Per molti versi desunto, mutuato, se non proprio derivato da molto cinema americano anni ‘70 (i “primi” Scorsese e Ferrara soprattutto), peraltro già riletto attraverso i pulp boys Tarantino e Rodriguez, l’esordio del “facinoroso” Refn ha comunque dalla sua uno slancio vitale nel quale è palpabile un (im)puro talento cinematografico. Originali le modalità con le quali la parabola del(l)’(dis)integrato spacciatore si “sincronizzano”, acquistando una loro intima coerenza, alle concitate azioni e alla musica tonitruante. Anche molta fuffa però.
MEMORABILE: Gli inseguimenti; L’ingresso in discoteca; Le sevizie del boss Milo.

Buiomega71 30/01/14 01:01 - 2912 commenti

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Con tutte le immaturità che può avere un opera prima, Refn sa comunque il fatto suo. Di un realismo penetrante, quasi da cinéma vérité, con la mdp sempre addosso ai suoi perdenti personaggi (ottimo Bodnia, ma anche Mikkelsen) e uno squallore raggelante di fondo. Turpiloquio, machismo, amore platonico (con l'amata e triste Vic), esistenze costantemente borderline. Violenza contenuta (un tentato taglio delle dita alla Bound), qualche imperfezione tecnica, ma Refn è cinefilo appassionato e si rifà allo Scorsese di Mean streets. Bellissimo e cupo il finale sospeso.
MEMORABILE: Il debitore tossico che si tira una fucilata in bocca; Frank improvvisa un rock sul divano di Vic; Il pestaggio di Tonny al pub; Vic che si buca in bagno.

Daniela 30/01/14 10:10 - 12668 commenti

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Settimana di passione per Frank, piccolo pusher che si aggira fra strade e locali di una cupissima Copenhagen, alla ricerca di soldi per saldare il debito con un trafficante serbo: tradito dal suo migliore amico, non può ricevere aiuto dalla madre né da una Maria Maddalena innamorata e respinta. Un povero Cristo tossico e violento che, pur non suscitando nessuna empatia, muove a pietà come un topolino cieco in un labirinto di rabbia e sopraffazione, da cui uscire è impossibile, come dimostra il bel finale sospeso. Refn all'esordio, ma le armi stilistiche sono già affilate.
MEMORABILE: Il volto di Frank schizzato di sangue, ripreso all'uscita del bar in cui ha pestato l'amico.

Galbo 31/01/14 05:50 - 12398 commenti

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Un buon esordio per Nicolas Winding Refn, che ha ben imparato la lezione del primo Scorsese. Eccellente la ricostruzione del mondo torbido e degradato dello spaccio, in una realtà urbana lontana anni luce da quella da cartolina delle città nordiche. Lo stile è grezzo ma molto efficace e alcune scene rivelano una grande padronanza del mezzo. Gli attori sono ben scelti e forniscono una prova di ottimo livello. Ottima la fotografia "glaciale".

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Herrkinski 27/10/14 03:39 - 8117 commenti

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Esordio niente male per Refn, che nonostante una trama da noir/gangster-movie piuttosto classica, certamente mutuata da certo cinema di Scorsese, riesce a crearsi un proprio stile registico di sicuro impatto. Ampio uso della mdp a mano, a seguire passo dopo passo l'ansia crescente del protagonista; nessuna spettacolarità inutile all'americana, ma nemmeno alcuna aria snob tipica di molto cinema autoriale europeo. Il cast lavora bene e la fotografia è curata; l'ambientazione danese è grigia e fredda, giusta cornice al disagio dei protagonisti.
MEMORABILE: Il pestaggio di Tonny; L'aria di muta disperazione del finale.

Jdelarge 7/07/16 12:56 - 1000 commenti

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Il primo film di Refn è un'opera spontanea che pedina costantemente e in maniera del tutto naturale i suoi personaggi. Si tratta di una pellicola che non vuole dire troppo di più rispetto a quello che mostra, proprio perché la cupa Copenaghen in cui si svolge la vicenda sembra essere un universo a parte nonché unico campo d'azione dei protagonisti. Si può accettare anche la ridondanza di alcune situazioni proprio perché il film segue semplicemente il monotono ritmo della vita di tutti i giorni di un pusher.

Fauno 13/01/17 01:21 - 2212 commenti

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Che qualsiasi vita possa esser routinaria e noiosa è un dato di fatto (si può sempre sperare tenda a buon fine), ma qui è un'auto arrugginita che fa sempre lo stesso percorso, non si rottama mai finché non ci pensa qualcun altro (ad esempio con una soffiata). Allora sono botte da orbi anche solo per un sospetto o conti che non tornano e questo non coinvolge solo il pusher (spesso drogato a sua volta), ma tutti i piani alti o bassi di questo micidiale ingranaggio; quanto ai discorsi non ci si può aspettare niente di buono, se non balle e paranoie a go-go.
MEMORABILE: Il modo di fare del boss, spesso poetico e romantica (per lo meno addolcisce e maschera parzialmente lo squallore).

Hackett 3/11/19 11:06 - 1867 commenti

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Grezzo e asettico sguardo del debuttante Refn sulla piccola e squallida criminalità danese legata allo spaccio di droga. La mano del regista, ancora da affinarsi, è comunque solida e concreta in quello che appare quasi un reportage, grazie alla fotografia sporca, la recitazione naturale e la narrazione priva di fronzoli. Primi passi di Mikkelsen, che diventerà divo un po' più avanti.

Thedude94 2/01/20 02:37 - 1097 commenti

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Film d'esordio per il giovane regista danese Refn, il quale attraverso una fotografia naturale e inquadrature con macchina a mano riesce a farci entrare degnamente nella settimana tipo di un pusher dei bassifondi danesi. Un film ricco di crudezza, verità e con dialoghi di vita reale che esaltano una sceneggiatura dalle tinte gangster ben scritta. Bodnia e Buric si scambiano colpi di battute in maniera egregia; importante anche il contributo di un altro giovane attore in rampa di lancio, ossia Mikkelsen. Come inizio di carriera un gran botto!

Minitina80 22/12/20 08:39 - 2984 commenti

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Al cospetto di un copione strutturato in maniera semplice e con pochi ricami, si associa uno stile espressivo a dir poco essenziale e asciutto. L’impatto all’inizio ne risente e nemmeno i dialoghi aiutano a trovare un equilibrio adeguato. Tuttavia si tratta del resoconto di una settimana nella vita di un pusher e non si può biasimare il tentativo di cercare un’aderenza con il reale. La macchina da presa in spalla dà la sensazione di maggiore coinvolgimento, mentre il cielo uggioso e plumbeo di Copenaghen contribuisce a dare un senso di asetticità e oppressione.

Leandrino 5/06/21 11:46 - 513 commenti

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Una brutta settimana per Frank, piccolo criminale in debito coi malavitosi slavi. Una gangster story ampiamente vista e senza grossa originalità, ma proposta con gli ingredienti giusti. Lo stile sporco e grezzo domina e fa del film un piccolo gioiello di cinema indipendente: un assaggio di quel che sarà Refn, un autore degli estremi partito da questo fango e arrivato a invidiate vette di raffinatezza plastica e talvolta plasticosa. Grande istinto registico, fotografia e montaggio compulsivi, ottimo il cast (con un giovanissimo Mikkelsen!). Notevole.

Straffuori 21/01/22 13:47 - 338 commenti

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La frase "C'è del marcio in Danimarca" trova la sua realizzazione in questo primo, ottimo capitolo di una trilogia cult. In una Copenaghen losca, sporca, malata e piena di disperazione si intrecciano le vicende dei due amici Tonni (un fantastico e ancora sconosciuto Mads Mikkelsen) e Frank (Kim Bodnia). Meritevoli di citazione la copagine dei serbi Milo (Un grande Zlatko Buric) e Raduvan. Film che dopo oltre un quarto di secolo ancora si rivede molto volentieri.
MEMORABILE: Frank da Milo senza soldi.

Puppigallo 24/05/22 10:04 - 5279 commenti

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Va di male in peggio al pusher in questione, che per uscire da un debito finisce per aumentarlo, tra errori e malasorte. Il protagonista, non certo campione di espressività, se la cava comunque piuttosto bene, dando vita a un personaggio che, in certi momenti, sembra quasi non rendersi conto del reale pericolo intorno a lui. Non male anche l'amico, che non brilla per acume, quasi sempre da un'altra parte con i pochi neuroni a disposizione. La giusta ambientazione, da sottobosco con scarafaggi umani e Milo, "gentile" e "paziente" finiscono poi per determinarne la riuscita.
MEMORABILE: "Gli ho infilato il coltello nel ginocchio e l'ho girato, così gli è uscita la rotula"; L'amico si provoca la distorsione della caviglia; Perso.

Paulaster 25/08/22 09:37 - 4423 commenti

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Spacciatore danese deve trovare i soldi da restituire dopo un colpo finito male. Raccontato lungo una settimana e iperrealistico come stile, si concentra sulle vicende noir del protagonista ma crea scarsa empatia. Linguaggio colorito, esplosioni di violenza e sparute cadute nel grottesco (il telefono nel wc, il lattosio come fosse eroina) fanno effetto solo perché ci si trova a Copenhagen e non in qualche sobborgo americano. Meglio la seconda parte, in cui la storia sembra più sincera e il film non più un mero esercizio di stile. Mikkelsen è ancora acerbo.
MEMORABILE: Il suicidio per non pagare; La fuga in acqua; I soldi dalla madre.

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  • Discussione Didda23 • 29/01/14 13:55
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Ovvio Arancia meccanica è un capolavoro, mentre Bronson è un filmetto a confronto.
    Credo che molti abbiano tirato in ballo Kubrick per certe scelte stilistiche e per l'accostamento musica-classica violenza. Poi certo che a livello di sceneggiatura siamo su due pianeti completamenti differenti.

    Ripeto Refn per me ha del potenziale tecnico immenso, sfortunatamente - a parte Drive- non ha trovato una storia all'altezza delle immagini. Pusher l'ho trovato molto derivativo e visivamente ancora molto grezzo.
  • Discussione Jandileida • 29/01/14 14:02
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    visivamente ancora molto grezzo.

    Quello per me, in questo caso specifico, è un valore aggiunto non da poco. Penso anche sia voluto, se vedi lo stile degli altri due, fatti dopo parecchio ma seguendo la stessa impostazione. In ogni caso molto meglio del formalismo senz'anima di Solo Dio
    Ultima modifica: 29/01/14 14:03 da Jandileida
  • Discussione Didda23 • 29/01/14 14:27
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Ok ti capisco Jandi, dipende anche dalla sceneggiatura.Il grezzo è un valore aggiunto quando la storia lo richiede per creare quella aria malsana e zozza. Però di mio preferisco gli orpelli formali, ma solo se c'è sostanza. In Refn la forma è sempre avanti rispetto al contenuto
  • Discussione Buiomega71 • 30/01/14 10:06
    Consigliere - 25997 interventi
    Un buon esordio per l'appassionato cinefilo Refn, che più che ai "tarantinismi" guarda al primo Scorsese (si sente l'influsso di Mean Streets, con il suo realismo da cinema vèritè, personaggi perdenti e sempre borderline, Frank come L'Harvey Keitel dell'opera scorsesiana e il suo socio Tonny ne e la controparte di Robert De Niro, sempre scherzoso e poco affidabile, una Copenaghen ben poco turistica e mdp sempre alle costole, che non molla mai i suoi personaggi) e guarda più all'intimismo del Paul Schrader dello Spacciatore, che nemmeno agli inferi metropolitani di un Abel Ferrara.

    Pur se con qualche immaturità tecnica e qualche "ingenuità" dell'opera prima, Refn sapeva già il fatto suo

    Disseminato da omaggi cinefili (il poster in bella vista di Mad Max in camera di Frank, le foto di scena di Scarface e Taxi Driver appiccicate sullo specchio del bagno, il manifesto francese di L'urlo di Chen Terrorizza anche l'occidente appeso alla porta del bagno, il cartonato delle Iene (Keitel e Buscemi a pistole spianate) in salotto di uno dei debitori di Frank) che dimostrano l'amore incondizionato di Refn per certo cinema, qualcosa che non solo ricorda Mean Streets, ma pure gli esordi di George Miller (Radovan in pelle nera, quel retrogusto di "amatorialità" che e valore aggiunto)

    Alcuni dialoghi, poi, sono da antologia (i volgarissimi discorsi su pratiche sessuali particolari tra Frank e Tonny in macchina) e un atmosfera squallida e degradata si respirano per tutto il film.

    Refn, con mia sorpresa, rifugge la violenza isterica "tarantiniana", scegliendo un approccio più realistico da "real tv", non calcando particolarmente la mano su di essa (anche se rimangono nella memoria: il debitore tossicomane che si spara in bocca col fucile, il pestaggio di Tonny al pub, il tentano taglio delle dita-previo tenaglia-perpetrato da Milo ai danni di Frank, che arriva dritto dritto da Bound-Torbido Inganno, il "raid" di Frank in palestra)

    Interessante, poi, la densa psicologia dei personaggi (bellissimo il personaggio della triste e sconsolata Vic, Frank-che assomiglia vagamente a Tom Sizemore-un perdente dal cuore d'oro-in fondo-che si incasina sempre più fino alle tragiche conseguenze, Tonny e un misto di bimbominkia mal cresciuto, che non prende mai nulla sul serio, sboccato e non propriamente raffinato, Milo, il boss serbo, tanto paziente quanto spietato) e anche i personaggi di contorno hanno il loro peso (il tirapiedi di Milo, Radovan, lo svedese, i poliziotti che interrogano Frank, la bionda tossica e traditrice-che affibbia lievito a Frank al posto della coca-, la madre di Frank)

    Non ho visto ancora nulla di Refn (prima di questo), ma guardando le foto di scena di Drive o Solo Dio Perdona, mi sono venute in mente nei cromatismi ora lividi, ora saturi, degli esterni di Copenaghen con luci al neon, o gli interni dei locali, nella bellissima fotografia di Morten Soborg.

    Da antologia: Frank che improvvisa un rock sul divano di Vic, Vic che si buca in bagno, il finale cupissimo e sospeso, che e un gran pezzo di cinema.

    Di contro c'è un pò di monotonia narrativa (e logorroica) e qualche immaturità tecnica , nonchè una messa in scena piuttosto grezza.

    Chi cerca il solito "gangster movie" ipertrofico e adrenalinico tra mexican standoff e sparatorie "jonwooiane" rimarrà deluso, perchè Refn scava nelle psicologie, negli angoli di vite perdute e senza redenzione, in una vita quotidiana fatta di amori platonici, amicizia, machismo goliardico, menzogna e fughe disperate che non portano da nessuna parte.

    Per me è il Mean Streets degli anni 90 (pur coi suoi difetti) e Refn ha già in nuce tutti i numeri del grande narratore. Pessimo il doppiaggio italiano (ridicoli gli accenti "stranieri" di Milo e Radovan)
    Ultima modifica: 30/01/14 19:46 da Buiomega71
  • Discussione Buiomega71 • 30/01/14 10:57
    Consigliere - 25997 interventi
    CURIOSITà

    Nel salotto di Frank, alle sue spalle, il manifesto di Mad Max



    Nel bagno di Frank sono riconoscibili le foto di scena (sulla destra) di Taxi Driver (in alto) e Scarface (in basso)



    Nel salotto di un debitore di Frank, sulla destra, si riconosce Harvey Keitel (pistola spianata contro Steve Buscemi) nelle Iene



    Sulla porta del bagno di Frank, Bruce Lee in L'urlo di Chen Terrorizza anche l'occidente

    Ultima modifica: 30/01/14 19:45 da Buiomega71
  • Discussione Daniela • 30/01/14 13:17
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    per Buio:
    visto ieri sera. Ho trovato molto interessante il tuo accostamento con Means Streets, bisogna che lo "ripassi" per una conferma, dato che la prima e unica visione risale a troppi anni fa, ma a naso mi sembra assai pertinente.
    Concordo anche in pieno sulla non-tarantinietà (oddio, sembra uno scioglilingua) nella rappresentazione della violenza.

    E ti ringrazio per avermi fatto scacciare un tarlo.
    Avevo già visto Kim Bodnia in Bleeder (sempre nel ruolo del protagonista) e poi in paio di altri film danesi, e la sua mi era da subito sembrata una faccia vagamente familiare. Stessa sensazione ieri sera, ma senza riuscire a focalizzarne il motivo. Ecco a chi assomiglia: Tom Sizemore...
  • Discussione Buiomega71 • 30/01/14 13:32
    Consigliere - 25997 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    per Buio:
    visto ieri sera. Ho trovato molto interessante il tuo accostamento con Means Streets, bisogna che lo "ripassi" per una conferma, dato che la prima e unica visione risale a troppi anni fa, ma a naso mi sembra assai pertinente.
    Concordo anche in pieno sulla non-tarantinietà (oddio, sembra uno scioglilingua) nella rappresentazione della violenza.

    E ti ringrazio per avermi fatto scacciare un tarlo.
    Avevo già visto Kim Bodnia in Bleeder (sempre nel ruolo del protagonista) e poi in paio di altri film danesi, e la sua mi era da subito sembrata una faccia vagamente familiare. Stessa sensazione ieri sera, ma senza riuscire a focalizzarne il motivo. Ecco a chi assomiglia: Tom Sizemore...


    Ottimo Daniela, allora non sono solo mie "congetture astratte" e prettamente personali

    M fà davvero piacere che anche tu abbia avuto le mie stesse sensazioni visionando il film

    Una cosa che ho notato in Refn (e che mi ha colpito molto) e proprio la rappresentazione della violenza, lontana da "tarantinismi" vari, da ipertrofie con mexican standoff (era un mio timore prima della visione) trattandola con un certo realismo da "strada"

    Il personaggio di Frank e un misto di tenera fanciullezza (la scimmia di peluche regalata a Vic, il suo non riuscire a manifestarle l'amore che prova per lei, il non avere con lei rapporti sessuali perchè "fà la troia"), millanteria, di paura, di sfiga, solitudine e ferocia, che lo fa quasi sembrare un looser peckinpahniano (lontano anni luce dalla figura classica dello spacciatore, che in certi film-soprattutto americani- sono fighi e cool)

    Pare quasi, con le dovute proporzioni, un antitesi di Scarface in micro
    Ultima modifica: 30/01/14 19:29 da Buiomega71
  • Discussione Galbo • 30/01/14 15:48
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Queste vostre interessanti dissertazioni mi invogliano ancora di più a vedre il (o i) film
  • Discussione Galbo • 30/01/14 21:01
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Visto stasera e apprezzato. Devo dire che il paragone con Scorsese (Mean streets in particolare) è quantomai pertinente. Mi convince molto di più questo film, grezzo ma in cui si intravede una profonda sincerità di ispirazione, rispetto al molto più patinato (e a mio giudizio più vuoto) Drive, per non parlare del pessimo Solo Dio perdona. Sono curioso a questo punto di vedere gli altri due film della trilogia...
  • Discussione Buiomega71 • 30/01/14 21:04
    Consigliere - 25997 interventi
    Galbo ebbe a dire:
    Visto stasera e apprezzato. Devo dire che il paragone con Scorsese (Mean streets in particolare) è quantomai pertinente. Mi convince molto di più questo film, grezzo ma in cui si intravede una profonda sincerità di ispirazione, rispetto al molto più patinato (e a mio giudizio più vuoto) Drive, per non parlare del pessimo Solo Dio perdona. Sono curioso a questo punto di vedere gli altri due film della trilogia...

    Ottimo, Galbo...In cuor mio sapevo che avresti apprezzato questa imperfetta (ma vitale e appassionata) opera prima
    Ultima modifica: 30/01/14 21:07 da Buiomega71